VALUTAZIONE AL RISPARMIO E OPACA Stampa

La scelta esercitabile in via telematica prevedeva che l'avente diritto a rientrare nelle liste dei valutatori cui i GEV avrebbero potuto chiedere di valutare i prodotti della VQR, si dichiarasse pronto a valutare fino a 50 prodotti in modo completamente gratuito, oppure acconsentisse a farlo solo in cambio di (una non meglio specificata) retribuzione.
Quel che conta in questo processo di valutazione al risparmio, che pretende di valutare l'eccellenza a costo zero, è consentire ai capi della burocrazia anvuriana di farsi belli, mostrando che la costosa macchina della valutazione sa risparmiare su quanto non dovrebbe essere oggetto di risparmio, facendolo proprio sul fondamentale atto tecnico della valutazione. Proprio dove un'adeguata retribuzione servirebbe anche a garantire la qualità e la serietà delle valutazioni operate, e dove un meccanismo come quello escogitato nei fatti da ANVUR (chiedere formalmente al futuro valutatore se è disposto a valutare dietro compenso, o non, e poi nei fatti affidare la valutazione solo agli esperti dichiaratisi disposti a valutare gratis fino a 50 prodotti di ricerca, così mettendo in scena un ridicolo gioco delle tre carte) si commenta da solo. Rispecchiando fedelmente la serietà dell'intero processo di valutazione sulla cui base continueranno ad essere distribuite in Italia le eccellenti prebende dei dipartimenti dei "migliori".
Inoltre in nome di una regoletta inserita in un D.P.R. del 2011 si continua a stendere un velo istituzionalmente (im)pietoso sull'operato delle commissioni di valutazione allo scoccare dei 4 mesi dalla prima pubblicazione dei giudizi. Valutare come si dovrebbe la qualità della ricerca costa tempo e fatica e non può non avere un costo. E chi valuta con scrupolo e rigore, terminato il suo lavoro, dovrebbe potersi dire orgoglioso che il frutto del suo impegno, svolto in scienza e coscienza, sia reso conoscibile alla comunità scientifica (pur se col filtro dell'anonimato). (F: Red.ne Roars 28.06.21 e 05.07.21)