IL PREMIO AGLI STUDENTI MIGLIORI Stampa
Il ministro dell'istruzione Francesco Profumo, già rettore del Politecnico di Torino, si è ben presto accorto che il corpaccione della pubblica istruzione è difficile da modificare. In esso, infatti, si è accumulato un così imponente groviglio d’interessi corporativi e sindacali che resiste a ogni assalto. Ha perciò pensato, in attesa di tempi migliori, di dare un modesto segnale di cambiamento, introducendo il criterio che l'impegno degli studenti merita di essere segnalato e, nei limiti delle risorse disponibili, anche premiato, magari con delle borse di studio anche se modeste. Si trattava, ad esempio, di scegliere, alla fine dell’anno, sulla base dei risultati scolastici conseguiti, gli studenti migliori e di segnalarli come tali, in pubbliche cerimonie. Ma, contro questa ipotesi, è subito insorto un partito politico che ha immediatamente sottolineato che queste pratiche accentuano il divario fra gli studenti meritevoli e quelli che «per i più vari motivi» meritevoli non lo sono. Dire chi è stato bravo e indicarlo all'ammirazione (e all'imitazione) dei suoi colleghi studenti è, per il suddetto partito, una decisione antisociale dato che, per questo partito, la meritocrazia può anche essere predicata ma non deve mai essere praticata. Se il partito in questione fosse incaricato di stilare il regolamento del Giro d'Italia esso prevedrebbe il divieto di andare in fuga perché la fuga mette in evidenza, non il valore di chi si è preparato, ma la debolezza di chi ha poco fiato. Per quel partito quindi, se fosse coerente, anche le partite di calcio nelle scuole dovrebbero sempre concludersi con il pareggio per evitare che la squadra perdente si demoralizzi. Non sa, quel partito, che l'impegno a scuola è l'unico motore che consente ai figli degli umili di salire nella scala sociale?
(Fonte: P. Magnaschi, ItaliaOggi 06-06-2012)