LA MISSIONE DELL’ANVUR: DISEGNARE UNA CARTOGRAFIA DIPARTIMENTALE Stampa
Il principio che sorregge l’azione dell’ANVUR, certo non per deliberazione dei membri, ma per il disegno politico sotteso alla costituzione ultimativa dell’Agenzia, è quello, né reso esplicito né discusso, della responsabilità collettiva (potremmo dire anche, con dizionario corporate: del “talento collettivo”). L’Agenzia corrisponde a orientamenti “sistemici” (o di management aziendale) che solo oggi tendono a divenire trasparenti (la citazione è da Francesco Profumo): sua missione non è quella di accompagnare il merito all’interno delle università, piuttosto disegnare una cartografia dipartimentale che preluda a dismissioni. “Quando la valutazione sarà conclusa”, afferma in un’eloquente quanto pugnace intervista a Repubblica (*) Sergio Benedetto, ingegnere elettronico, responsabile del processo di valutazione, “avremo la distinzione tra researching universities e teaching universities. Ad alcune si potrà dire: tu fai solo il corso di laurea triennale. E qualche sede dovrà essere chiusa”. Il corso di studi, l’innovatività delle ricerche, l’indipendenza e la chiara fama con cui si è costruita una carriera accademica non hanno alcun ruolo: tendono anzi ad averne sempre meno. Docenti e ricercatori delle più giovani generazioni si troveranno a trasferire al Dipartimento gli eventuali vantaggi procurati da competenza e dedizione (quando mai, infatti, potranno decidere sovranamente quali cattedre attivare, o quali candidati scegliere?); o a pagare per negligenze non proprie. Saranno comunque favoriti o discriminati ex ante in base alla scelta professionale, non a performance individuali. L’appartenenza a questo o quel Dipartimento appare oggi circostanza decisiva per le sorti di una carriera o di un progetto di ricerca: eppure è circostanza quantomai casuale. Può dipendere da stanzialità accademica dell’ex-studente, oggi ricercatore (divenuto tale dopo essere stati studente e borsista dell’istituto) o nomadismo dell’idoneo (ci si trova a insegnare dove si è stati chiamati in seguito al conseguimento di un giudizio d’idoneità).
(Fonte: http://micheledantini.micheledantini.com 05-02-2012)