RICERCA. SPESA ACCADEMICA PER RICERCA E SVILUPPO IN ITALIA Stampa

L’entità del finanziamento alla ricerca nel caso dell’università è la cosiddetta HERD (Higher education Expenditure in Research and Development = Spesa accademica per ricerca e sviluppo). Nel grafico viene riportato il rapporto HERD/PIL per le nazioni considerate nel rapporto ICP-UK-2011 (il grafico è ottenuto a partire da questi dati).

 



Il grafico mostra che la spesa accademica in R&D dell’Italia è tra le più basse nel gruppo di confronto. Insomma, rispetto alle nazioni europee del gruppo di confronto, il serbatoio della benzina è semivuoto. Gli Stati Uniti, pur avendo un HERD/PIL simile all’Italia, hanno anche una quota molto maggiore di ricerca e sviluppo svolti al di fuori delle mura dell’accademia. Per l’istruzione universitaria vale un discorso analogo. La bassa percentuale di laureati (l’Italia è 34-esima su 36 nazioni nella fascia 25-34 anni secondo l’OCSE) dipende più da una scarsa spesa in formazione universitaria rapportata al PIL (31-esima su 34 nazioni) che da una presunta inefficienza del sistema (la spesa cumulativa per studente è inferiore al 75% della media OCSE). In conclusione, le normalizzazioni dell’output scientifico (articoli o citazioni) in base al PIL o alla popolazione facilitano comparazioni tra nazioni che differiscono per popolazione e/o ricchezza. Va da sé che una volta adottata una certa normalizzazione per i dati di output, si debba adottare la medesima normalizzazione anche per quelli di input. In tal caso, le misure di produttività (efficienza) sono insensibili alle normalizzazioni. L’Italia produce in assoluto una quantità di ricerca tutt’altro che trascurabile (è ottava a livello mondiale), ma se si normalizza si vede che, a parità di popolazione e di ricchezza, sarebbe lecito attendersi maggiore innovazione scientifica (output). Tuttavia, i dati mostrano chiaramente che ciò non può essere ascritto a una scarsa produttività scientifica (efficienza), ma piuttosto che le risorse destinate allo scopo (input) sono al di sotto di quelle che sarebbe giusto attendersi a parità di popolazione e ricchezza.
(Fonte: G. De Nicolao, roars 15-05-2012)