VALUTAZIONE. LIMITI DEL SISTEMA MEDIANTE IMPACT FACTOR Stampa
Se i problemi relativi alla definizione degli indici per valutare la ricerca sono piuttosto complessi, e per certi versi insoluti (e forse insolubili in maniera completamente soddisfacente), una discussione non meno importante è quella relativa a chi valuta l’importanza delle riviste e delle conferenze, e stabilisce di conseguenza il valore dell’indice d’importanza delle stesse, ovvero l’Impact Factor (IF). Purtroppo tale indice è stabilito non da un’organizzazione indipendente, bensì da una società privata attiva nel settore dell’informazione, la Thomson-Reuter. Quest’organizzazione pubblica annualmente il Journal of Citation Report (JCR), contenente il numero di citazioni di un elevato numero di riviste delle tante discipline scientifiche esistenti, dati a partire dai quali viene valutato l’IF. L’IF è calcolato mediante il rapporto tra tutte le citazioni ottenute dalla rivista in un dato anno a partire da articoli pubblicati nel biennio precedente, diviso il numero totale di articoli pubblicati dalla rivista esaminata in tale biennio. Tra i limiti evidenziati da molti autori (è importante sottolineare che la stessa Thomson-Reuter sconsiglia l’uso dell’IF come parametro unico per giudicare il valore delle pubblicazioni di un ricercatore) vi sono sicuramente quelli che riguardano l’inserimento o meno nel JCR di alcune riviste piuttosto che altre, e quelli legati all’impossibilità di mettere insieme riviste settorialmente differenti considerandole tutte con un indice non pesato, oltre che sulla difficoltà di valutazione dei settori di ciascuna rivista (le ricerche spesso e volentieri sono difficilmente circoscrivibili in un solo settore). Oltre a questi limiti e alle conseguenti critiche, bisogna aggiungere che la valutazione di un lavoro su parametri legati alle citazioni non corrisponde automaticamente (e spesso nemmeno proporzionalmente) alla qualità e valore del lavoro, in quanto i lavori citati sono molto spesso quelli degli autori più noti, e in certi casi si assiste a un vero e proprio “scambio di cortesie” provvedendo a citare colleghi che a loro volta citeranno, oppure addirittura situazioni nelle quali in fase di peer review (seppure anonima) sono segnalate mancanze nelle citazioni riguardo ai lavori di questa o quella Università/Istituto, segnalazioni che sono in molti casi facilmente riconducibili ai lavori di una determinata cerchia di autori alla quale appartiene il revisore anonimo. Un ulteriore punto da evidenziare consiste nel livello di fama di un autore nel panorama scientifico internazionale, in quanto al giorno d’oggi l’aumento esponenziale delle pubblicazioni porta con sé un’enormità di materiale che ogni ricercatore dovrebbe leggere (cosa impossibile, nemmeno se fosse l’unica occupazione del ricercatore) per essere a conoscenza di ogni dettaglio di quanto pubblicato nel proprio campo di interesse, pertanto ogni autore avrà la tendenza a leggere principalmente i lavori dei gruppi più prestigiosi e conosciuti favorendo le loro citazioni e tralasciando lavori simili ma meno visibili, pertanto l’aumento di citazioni di un autore potrà essere influenzato anche da questi fattori.
(Fonte: S. Serra, appuntidigitali.it 22-04-2012)