LE IMMATRICOLAZIONI ALL'UNIVERSITÀ IN PIENA PANDEMIA SONO CRESCIUTE DEL 4,4 PER CENTO Stampa

Sono sette stagioni, ormai, che i neoiscritti aumentano e il tasso di immatricolazione dei diciannovenni è tornato a quota 56,8 per cento, che poi è quello registrato tra il 2004 e il 2006, undici punti sopra il minimo del 2012-13. L'aspetto confortante, che si era già avvistato ma adesso il Censis lo mostra con la forza delle serie storiche, è che la crisi del 2008 è ormai cosa lontana. Aveva lasciato cicatrici anche sul sistema accademico. Soprattutto, qui non si è sentita la crisi della pandemia universale: la chiusura temporanea delle frontiere e la paura dei trasferimenti hanno agevolato l'iscrizione all'ateneo più vicino (e comunque nazionale). E l'università italiana osserva crescere la sua capacità attrattiva su chi oggi ha 19 anni e sta uscendo dall'ultimo ciclo scolastico. La classifica CENSIS, da vent'anni disponibile, dice che, anche grazie alle misure di welfare avviate sotto il Governo Conte e il Ministero Manfredi, le iscrizioni al primo anno accademico nella stagione appena conclusa - un 2020-2021 vissuto in piena pandemia - sono cresciute del 4,4 per cento. Scongiurata la paura del 2020-2021 pandemico: il tasso di iscrizione (56,8 per cento) torna ai livelli di inizio millennio. Bologna, Padova e Sapienza le prime tra i mega atenei. Nei grandi guida Perugia ed exploit di Salerno. Trento (medi), Camerino (piccoli) e Bolzano (non statali) hanno il punteggio più alto. La scelta universitaria è sempre più delle giovani donne. Nel 2020, a fronte di un tasso di immatricolazione maschile pari al 48,5 per cento, quello femminile è stato del 65,7 per cento. Le iscritte sono di più e crescono di più. Sotto il profilo territoriale, le matricole sono aumentate soprattutto nelle regioni del Centro (+7,7 per cento) e del Sud (+5 per cento). Nel Nord-Ovest la crescita è del 2 per cento. La maggioranza dei neoiscritti (34%) è nell'area economica-giuridica-sociale, il 29.9% in un corso STEM, il 19,8% in area artistica-letteraria-insegnamento, idem a Medicina, il 16,3% ad Agraria o Veterinaria. (F: C. Zunino, La Repubblica 17.07.21)