STUDENTI. TASSE ELEVATE E PIU’ BORSE DI STUDIO Stampa
Molti opinionisti ed esperti sostengono la necessità di tutelare l’istruzione superiore pubblica, mantenendo una sostanziale gratuità dell’università, altri invece invocano tasse elevate per finanziare gli studi superiori. Un sistema di istruzione universitaria gratuito (o quasi), come quello attuale, è molto iniquo. Per essere gratuito, il sistema deve essere finanziato dalla fiscalità generale ossia, per definizione, anche da coloro i cui figli non frequentano l’università. Poiché, in media, i figli delle famiglie meno abbienti hanno meno probabilità di frequentare l’università, il finanziamento pubblico agli atenei è di fatto regressivo. Inoltre, l’ottenimento di un titolo universitario comporta un beneficio in parte privato (maggiore reddito, migliore status sociale), pertanto sarebbe più equo che i diretti beneficiari sostenessero anche il costo dell’istruzione per l’ottenimento di questo titolo; da questo punto di vista, la retta pagata dagli studenti non si configura come una “tassa”, ma come il corrispettivo di un servizio (beneficio). Si potrà obiettare che, in assenza di sussidi per i soggetti più poveri, questi ultimi non potrebbero iscriversi all’università a causa di rette troppo elevate. Questa obiezione è non solo ragionevole, ma corretta; tuttavia, la soluzione non può risiedere nel finanziamento pubblico indiscriminato, bensì nell’aumento delle borse di studio disponibili per gli studenti “capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi” (articolo 34 della Costituzione). In questa prospettiva, sarebbe a mio avviso auspicabile un sistema universitario basato su rette elevate e numerose borse di studio (o prestiti, o forme miste di questi strumenti). La presenza di rette elevate ha il doppio vantaggio di stimolare gli studenti a dare il meglio (per non dilungare la propria permanenza all’università) e di far emergere in modo indiretto la qualità delle università. Infatti, le università con minore reputazione non potrebbero fissare rette troppo elevate, poiché altrimenti perderebbero studenti; mentre le università migliori potrebbero imporre rette elevate senza correre questo rischio (come avviene in molti paesi, Uk e Usa in primis). Le borse di studio (e i prestiti) di cui sopra garantirebbero l’equità del sistema, per evitare che gli studenti si distribuiscano tra gli atenei sulla base del censo (disponibilità economiche per il pagamento delle rette). Se, invece, si continuerà con la retorica e il tabù delle “tasse basse”, la qualità delle università sarà sempre più a repentaglio, e a rimetterci saranno gli studenti e lo sviluppo del Paese.
(Fonte: T. Agasisti, www.ilsussidiario.net 06-01-2012)