VALUTAZIONE. I CRITERI DI QUALITÀ Stampa
Il problema è che questi criteri di qualità sono tanto indispensabili quanto spinosi da definire. Se però neghiamo in linea di principio la possibilità di definirli in modo sensato e non meramente arbitrario, allora mi pare che ogni critica ai concorsi o alla qualità della disciplina in Italia si svuoti di significato: infatti non ci sarebbe nessuna base condivisibile per criticare. Si deve, però, evitare anche il pericolo opposto, cioè credere che possano esistere criteri neutrali e “tecnici”, validi in assoluto, sarebbe troppo ingenuo. Un ragionamento sui criteri di qualità per valutare la ricerca è sensato solo se i criteri sono rapportati a un’idea chiara di qualità scientifica. I criteri che poi verranno prescelti saranno appropriati o meno rispetto a questa specifica idea, e non in assoluto. Spiego quindi i criteri che suggerisco di adottare in quest’ottica, per dare poi qualche indicazione operativa. La prima cosa da dire è che, soprattutto in una disciplina multi-paradigmatica come la sociologia, mi pare impossibile giungere a una nozione sostantiva di qualità scientifica che sia condivisibile. I diversi paradigmi differiscono troppo tra loro nei criteri di rilevanza, nelle logiche argomentative, nei criteri di validazione empirica. Cosicché, per fare solo un esempio, Bauman e Giddens sono per qualcuno le massime espressioni della sociologia contemporanea, mentre per qualcun altro sono le massime espressioni della sua decadenza. Potremmo discutere infinitamente sull’argomento, senza giungere mai a un accordo. Questo può piacerci o no, ma è un dato di fatto. Ed è impensabile che un paradigma possa imporre agli altri i suoi criteri di scientificità. E’ molto più sensato, allora, partire da una visione procedurale di qualità scientifica: è di elevata qualità un contributo che ha superato una valutazione rigorosa e una selezione di elevata qualità. Un requisito indispensabile per la qualità della selezione è la peer review. Intanto perché solo se è garantito l’anonimato del referee (e possibilmente anche quello dell’autore), sono possibili (anche se non scontati) giudizi indipendenti e imparziali. Inoltre, ed è il punto decisivo, solo specialisti che si occupano degli argomenti trattati in un dato articolo possono giudicare quanto esso sia innovativo rispetto alla letteratura esistente, se abbia ricostruito accuratamente questa letteratura, se usi metodi appropriati. La peer review ha anche alcuni difetti, ma è il metodo di selezione migliore a disposizione della comunità scientifica ed è di gran lunga quello più usato nelle altre discipline in tutto il mondo.
(Fonte: C. Barone, http://perlasociologia.blogspot.com 09-12-2011)