UN FOCUS SUL RAPPORTO TRA MERCATO DEL LAVORO E RIFORMA DEL "3+2" Stampa
Il trend di crescita delle immatricolazioni – dovuto anche all'effetto novità, alle "trasmigrazioni" di studenti del vecchio ordinamento o a convenzioni con categorie professionali – ha subìto un’involuzione. Dall'anno accademico 2008-2009 gli iscritti per la prima volta al sistema universitario sono scesi sotto i 300mila, numero basso e poco confortante se paragonato ai 330mila dei primi anni Duemila o al picco dei 370mila degli anni Novanta. Al netto delle tendenze demografiche, il rapporto tra 19enni e immatricolati era 45% nel 2000, è salito a 56% nel 2003 per scendere a 47% nel 2009.  Perché? «Il fenomeno è complesso – spiega l'economista Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli –. C'è meno appeal nel sistema universitario anche perché ormai il valore delle retribuzioni con i semplici diplomati si è molto assottigliato. In molte famiglie si pensa: perché faticare (e spendere) di più se poi arrivo a guadagnare quasi lo stesso di chi cerca lavoro subito dopo l'esame di maturità?». In buona sostanza: per i laureati con il "3+2" c'è stata maggiore occupazione, ma più "precaria" rispetto ai vecchi laureati e con un minor vantaggio salariale. «Eppure prendere la laurea conviene ancora – incalza Gavosto –: l'investimento si valuta sull'arco dell'intera vita professionale. Il vantaggio dei laureati crescerà. E il ritardo italiano in capitale umano è ancora così grande che non c'è rischio di overdeucation». Va aggiunto, però, che le imprese hanno "difficoltà" a distinguere tra i diversi tipi di laurea: «Triennale o specialistica poco importa ai fini dell'assunzione per molte aziende – precisa Gavosto –; contano di più, per intenderci, la conoscenza dell'inglese e la capacità di lavorare in team». Oggi la media europea della percentuale dei laureati nella fascia 25-34 anni è del 32%, l'Italia è ferma al 19%, anche se l'obiettivo è di raggiungere il 40% entro il 2020. Vero è che con il vecchio ordinamento, oltre che meno laureati, si avevano alti tassi di abbandono. Si otteneva il "pezzo di carta" a 28,4 anni di media; ora si è scesi a 26 (per il primo livello) e a 27,1 (per il secondo). Nel 2000 i laureati sono stati 161mila; nel 2010 erano 208mila, corrispondenti a 289mila lauree (incluse quelle magistrali).
(Fonte: Il Sole24Ore 24-01-2012)