RdRU. IL PARERE DELLA RETE29APRILE SULLA BOZZA Stampa
Nella riforma dell’università è prevista un’abilitazione nazionale per scegliere tra gli aspiranti professori e le università sono costrette a scegliere solo chi passa attraverso questo filtro. Ma il filtro si è rivelato complicato, basato su criteri bibliometrici, indici di produttività scientifica, quantità di citazioni; un armamentario retorico più che scientifico, proposto dai tecno-burocrati dell’ANVUR. Tutto in apparenza molto funzionale, asettico, come un ambulatorio. Ed ecco che il ministro vuole portare in Consiglio dei Ministri un decreto legge nella versione in bozza di cui ci limiteremo a commentare quelle parti in cui si modifica il meccanismo di reclutamento dei docenti universitari. Già: i “concorsi”. Dopo un anno pare che ci si sia arresi di fronte alle critiche che provenivano da più parti: calcolare la produttività scientifica dei candidati con gli indicatori bibliometrici era troppo complicato e avrebbe esposto le procedure di abilitazione a un’infinità di possibili ricorsi. Quindi niente più abilitazione nazionale, ma concorsi singoli utilizzando nella valutazione gli stessi criteri che dovevano sorreggere quella abilitazione: bibliometria, uso dell’H-Index, impact factor e quant’altro. Il tutto nel nome dell’efficienza e dell’imparzialità del “merito”. Ora, bisogna essere chiari: non abbiamo nulla contro la valutazione, ma siamo contrari a un metodo messo in piedi in maniera autoreferenziale dall’ANVUR che non è un’agenzia “terza”, bensì è emanazione del governo e dei suoi orientamenti. Sarà l’ANVUR a determinare i criteri per la valutazione dei candidati in concorsi che tornano a essere “locali” e non più nazionali: due commissari della sede che bandisce il posto, due professori esterni e uno “straniero” proveniente da un Paese dell’area OCSE. E sarà ancora l’ANVUR a decidere se il candidato promosso risponderà ai criteri che lei stessa ha determinato, con buona pace di quella cosa che, una volta, si chiamava autonomia universitaria. Si potrebbe a questo punto sentirsi tranquillizzati perché in ogni caso un controllo ci sarebbe, anche se ex-post, ma così non è: un criterio bibliometrico può essere facilmente “drogato” o “orientato” per far risultare idoneo tizio o caio e non si può considerare con favore il fatto che l’ANVUR abbia, alla fine, un vero e proprio potere di veto, giacché non solo fa le regole ma pretende di fare anche l’arbitro. Non tranquillizza neanche scrivere nel decreto legge che queste misure resteranno solo fino a tutto il 2014, perché temiamo che, come il solito, il provvisorio diventerà la regola.
(Fonte: rete29aprile 03-06-2012)