GLI STUDENTI CONTINUANO A RITARDARE IL MOMENTO DELLA SCELTA UNIVERSITARIA Stampa

A dirlo è un'indagine che il Consorzio interuniversitario Cisia ha realizzato su una platea di 100mila partecipanti a un Tolc nel 2020 e che sarà presentata integralmente a ottobre. Da una sintesi realizzata ad hoc per Il Sole 24 Ore del Lunedì emerge che il 73% del campione ha deciso il corso di studi solo in quinta superiore o addirittura dopo la maturità. E più di uno su quattro (il 28%) ha confessato di averlo fatto solo all'ultimo momento utile. Numeri più che sufficienti, in un Paese che abbina il penultimo posto europeo per laureati nella fascia 30-34anni a un tasso di abbandoni universitari ancora a due cifre, a riaccendere i fari sul tema dell'orientamento. In attesa della riforma e dei fondi aggiuntivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Un altro campanello d'allarme suona se si passa a scandagliare chi sono stati i loro principali "influencer" quando si è trattato di individuare la facoltà giusta. In testa troviamo infatti i genitori (per la verità, più le madri che i padri), davanti agli amici. E solo in terza posizione, con il 18%, arrivano i docenti delle scuole. Una quota che sale al 33% se c'è di mezzo l'iscrizione a un corso Stem. Non può sorprendere, quindi, che il 12% degli interpellati, alla fine del primo semestre, sia già deluso della propria decisione. Tanto più che saliamo al 25% se restringiamo l'analisi agli studenti rimasti fuori da una graduatoria a numero chiuso e al 28% se ci limitiamo a esaminare chi avrebbe voluto iscriversi a un corso diverso ma non lo ha fatto. (F: E. Bruno ,IlSole24Ore 22.07.21