RICERCA. PROGETTI DI ECCELLENZA. INTERVISTA AD ANTONIO IAVARONE Stampa
Antonio Iavarone, docente di patologia e neurologia alla Columbia University di New York, è uno dei venti membri della task force di cervelli che lavorerà insieme al Governo per favorire la circolazione della conoscenza e per mettere in rete i ricercatori italiani che da qualche tempo lavorano con successo all’estero con le strutture di ricerca del nostro paese. Quali sono stati i principali errori delle riforme passate? «Tutti i programmi finora lanciati, persino il programma "Ritorno dei cervelli" per facilitare il ritorno dei ricercatori italiani all'estero e per incoraggiare quelli stranieri a lavorare in Italia, sono stati un fallimento. Il motivo è che tutte le iniziative dei governi che si sono succeduti, di qualsiasi orientamento politico fossero, non si sono mai rivolte agli scienziati internazionali più validi, spesso si è trattato di pure operazioni pubblicitarie. Ci vuole meno burocrazia e più attenzione al merito». Cosa propone? «L’Italia non attrae le migliori menti, come non attrae investimenti industriali; all’estero non viene vista come uno dei migliori posti dove lavorare. La rotta si può invertire solo mettendo in campo progetti di eccellenza, penso a 35 centri di punta tra il nord e il sud. Dobbiamo individuare su quali settori investire, per la nostra storia, per i risultati raggiunti e puntare a sviluppare al massimo il potenziale». Forse uno dei limiti è che non sappiamo esattamente neanche su quali asset economici puntare?  «Si, forse anche questo. Ma la ricerca di per sé è un asset. Nel mio campo per esempio, la ricerca sul cancro, essere un polo di riferimento internazionale significa mettere in moto una filiera con ricadute economiche sul territorio.». Ma i tempi non sono certo i migliori per trovare i soldi da investire. «Nel trasferimento di fondi per la ricerca dalla comunità europea, l’Italia paga una quota di compartecipazione comunitaria che è il doppio di quanto riesce a riprendere indietro come finanziamento ai programmi. Le risorse ci sarebbero, dunque. Inoltre, quando riesci a realizzare una fucina di cervelli attrai risorse attraverso l’eccellenza dei progetti».
(Fonte: P. Jadeluca, repubblica.it 24-04-2012)