RIFORMA. UN’IDEA FUTURISTA DELL’UNIVERSITA’ Stampa
Per dare all’Italia l’università che meriterebbe un Paese di tanta profondità storica e culturale bisogna essere capaci di esaminare delle riforme di sistema capaci di liberare il sistema universitario italiano. Bisogna partire da un concetto essenziale: le università devono competere l’una con l’altra, devono avere la più ampia autonomia e responsabilità finanziaria e quelle inefficienti devono chiudere. E a questo sistema in concorrenza deve affiancarsi una rete di protezione costituita da strumenti che favoriscano la meritocrazia. Quali possono essere le riforme da perseguire? Cominciamo dalla proposta più antica e rivoluzionaria: l’abolizione del valore legale del titolo di studio. Questo ha prodotto un vuoto di competizione tra le scuole e le università italiane trasformandole in veri e propri diplomifici. Si è prodotta così la rincorsa al pezzo di carta piuttosto che a una seria formazione. Abolire il valore legale produrrebbe un’iniezione di competizione, libertà di scelta e meritocrazia. Perché? Perché gli istituti scolastici e universitari, pubblici e privati, sono posti in concorrenza tra loro con un conseguente miglioramento qualitativo. Gli studenti saranno più liberi di scegliere come e dove istruirsi, si porrebbe fine ai “diplomifici” e le selezioni per il pubblico impiego non saranno più basate sul pezzo di carta imposto dalla legge, ma sulla conoscenza effettiva.  Conseguentemente a questa riforma possiamo pensare a una liberalizzazione delle rette universitarie. Partiamo da una considerazione di mera politica economica: lo Stato lavora in perdita sull’università, spende cioè più soldi rispetto a quelli che incassa con il pagamento delle rette. Le università inoltre sono piuttosto vincolate al centralismo ministeriale, possono, infatti, discostarsi solo per il 20% del Fondo di finanziamento ordinario nella determinazione autonoma delle rette. Questo penalizza le università più efficienti e di qualità rispetto a quelle poco performanti e con una scarsa offerta didattica. Il tetto va alzato, bisogna lasciare più autonomia alle singole università nel determinare i costi della retta. Quali vantaggi offre la liberalizzazione? Più indipendenza e responsabilità finanziaria e amministrativa delle università, maggiori investimenti dei privati con conseguente sviluppo di sistemi meritocratici (Borse di studio) e stipulazione convenzioni con istituti bancari per prestiti agli studenti (prestiti d’onore).
(Fonte: L. Castellani, www.ilfuturista.it 07-12-2011)