Home 2011 7 Dicembre
7 Dicembre
ACCORDO FRA SANTA SEDE E TAIWAN SUL RICONOSCIMENTO DEI TITOLI UNIVERSITARI PDF Stampa E-mail
Firmato l’accordo che prevede il riconoscimento reciproco dei titoli fra università ecclesiastiche del mondo intero, legate alla Santa Sede, e le università di Taiwan riconosciute dal ministero dell’educazione. Grazie a quest’ accordo, titoli, diplomi e gradi acquisiti in un’università ecclesiastica nel mondo verranno riconosciuti a Taiwan. Allo stesso modo, i titoli delle università taiwanesi saranno riconosciuti da tutte le università ecclesiastiche nel mondo intero.“Nel mondo – spiega mons. Russell incaricato d’affari della Santa Sede a Taiwan (Repubblica di Cina) - vi sono oltre 650 università ecclesiastiche. Qui a Taiwan vi è una facoltà ecclesiastica retta dai gesuiti, il collegio Bellarmino, dove si insegna teologia. Da parte sua, Taiwan ha 161 università e collegi. D’ora in poi studenti e professori di Taiwan possono andare in qualunque facoltà ecclesiastica nel mondo; i nostri studenti e professori possono venire a Taiwan con i gradi riconosciuti. Questo porta a un enorme giro di visite, di scambi, di lavoro comune. Se vi sono scambi, vi è comprensione; se vi è comprensione vi è più pace nel mondo. Per questo dico che con questo accordo il mondo si pre a Taiwan e Taiwan al mondo”.
(Fonte: B. Cervellera, www.asianews.it/notizie-it 02-12-2011)
 
ISTITUTI DI FORMAZIONE SUPERIORE. L’ESEMPIO DELLE FACHHOCHSCHULEN DELLA GERMANIA PDF Stampa E-mail
Il sistema dell’istruzione/formazione terziaria è incompleto: a un sistema sostanzialmente orientato alla formazione di competenze generaliste (l’Università o l’istruzione terziaria di tipo A come la chiama l’OECD) ne andrebbe affiancato un altro con finalità più tecniche-professionali (l’istruzione terziaria di tipo B). Il modello di riferimento è la Germania (ma sistemi terziari di tipo B sono diffusi anche in altri paesi, ad esempio Svizzera, Spagna e Regno Unito). Italia e Germania hanno sistemi d’istruzione secondaria simili, basati sulla presenza di scuole generaliste e scuole tecniche (in Germania, però, queste ultime sono inserite in un sistema di alternanza scuola-lavoro). A livello terziario, invece, i sistemi sono molto diversi, uniforme quello italiano e centrato sull’Università, distinto tra Università e Fachhochschulen quello tedesco. Le Fachhochschulen sono istituti d’istruzione e formazione tecnica superiore che erogano esclusivamente titoli di studio equiparati a quelli universitari di primo livello, ovvero la formazione terziaria avanzata (Master e Dottorati) resta prerogativa delle Università. Molte aziende preferiscono assumere nuovo personale laureato nelle Fachhochschulen invece che nelle normali università. In Germania si contano circa 200 istituti di questo genere, che si occupano di economia agraria, design, tecnica ingegneristica, economia aziendale e settore sociale (per esempio i paramedici) per un totale di circa 350 professioni.
I dati OECD indicano che i tassi di immatricolazione terziaria per le coorti recenti sono molto simili in Italia e Germania, approssimativamente il 50%. Tuttavia, mentre in Italia tutti questi studenti vengono assorbiti dall’unica istituzione presente a questo livello, in Germania una metà delle immatricolazioni nel 2009 si rivolge agli istituti di formazione superiore (Fachhochschulen o equivalenti). In totale un terzo dello stock di tutti gli universitari frequenta gli istituti di formazione superiore la cui crescita in termini quantitativi è stata vertiginosa negli ultimi 10 anni (in Svizzera le Fachhochschulen costituivano il 5% dello stock degli universitari nel 1997 e oggi costituiscono il 30% come in Germania). Questa evidenza indica che le Fachhochschulen sono tutto tranne che università di serie B e che hanno di fronte un mercato in ampia espansione contrariamente alle università tradizionali.
(Fonte: www.astrid-online.it 14-10-2011)
 
IN OLANDA CONTESTATA LA POSSIBILE FUSIONE DELLE TRE MAGGIORI UNIVERSITÀ PDF Stampa E-mail
Studenti e docenti si oppongono al nuovo piano di progressiva fusione delle tre maggiori università dell’Olanda. L’Università di Leiden, la Delft University of Technology e l’Erasmus University of Rotterdam hanno in programma di raccogliere denaro per la ricerca collaborando più intensamente e potrebbero addirittura arrivare a fondersi per ottimizzare costi e risorse. Ma il progetto dei tre atenei dovrà fare i conti con una forte opposizione. Un’indagine svolta in Olanda mostra che il 61 per cento dei docenti universitari sono contrari alla fusione. Solo il 7 per cento dei ricercatori e il 10 per cento degli studenti appoggerebbero invece la decisione. Le tre università hanno tutte diversi ambiti di eccellenza. Delft è nota soprattutto per la tecnologia applicata, Rotterdam per l’economia, la gestione e la medicina e Leida è fondamentale per le scienze, giurisprudenza e scienze umane. “Le specialità delle tre università si completano a vicenda – ha detto il presidente del consiglio esecutivo della Delft University of Technology, Dirk-Jan van den Berg – Grazie alla collaborazione potremmo attrarre denaro per la ricerca, migliori scienziati e studenti”.
(Fonte: università.it 04-12-2011)
 
UNIBO. INTERVISTA AL RETTORE DIONIGI PDF Stampa E-mail
Universita.it ha analizzato con il rettore Dionigi le linee guida del bilancio di previsione 2012 con riferimento alla situazione generale del Paese e soprattutto alle aspettative di studenti e ricercatori rispetto alla politica e al sistema accademico e della ricerca.
Rettore Dionigi, con l’ombra della recessione alle porte come fa l’Università di Bologna a presentare un bilancio così ambizioso?
“Non è un caso, il nostro è un messaggio rasserenante per chi è già all’università e per chi ci deve entrare, per i giovani. Un bilancio che tutela tutti i docenti e i tecnici-amministrativi chiamati a operare in un faticoso e complesso periodo di ristrutturazione dell’Ateneo. Un bilancio dai molti segni più, in un Paese che vede quasi dappertutto dei segni meno. Il fondo di finanziamento ordinario assegna a Bologna circa 362,2 milioni. Risorse ancora in calo… A questa cifra, per fortuna, c’è da aggiungere uno stanziamento ulteriore della legge di stabilità che porta il contributo statale a 378,9 milioni. Poi ci sono i risparmi frutto della riorganizzazione della macchina amministrativa pari a circa 4 milioni. Insomma, con un intenso lavoro di limatura siamo in grado di operare tagli meno pesanti sulle voci che prevedevamo di ridimensionare e di investire maggiormente sui servizi agli studenti, la stabilizzazione dei ricercatori, il personale, la ricerca…
Aumentate le borse di studio per gli studenti?
“Premiamo i meritevoli e chi versa in condizioni di disagio. In più puntiamo sull’apprendimento della lingua, con fondi ad hoc per gli studenti e il personale, per un grande progetto di certificazione della lingua inglese cofinanziato dal Miur con 500 mila l’anno”.
A proposito, state investendo anche per attrarre giovani da altro Paesi?
“Quasi 1 milione servirà a coprire circa 200 borse di studio per attrarre all’Alma Mater studenti “eccellenti” dall’estero. In più 200 mila euro circa consentiranno di offrire corsi di italiano per studenti stranieri nell’ambito dei programmi Marco Polo ed Erasmus”.
Anche per la ricerca siete riusciti a non operare tagli.
“Non solo, con 3,3 milioni finanziamo con certezza il prossimo ciclo di dottorato, con un milione di euro sosteniamo i progetti di ricerca e con un altro milione premiamo i docenti meritevoli. Per i nuovi ricercatori assunti poi ci saranno 270 mila euro che gli consentiranno di avere fondi a disposizione per il primo anno di lavoro”.
Nuove assunzioni di questi tempi?
“ Vede, molti atenei stanno ricorrendo ai pensionamenti per ripianare il bilancio: vanno via i capiscuola, i maestri. E non assumere nuove leve è un messaggio devastante, la fine della ragion d’essere dell’università. Per noi è un obbligo morale anche per un’altra ragione: non possiamo permetterci, specie di questi tempi, di investire tanto per formare i migliori e poi non riuscire a trattenerli nel nostro Paese. Così regaliamo un’eccellenza “finanziata” anche con i soldi dei contribuenti ai Paesi stranieri. A questo proposito abbiamo stanziato 7 milioni per garantire il massimo del turnover consentito dalla legge, cioè il 50% dei punti organico che si sono resi disponibili nel 2011”.
Non solo perdiamo i cervelli, ma anche i soldi serviti a formarli…
“Uno studente, dal biberon al dottorato, costa 200 mila euro al sistema Paese. Poi il mio ateneo organizza una cerimonia di consegna di borse da 2.500 euro destinate ai migliori e solo la metà degli aventi diritto è presente alla cerimonia. L’altra metà è già all’estero, perché ha una formazione che gli consente di vincere dottorati in giro per il mondo senza troppe difficoltà. Perché, diciamolo, i nostri laureati sono tra i migliori”.
Rettore, pensa che gli altri atenei avranno lo stesso margine di manovra dell’Alma Mater nel 2012?
“Quella di Bologna, come riconoscono anche le classifiche internazionali, è un’università riconosciuta di alta qualità nonostante i tagli reiterati. Chi parte già con maggiori difficoltà in un momento come questo rischia di più, è ovvio”.
In generale non le pare che negli ultimi anni i giovani siano stati messi ai margini nelle scelte della politica?
“Non lo dico io ma i dati: abbiamo meno laureati e meno giovani rispetto ad altri Paesi con cui il nostro sistema si può confrontare. Ora abbiamo il compito di rilanciare la funzione sociale e civile dell’istruzione, che nella nostra visione non è per un’élite ma per tutti”.
Cosa si aspetta da questa nuova fase politica?
“Che si lavori per un sistema universitario dove non ci siano né privilegiati né pierini. Abbiamo bisogno di politica e non di ragioneria spicciola. O si lavora in questa direzione oppure tanto vale passare al mutismo del monaco: mi limiterei a fare del mio meglio per la realtà in cui opero. Ma quello di un’università che funzioni non è il problema di un singolo rettore, è una questione di agenda politica del Paese. Il futuro dei giovani è intimamente legato con il destino dell’università e in ultima analisi del Paese. Che cos’è che ti fa crescere? Tecnologia, scienza, formazione…”.
(Fonte: R. Lupoli, università.it 01-12-2011)
 
UNIBO. STATUTO. DAL MIUR RICHIESTE DI MODIFICA PDF Stampa E-mail
Il MIUR in data 25 novembre ha comunicato al rettore dell’UNIBO che il nuovo statuto dell’Ateneo è stato esaminato dal Tavolo tecnico costituito con DM 21 giugno 2011 per lo svolgimento del controllo di cui all'art. 2, comma 7, della legge 240/10. In questo collegamento ipertestuale si leggono le osservazioni e le richieste di modifica rispetto al testo pervenuto finalizzate a far recepire in modo puntuale le novità introdotte dalla legge 240/10 e i principi in essa contenuti, coordinando altresì lo statuto alle disposizioni normative vigenti nelle materie da esso disciplinate.
(Fonte: www.universitas.bo.it 29-11-2011)
 
« InizioPrec.111213Succ.Fine »

Pagina 12 di 13