UNO SPECIALISTA IN MEDICINA VETERINARIA MANCA NEL COMITATO TECNICO SCIENTIFICO Stampa

L'identificazione della variante Omicron, avvenuta in Botswana e in Sudafrica, sebbene la stessa fosse già presente da diversi giorni nei Paesi Bassi e negli Usa, ha reso ancor più esiguo il numero delle lettere dell'alfabeto greco non ancora utilizzate per designare le varianti di Sars-Cov-2 progressivamente emergenti sulla scena epidemiologica mondiale. E in graduale aumento, al contempo, il numero delle specie animali suscettibili al betacoronavirus responsabile dei Covid-19, come chiaramente testimoniano i casi d'infezione descritti fra i cervi a coda bianca statunitensi e canadesi e, ancor più di recente, quelli segnalati in due esemplari d'ippopotamo (madre e figlia) custoditi all'interno dello zoo di Anversa, in Belgio. In alcuni animali (gatto, cane, cervo a coda bianca) è stata altresì segnalata la presenza di varianti (Alfa, B.1.2, B.1.311 ed altre ancora), verosimilmente acquisite da nostri conspecifici Sars-Cov-2 infetti. Particolarmente degna di attenzione, in proposito, la variante «cluster 5», sviluppatasi oltre un anno fa negli allevamenti di visoni olandesi e danesi e quindi ritrasmessa dai visoni stessi all'uomo. Ciò nonostante, un medico veterinario manca ancora nel Cts, a dispetto dei due anni oramai trascorsi dalla sua istituzione. (F: G. Di Guardo, lettera a CorSera 12.22)