VALUTAZIONE. I RANKING E LA SCELTA DEGLI STUDENTI Stampa
Occorre costruire un sistema di ranking delle università sulla base del fatto che le università migliori attraggono gli studenti migliori. Solo così lo studente è realmente al centro. Lo Stato dovrebbe rendere pubblici e fruibili i ranking della qualità complessiva dei corsi di studio. Lo scopo è far sapere a chi ha intenzione di fare ingegneria che a Torino avrà una qualità nettamente superiore a quella di chi la farà a Messina. Il figlio povero dell’operaio di Trapani portato per lo studio potrà fare ingegneria a Torino? Attualmente, di diritto, sì, ma non di fatto. Invece, nei grandi sistemi in cui le università possono scegliere i più bravi, esse hanno anche i migliori mezzi per prendersi i più bravi «senza mezzi». Harvard aveva i soldi per dare una borsa di studio a quello studente squattrinato, ma con grandi qualità, che era Bill Clinton. Manca Il coraggio di fare le classifiche della qualità, e i mezzi per garantire ai meritevoli senza mezzi di fare bene dove possono effettivamente farlo. Poi non dovremmo distinguere per università: troppo generico, ma per facoltà e corso di laurea. In Italia non abbiamo Oxford e Cambridge, che sono eccellenti in tutto. Il problema della nostra didattica – ma sto parlando anche della ricerca – è che abbiamo l’eccellenza distribuita, solo più concentrata nei grandi atenei generalisti. Quindi i ranking da noi dovrebbero essere fatti per struttura didattica, non per università. La cosa da fare subito sarebbe elaborare un piano con relative scadenze che ci porti nell’arco di 5-7 anni a funzionare come funzionano i sistemi virtuosi.
(Fonte: G. Capano, il sussidiario.net 17-04-2012)