VALUTAZIONE. IMPACT FACTOR Stampa
Il disegno complessivo della riforma Gelmini dell’università è ambizioso e demiurgico: fare delle università degli enti produttori di didattica e ricerca con criteri economicistici di efficienza. La prima osservazione è che la produzione di cultura (non solo umanistica) non si presta a misurazioni quantitative precise, e ancor meno a valutazioni in termini di costi/rendimenti, almeno immediati. Come esempio, si può richiamare il tentativo di “meccanizzare” le valutazioni sulla produzione scientifica dei candidati, mediante l’applicazione dell’impact factor, che è appunto un indice numerico quali/quantitativo. Tale indice non può però essere esaustivo, infatti, “La valutazione dell’impact factor non è una semplice operazione aritmetica, ma presuppone un momento di discrezionalità della Commissione. L’indice d’impatto, infatti, deve essere considerato un elemento di giudizio sulla qualità complessiva della rivista più che sull’originalità scientifica dei singoli articoli che in essa sono pubblicati, che invece devono essere valutati anche sotto gli ulteriori profili previsti dall’art. 4, D.P.R. n. 117 del 2000, al fine di evidenziare la complessiva maturità scientifica del candidato” (TAR Lazio, sez. III, n. 8466/2011).
(Fonte: D. Sammartino, leggioggi.it 15-04-2012)