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7 Dicembre
RETRIBUZIONI. RICERCATORI NON CONFERMATI. RICERCATORI E PROFESSORI AL MOMENTO DELLA CONFERMA PDF Stampa E-mail
Ricercatori non confermati. Il Ministro Profumo, intervenendo in Commissione Cultura martedì 29 novembre, ha assicurato che il trattamento dovuto ai ricercatori non confermati all’inizio del secondo anno di attività verrà garantito anche a chi è entrato in servizio nel 2010.
Ricercatori e professori al momento della conferma: il Governo, rispondendo a un’interpellanza urgente a prima firma on.le Vassallo, ha confermato in maniera analitica e definitiva che le università devono riconoscere l’adeguamento stipendiale previsto al momento della conferma e procedere in quella occasione alla ricostruzione della carriera.
(03-12-2011)
 
RETRIBUZIONI. PRIVILEGI DI CORPORAZIONI PDF Stampa E-mail
Prendiamo come punto di riferimento le retribuzioni di due categorie di pubblici dipendenti certo non marginali: i professori di scuola media (inferiore e superiore) e i ricercatori degli enti di ricerca. Nessuno potrà disconoscere che dai primi dipende in gran parte la formazione della coscienza civile, dei cittadini, e della classe dirigente, dai secondi - i ricercatori - l’avvenire dello sviluppo scientifico ed economico del Paese. Bene: i professori di scuola media alla fine della carriera non raggiungono i 2.000 euro; i ricercatori del Cnr, in prima nomina (dopo un rigoroso concorso, sempre più che trentenni) ricevono un mensile di circa 1.600/1.700 euro. Alla Camera e al Senato, invece, un dipendente non laureato ha uno stipendio medio fra doppio e triplo del professore e del ricercatore; analoga la situazione alle Authority, equiparate nei contratti alla Banca d'Italia. E così via, su una «scala Paradisi» dal parlamentare (oltre sei volte il professore) fino ai 500 mila annui del direttore generale del Tesoro (anch'egli pubblico dipendente), superando anche il presidente della Corte Costituzionale. A questo punto c'è da chiedersi se lo spread che per primo dovrebbe essere ridimensionato non sia proprio in questa giungla di differenziali ove si annida un complesso di privilegi corrispondenti alle varie corporazioni o caste che si sono venute costituendo nello Stato, con un sistema di chiusure forse non meno rischiose, per il Paese, dello spread fra i nostri Buoni del Tesoro e i Bund tedeschi.
(Fonte: T. Gregory, Corsera 01-12-2011)
 
RETRIBUZIONI. NON È INCOSTITUZIONALE BLOCCARE QUELLE DEI MAGISTRATI PDF Stampa E-mail
Il Tar Brescia, nella sentenza 514/2011, ha respinto la richiesta di un gruppo di magistrati di portare sui tavoli della Consulta le norme del Dl 78/2010 che frenano il loro trattamento retributivo.
Il contesto è quello della pioggia di misure introdotte dalla manovra correttiva del 2010 per fermare la spesa destinata alle buste paga dei dipendenti pubblici. Il decreto, tra le altre cose, ha bloccato per tre anni la contrattazione, e per far partecipare ai «sacrifici» anche le categorie non contrattualizzate, come appunto i magistrati, ha bloccato gli adeguamenti automatici del trattamento economico e tagliato, in misura crescente dal 15% del 2011 al 32% del 2013, l'indennità giudiziaria. I diretti interessati non ci stanno, e nel ricorso al Tar Brescia invocano una lunga teoria di passi della Costituzione per sostenere che nel loro caso i tagli sono «irragionevoli» (quindi contrari all'articolo 3 della Costituzione), «sproporzionati» (articolo 36) e contrari alla «progressività» (articolo 53) nel caso della stretta all'indennità giudiziaria, perché quest'ultima non sarebbe una parte del trattamento economico ma solo un indennizzo per gli «oneri» sostenuti dai magistrati nello svolgimento della loro attività. Il Tar respinge al mittente tutte le questioni, sulla base dell'analisi dei precedenti in Corte costituzionale. Il trattamento economico dei magistrati, prima di tutto, non è «intoccabile»: è vero, argomentano i giudici di Brescia, che la Costituzione lo collega alle esigenze di indipendenza della magistratura (articoli 104 e 108 della Costituzione), ma questo non si traduce in un'impossibilità tout court di prevederne delle riduzioni, purché ovviamente non escano dall'ambito della «irragionevolezza». Nel contesto del Dl 78/2010, poi, il blocco degli adeguamenti serve a coinvolgere i magistrati in misure analoghe a quelle previste per il personale contrattualizzato, la larga parte dei dipendenti pubblici, che si è visto sospendere il rinnovo delle intese per tre anni.
(Fonte: G. Trovati, Il Sole 24 ore 30-11-2011)
 
PROFESSORI AL GOVERNO PDF Stampa E-mail
Mario Monti non è il primo docente universitario a capo del governo (anzi è il nono) e forse non sarà l’ultimo. La statistica gli dà ottime chance di ambire al Colle. Tre degli otto precedenti professori premier (Giovanni Leone, Amintore Fanfani, Aldo Moro, Francesco Cossiga, Giovanni Spadolini, Giuliano Amato, Romano Prodi) sono poi diventati Presidenti della Repubblica: Segni, Leone e Cossiga.
(Testo esteso e commenti: A. M. Magno, 20-11-2011)
 
PROPOSTA D’INTERVENTO SULLA LAUREA MAGISTRALE PDF Stampa E-mail
Il governo Monti dovrebbe favorire, assieme ad una migliore distribuzione delle risorse, anche la "competitività" del sistema. Basterebbe intervenire attenuando il valore legale della Laurea di secondo livello (Laurea Magistrale), nel quadro del "riordino delle professioni regolamentate" previsto dal programma di governo. Ad esempio, all'esame di stato per l'accesso al "livello senior" degli albi professionali dovrebbe essere ammesso anche chi non ha conseguito la Laurea Magistrale, ma risulta iscritto al livello "junior" da almeno cinque anni. Altre misure di liberalizzazione dovrebbero consentire l'accesso agli esami di stato sulla base dell'effettivo curriculum universitario e non sulla base del "nome" della Laurea. Le attuali rigidità raggiungono l'assurdo: ad esempio, chi ha conseguito la prima Laurea in Fisica e la Laurea Magistrale in Ingegneria Nucleare non può accedere all'ordine degli ingegneri. Dovrebbe anche essere resa cogente la disposizione del Ministro della Funzione Pubblica che impone alle amministrazioni pubbliche di non richiedere nei concorsi, per qualifiche non dirigenziali, la Laurea Magistrale, e che stabilisce che l'impiegato pubblico assunto sulla base di una Laurea triennale, dopo cinque anni di servizio, ha diritto a concorrere per posizioni dirigenziali anche senza possedere la Laurea Magistrale. Queste disposizioni sono sempre ignorate, senza che si prevedano sanzioni per chi non le osserva. Lo scopo di questi interventi nel riordino delle professioni regolate, e nel pubblico impiego, è quello di rendere appetibile l'uscita dal sistema universitario dopo il conseguimento della prima Laurea. Gli studenti, non essendo più obbligati da leggi e regolamenti a conseguire la Laurea Magistrale per accedere alle professioni e agli impieghi, sceglierebbero di proseguire gli studi dopo la prima Laurea solo se la Laurea Magistrale è in grado di fornire conoscenze e approfondimenti veramente utili per il loro futuro lavoro. Probabilmente la maggioranza degli studenti preferirebbe inserirsi nel mercato del lavoro subito dopo la prima Laurea. Ci sarebbe quindi un effettivo risparmio sui costi a carico della collettività e delle famiglie. Ne risulterebbe anche un controllo indiretto della qualità degli studi.
(Fonte: A. Figà Talamanca, Il Riformista 22-11-2011)
 
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