IL DISEGNO DI LEGGE 2285 SUL DOTTORATO E I RICERCATORI Stampa

Il disegno di legge 2285, di iniziativa parlamentare, intende dare maggiore peso al titolo di dottore di ricerca nel mondo del lavoro, ma soprattutto riformare i meccanismi di reclutamento dei ricercatori delle università e degli enti pubblici di ricerca.
Oltre a facilitare la mobilità di studenti, docenti, ricercatori tra atenei, tra università ed enti di ricerca, in Italia e all'estero. Si tratta del primo intervento su questi temi dopo la legge 30 dicembre 2010, n. 240, parte della riforma del sistema scolastico e universitario attuata dal quarto governo Berlusconi con la ministra Mariastella Gelmini.
Il disegno di legge si propone di disciplinare le borse post laurea, modificare alcuni aspetti della disciplina relativa agli assegni di ricerca, ma soprattutto quella relativa ai contratti per i ricercatori universitari a tempo determinato, riconducendo a unità le due tipologie di contratto attualmente previste (tipo A e tipo B) e introducendo anche nel sistema italiano il meccanismo del cosiddetto tenure track, un contratto a tempo determinato della durata di sette anni non rinnovabile.
Prevede inoltre di introdurre un contratto simile per ricercatori e tecnologi a tempo determinato degli enti pubblici di ricerca, nonché un meccanismo di mobilità, riguardante ricercatori titolari di contratti a tempo determinato, fra università ed enti pubblici di ricerca. «Dare chiarezza nel percorso e reali possibilità ai giovani è l'aspetto più urgente su cui lavorare» spiega la ministra dell'UR Messa.
La ministra sottolinea anche che, nel riorganizzare le carriere dei ricercatori è fondamentale dare maggiore rilievo al personale tecnico e amministrativo di atenei ed enti di ricerca «riconoscendone la professionalità e la competenza, anche e soprattutto sotto il profilo della retribuzione. L'aspetto manageriale per la gestione delle infrastrutture, per garantire il necessario e qualificato supporto ai ricercatori, non può continuare a essere considerato di secondo piano». La speranza è che questo incida sul carico di lavoro burocratico che grava sulle spalle di tutti gli universitari e i ricercatori, costretti a sottrarre buona parte del tempo che dovrebbe essere dedicato alla ricerca per compiti di tipo amministrativo. (F: C. Pulcinelli, scienzainrete 30.07.21)