«DALLA SCIENZA UNA LEZIONE DI UMILTÀ». INTERVISTA A FABIOLA GIANNOTTI Stampa

Prima direttrice donna del CERN, il più importante centro di ricerca al mondo per lo studio dei componenti della materia di cui l'universo e noi stessi siamo costituiti, per lei hanno in sostanza cambiato le regole: visto che lo statuto del centro non prevedeva la riconferma, le hanno dato un secondo mandato che partirà il prossimo anno. Con l'esperimento Atlas, dove ha guidato 3 mila ricercatori di 28 nazioni diverse, ha «catturato» il bosone di Higgs.
La scienza in questo particolare momento storico, nonostante la diffusione virale di false verità, sembra avere raccolto un consenso anche in Paesi storicamente inclini all'anti-scienza. Anche la politica ha riconosciuto il primato della scienza nell'emergenza pandemica. Cosa potremmo fare per capitalizzare questo vantaggio?
«La crisi ha ridato alla scienza un ruolo di primo piano. I governi si avvalgono dei consigli di comitati scientifici e i cittadini si interessano all'opinione di virologi, epidemiologi, immunologi e altri scienziati. Questo approccio dovrebbe essere la normalità anche in assenza di crisi. La scienza non deve essere invocata solo quando ci sono emergenze, dovrebbe essere una delle voci che i governi ascoltano ogniqualvolta devono prendere decisioni in campi in cui le conoscenze scientifiche sono rilevanti. Sostenere finanziariamente la ricerca scientifica in tutti i campi, e rendere perenne il supporto di comitati scientifici ai governi, sono elementi cruciali per evitare crisi future».
«La ricerca scientifica è uno dei fondamenti del progresso, e quindi dell'economia e dello sviluppo sostenibile della società. Senza le conoscenze che vengono dalla ricerca scientifica il progresso prima o poi stagna. E la storia ci insegna che spesso le grandi svolte vengono proprio dalla ricerca di base. L'elettronica moderna non esisterebbe senza la conoscenza della meccanica quantistica e i Gps non funzionerebbero senza la conoscenza della relatività. Queste scoperte sono rivoluzionarie e possono cambiare il corso dell'umanità. Spesso però ci vogliono decenni fra lo sviluppo di una nuova idea e la sua fruizione quotidiana. La scienza richiede tempo e investimenti continui, non si può sostenerla una tantum».
«Il CERN promuove l'open science, la scienza aperta a tutti, sin dai tempi della sua nascita nel 1953. Infatti, la Convenzione che stabilisce la fondazione del CERN, ratificata dai Paesi fondatori (tra cui l'Italia) in quell'anno, sancisce che i risultati che il nostro centro di ricerca produce devono essere disponibili a tutti. La nostra Convenzione quindi promuoveva l'open science ante litteram più di 65 anni fa! Sulla base di questo principio, il Web, che fu sviluppato al CERN nel 1989 da Tim Berners-Lee e collaboratori, è stato reso disponibile a tutti gratuitamente. La open science è quindi nel Dna del CERN. La condivisione aperta dell'informazione, dei dati, delle tecnologie e delle competenze è uno strumento importante per far progredire la scienza stessa e le conoscenze dell'umanità, per contribuire a risolvere i problemi della società e per ridurre il divario fra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo».
Esiste una lezione che il mondo delle particelle subatomiche può fornire alla vita di tutti i giorni e alla società moderna?
«Una lezione di umiltà. Ricchi o poveri, potenti o deboli, siamo tutti fatti degli stessi atomi e gli atomi sono tutti fatti delle stesse particelle elementari, gli elettroni e i quark. La natura è democratica, e il virus ne è un esempio». (F. M. Sideri, Corriere Innovazione 05.2020)