STIPENDI DEI DOCENTI. UNA COMPARAZIONE SBAGLIATA Stampa

In base a una ricerca di alcuni studiosi internazionali i docenti universitari italiani (nelle tre fasce dei ricercatori, associati e ordinari) avrebbero gli stipendi più alti del mondo, dopo di quelli del Canada e del Sud Africa. È quanto risulterebbe dalla ricerca di P. J. Altbach et al. “Paying the Professorate. A Global Comparison of Compensation and Contracts”: La notizia è stata ripresa da “La Repubblica” il 3 marzo e inserita nel sito del Governo Italiano. Già qualche anno fa R. Perotti, nel suo volume “L’università truccata” (Einaudi 2008, p. 44), annoverava tra i miti da abbattere quello dei bassi salari dei professori universitari italiani. E gli facevano eco A. Alesina e F. Giavazzi che – riprendendone gli argomenti in “Goodbye Europa. Cronache di un declino economico e politico” (BUR Milano 2008, p. 98) – rincaravano la dose. Era il là per l’ennesima campagna di denigrazione dell’università che portava “Il Giornale” a titolare a caratteri cubitali che gli universitari italiani guadagnano 10mila euro al mese e lavorano solo 3 ore al giorno.
Nella ricerca in via di pubblicazione v’è di nuovo che sono stati inclusi i salari dei docenti universitari italiani, comparati con quelli di altri 27 paesi del mondo. Ebbene, lo stipendio medio di un ordinario ammonterebbe, secondo questo studio a ben 9.118 $, a parità di potere di acquisto (PPP – in modo da renderli comparabili tra le varie nazioni). Da ciò risulterebbe che i professori ordinari italiani sarebbero i migliori pagati al mondo dopo il Canada (con 9.485) e il Sud Africa (con 9.330). Non si capisce invece a cosa fanno riferimento i dati riportati da “La Repubblica”: se, infatti, lo stipendio medio di un ordinario fosse di euro 4.345 (netto) e 7423 (lordo – cifre peraltro esatte), non saremmo più al secondo posto (o terzo), ma scenderemmo di parecchio, venendo superati per il lordo da USA, UK, Sud Africa, Arabia Saudita, Malesia, India, Canada e Australia. E non parliamo se invece consideriamo il netto! Per cui il titolo gridato da “La Repubblica” (“Secondi al mondo, dopo il Canada”) non sarebbe più vero. Quest’articolo pare l’ennesimo tassello della denigrazione sistematica che il sistema universitario italiano subisce da qualche anno a questa parte. All’articolista poco interessa che le retribuzioni dei docenti italiani siano bloccate fino a tutto il 2014. Che il salario di ingresso di un ricercatore non sia di 1800 euro (eventualmente lordi) ma di circa 1600 (sempre lordi). Che l’anzianità massima raggiungibile, che l’articolista utilizza per calcolare una opinabilissima "media" degli stipendi, sia del tutto teorica, presupponendo un’età di entrata in ruolo irreale in un sistema come il nostro dove non si viene reclutati prima dei 36 anni. Che i nostri ricercatori più giovani, con decenni di precariato alle spalle, debbano sperare di non andare in pensione troppo presto. Che la tassazione sul lavoro sia tra le più alte d’Europa.
(Fonti: F. Coniglione, www.roars.it 02-04-2012; www.flcgil.it 04-04-2012; per la tabella che segue STIPENDI EURO-MESE www.eui.eu/)