LAUREE. ATTENUARE IL VALORE LEGALE DELLE MAGISTRALI Stampa
Non è la prima volta che economisti illustri (Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera del 2 gennaio scorso)  propongono l'abolizione del valore legale della laurea come rimedio ai mali dell'università. È molto probabile che, anche questa volta, il loro appello resterà inascoltato. Le scuse per non far nulla abbondano: prima di tutto non è possibile abolire il valore legale delle lauree che danno accesso alle professioni regolate dall'Unione europea, come le professioni sanitarie e quella di architetto. Inoltre l'abolizione del valore legale delle lauree creerebbe il caos nel sistema di reclutamento degli insegnanti, dei magistrati e in generale degli impiegati pubblici. Infatti lo slogan massimalista che invoca l'abolizione del valore legale di tutte le lauree ha forse favorito l'effetto opposto: il valore legale dei titoli accademici si è rafforzato negli ultimi decenni, a partire dalla leggina che negli anni Novanta ha riservato la professione di ragioniere solo a chi possedeva un diploma universitario. Con l'entrata in vigore della riforma del 3+2, gli ordini professionali sono riusciti a riservare il pieno accesso alle professioni solo ai titolari della laurea di secondo livello (laurea magistrale) che si ottiene con un percorso universitario che raramente dura meno di sei anni. Agguerrite corporazioni di docenti universitari che temevano di perdere studenti, sono riuscite a imporre una formazione universitaria di almeno sei anni per l'accesso all'insegnamento nella scuola secondaria. È stato così capovolto il disegno originario della riforma, che prevedeva che solo una minoranza dei laureati di primo livello proseguisse gli studi. Piuttosto che invocare una generica abolizione del valore legale delle lauree, conviene allora indicare un percorso concreto per attenuare il valore legale delle lauree magistrali, consentendo ai laureati di primo livello di accedere agli impieghi e alle professioni (non regolate in sede europea) per le quali è necessaria una laurea. Erodere il valore legale della laurea magistrale significa non solo consentire ai giovani di entrare con almeno due anni di anticipo nel mondo del lavoro, significa anche che i corsi di laurea magistrale che non forniscono un valore aggiunto fruibile per studi ulteriori o nelle professioni e negli impieghi, sarebbero costretti a chiudere, con risparmio di risorse. Ne seguirebbe dunque anche un minimo di "competizione e merito" tra le sedi universitarie.
(Fonte: A. Figà Talamanca, Il Riformista 0401-2012)