LA CRESCITA DELLA PRODUZIONE SCIENTIFICA ITALIANA È STATA DAL 2001 SUPERIORE ALLA MEDIA MONDIALE. TUTTAVIA I RISULTATI NON SI RIFLETTONO SUL RANKING DEI NOSTRI ATENEI Stampa

In termini di articoli pubblicati e di impatto scientifico (dati Scival Scopus) delle pubblicazioni in tutte le discipline, nel periodo 2001-2018, la crescita della produzione scientifica italiana è stata superiore alla media mondiale. L'Italia ha visto aumentare progressivamente la propria quota di pubblicazioni che, nel biennio 2017-2018, si attesta al 3,8 per cento dell'intera produzione mondiale oggetto di valutazione, mantenendosi in linea con quanto registrato nei precedenti bienni (3,7 per cento nel 2013-2014 e 3,9 per cento nel 2015-2016). Nello stesso periodo, i paesi europei che potremmo considerare come "concorrenti" nell'ambito della ricerca scientifica e che godono in questo campo di maggior prestigio internazionale (quali Francia, Germania e Regno Unito) hanno sostanzialmente mantenuto le loro quote, seppur con un trend leggermente calante nel tempo: la Francia passa dal 4,1 per cento del 2015-2016 al 3,9 del 2017-2018, la Germania passa dal 6 per cento al 5,8, mentre il Regno Unito mantiene stabile da un biennio all'altro la propria quota, pari al 6,9 per cento). Nel periodo 2017-2018 un'ottima prestazione viene registrata in Italia dalle scienze agrarie e veterinarie, le quali raggiungono livelli superiori al dato complessivo nazionale (Fwci=1,47): la precedono solo i Paesi Bassi e Svizzera, Svezia e Regno Unito. Il dato è probabilmente legato alla interconnessione tra ricerca e filiera produttiva italiana dell'agro-alimentare, ivi inclusi gli aspetti di sicurezza nel campo dell'alimentazione e dei controlli di sicurezza, ad esempio degli allevamenti. Anche nelle scienze della salute l'Italia si posiziona tra i migliori paesi, con un Fwci medio di 1,61 (nel biennio 2017-2018), superiore a quello di Francia e Germania e persino degli Stati Uniti (1,40).
L'Italia è dunque saldamente attestata in una posizione preminente in Europa e nel mondo rispetto alla sua produzione scientifica, sia come presenza di articoli scientifici nei principali database internazionali, sia in termini di impatto citazionale. Non altrettanto confortante è, invece, il dato relativo alla collocazione internazionale degli atenei italiani quando si guardano le graduatorie preparate da agenzie di assoluto prestigio. Molte sono redatte annualmente, puntualmente riprese dagli organi di stampa, e sempre di più attraggono l'attenzione non solo degli addetti ai lavori ma anche quella dei fruitori primi dell'offerta formativa: gli studenti e le loro famiglie. I ranking internazionali mostrano risultati deludenti per le università italiane, che compaiono tipicamente intorno od oltre la 150esima posizione. Si tratta quindi di uno strano paradosso, dove la qualità della ricerca – che spinge in alto il posizionamento del paese – non sembra riflettersi in modo equivalente sul piazzamento delle università, che pure rappresentano i centri di ricerca più importanti di quello stesso paese. (F: D. Checchi, P. Miccoli e A. F. Uricchio, lavoce.info 13.07.20)