RECLUTAMENTO. DLGS 437. LE “POLITICHE DI RECLUTAMENTO”: TRA NUOVE RESTRIZIONI E CONTROLLI ESTERNI Stampa

Il CUN è stato invitato il 14 marzo in audizione presso la VII Commissione della Camera dei Deputati sullo “Schema di decreto legislativo per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche di bilancio e di reclutamento degli Atenei” (Atto del Governo n. 437).
Nel testo dell’audizione riferito all’Atto 437 (http://www.cun.it/media/115820/do_2012_03_15.pdf) il CUN, tra l’altro, osserva come lo Schema di decreto legislativo 437 rechi in sé le tracce di una politica i cui effetti possono definirsi di “contenimento e/o ridimensionamento” del sistema universitario pubblico. Fra i tanti indici rivelatori di un siffatto orientamento, merita di essere menzionata, innanzi tutto, la circostanza che lo schema di decreto riformuli l’indicatore delle spese del personale sulle entrate annue e consenta agli atenei più “virtuosi”, che presentano un valore inferiore al 70% di tale indicatore, di procedere all’investimento in reclutamenti fino al 50% del turnover con aggiustamenti incrementali successivi. Gli atenei che presentano un valore superiore al 70% e inferiori all’80% (nuovo valore soglia), vale a dire la grande maggioranza, potranno investire quote minori del turnover (intorno al 25%), mentre è concessa una soluzione del 10% agli atenei con l’indicatore oltre l’80%, ma con una posizione debitoria complessiva soddisfacente. L’assioma che ne risulta può essere sintetizzato in: “Meno risorse uguale meno reclutamenti, con spinta verso la ricerca di più fondi da tasse e contributi”. E’ questa una linea progettuale che sembra dimenticare il fatto che l’FFO 2012 è programmato in severa discesa a 7.083 milioni di euro, l’FFO 2013 a 6.645 e l’FFO 2014 a 6.595 fermandosi alla soglia dell’ammontare pressoché eguale fra stanziamento statale e livello complessivo delle spese fisse per stipendi nelle università.
Nel complesso delle scelte espresse in proposito, si può dunque dire che il decreto scelga il passato come base prevalente di riferimento, in quanto dimensiona possibili politiche di reclutamento sui comportamenti pregressi (di spesa e di tasse), anziché fondarsi su indicazioni progettuali pro futuro. Soprattutto, è un provvedimento che, oltre a scegliere una politica di consolidamento dell’esistente più che di innovazione, affida la qualificazione della spesa al sistema dei controlli da parte di MiUR e Mef più che a incentivi all’autocontrollo.
(Fonte: Audizione del CUN presso la VII Commissione della Camera dei Deputati, 15-03-2012)