RICERCA. L’INVESTIMENTO PAGA Stampa
Investire in ricerca paga e il nostro Paese ha una materia prima rara altrove: il cervello. Non sembra però che «brilli» quello dei nostri politici quando si parla di ricerca scientifica. E non da oggi. La recente indagine dell’Istat ha ancora una volta sottolineato un aspetto preoccupante: l’impoverimento delle regioni del Sud, che vedono i loro laureati più brillanti migrare al Nord. O all’estero. Una strategia a dir poco fallimentare. L’Italia, infatti, impegna risorse pubbliche per la formazione scolastica e universitaria dei giovani per poi cedere generosamente i migliori ad altri Paesi, dove produrranno ricchezza attraverso le loro scoperte. Uno studente che completa il suo percorso di studio con il dottorato costa allo Stato italiano circa 500 mila euro, mentre non costa nemmeno un euro ai Paesi che, con politiche di sviluppo intelligenti e lungimiranti, fanno di tutto per valorizzarlo. Il problema è politico: continuiamo a essere il fanalino di coda nel mondo industrializzato con un misero 0,9% del prodotto interno lordo destinato a progetti di ricerca. E non si può continuare a dire che, però, gli italiani pubblicano molto nonostante i pochi fondi. Magra consolazione. La speranza è che il governo dei professori dimostri di avere nella cosiddetta fase due una strategia concreta per la ricerca italiana.
(Fonte: M. Pappagallo, Corsera 30-12-2011)