Home 2011 7 Dicembre
7 Dicembre
AUMENTANO DEL 10% I POSTI DISPONIBILI PER I CORSI DI MEDICINA E CHIRURGIA PDF Stampa E-mail
Le Facoltà di Medicina e Chirurgia hanno 963 posti in più per le iscrizioni ai corsi di laurea dell'anno accademico 2011-2012 e raggiungono così quota 10.464. Il ministro dell'Università, Francesco Profumo, ha firmato di concerto con il suo collega della Salute, Renato Balduzzi, il decreto che autorizza gli atenei a un incremento massimo del 10% dei posti disponibili per le immatricolazioni. Prevedendo che queste avvengano nel rispetto della graduatoria scaturita dagli esami di settembre e anche la possibilità per chi avesse messo come seconda opzione sulla domanda fatta a medicina la laurea in odontoiatria e fosse già immatricolato a questa, di transitare di nuovo a medicina. Il provvedimento prevede che questi studenti possano controllare la loro posizione grazie alla banca dati del Consorzio interuniversitario Cineca.
(Fonte: P. Del Bufalo, Il Sole 24 Ore 24-11-2011)
 
STUDENTI STRANIERI NELLE UNIVERSITA’ ITALIANE PDF Stampa E-mail
Tra le grandi nazioni europee, l’Italia è il fanalino di coda in merito al numero di studenti universitari provenienti da altri paesi. Per averne conferma, bisogna operare un raffronto tra la nostra percentuale di studenti esteri e quelle riguardanti le più note realtà europee, il tutto in base alle ultime rilevazioni sul biennio 2010-2011 fornite da uno studio condotto presso l’Università di Roma Tre. Mentre il dato italiano si attesta su uno striminzito 3,6% (61.777), in Germania il 10,9% circa degli universitari proviene dall’estero e la situazione è pressoché uguale in Francia (11,2%). Il divario tende, però, a essere ancor più clamoroso spostandoci nel Regno Unito, laddove si arriva addirittura a sfiorare il 20%. La situazione italiana va in ogni caso pian piano progredendo: è sufficiente rispolverare le cifre del 2007-2008 (3%) per osservare un lieve ma graduale incremento della percentuale nell’ultimo triennio (non a caso si è passati attraverso il 3,2% del 2008-2009 ed il 3,4% del 2009-2010). È peraltro possibile in questo modo ricavare una spiegazione esauriente per il recente aumento delle assunzioni di stranieri con titolo universitario (dal 3,8% del 2008 al 4,6% del 2010). Analizzando nel dettaglio il campione straniero, non c’è granché da sorprendersi nel costatare una marcata predominanza di giovani albanesi (20,2%). Ancor meno, se possibile, stupisce il dato relativo ai cinesi (7,4%), che occupano ormai stabilmente la piazza d’onore tra le popolazioni più rappresentate, seguiti a ruota da rumeni (6,8%, che tuttavia avanzano in seconda posizione restringendo il campo di ricerca alle matricole) e greci (5,8%). Lo studio si è anche occupato di stabilire su quali facoltà questi ragazzi tendano a indirizzare più frequentemente la propria scelta. Economia domina incontrastata con il suo 18,2%, davanti al 13,8% di Medicina e Chirurgia e al 13,7% di Ingegneria. È interessante notare come buona parte delle iscrizioni (33%) si concentri negli atenei del centro Italia, con una particolare predilezione per Toscana e Lazio: le città di Roma, Firenze e Pisa raccolgono, infatti, il maggior numero di iscritti stranieri.
(Fonte: www.controcampus.it 30-11-2011)
 
STUDENTI AMERICANI IN ITALIA PDF Stampa E-mail
I dati sono contenuti nel rapporto «Open Doors» dell'Institute of International Education (IIE), l'organizzazione americana che gestisce gli scambi accademici da e per l'estero, e le borse di studio Fulbright. I numeri del 2010 sono da una parte lusinghieri e dall'altra deprimenti, per il nostro Paese. L'Italia è rimasta al secondo posto tra le destinazioni preferite dagli studenti americani, con 27.940 presenze, cioè un aumento del 2,1% rispetto all'anno precedente. Meglio di noi ha fatto solo la Gran Bretagna, favorita da ovvie ragioni di storia e tradizioni, con 32.683 arrivi, mentre la Spagna comincia a incalzarci al terzo posto con 25.411. Nella maggior parte dei casi, gli studenti americani vengono grazie a programmi di scambio gestiti dalle università in cui sono iscritti, che li mandano all'estero per un semestre o comunque un periodo di tempo limitato. La maggior parte degli iscritti vengono a studiare in inglese materie utili per la loro laurea americana, ma comunque scelgono di farlo in Italia. I dati, però, sono meno lusinghieri quando andiamo a contare gli italiani che vanno a studiare negli Stati Uniti: appena 4.308, contro 9.458 tedeschi, 8.947 inglesi e 8.098 francesi, per non parlare dei 157.558 cinesi o dei 103.895 indiani. Anche il Kenya ci batte, con 4.666 studenti.
(Fonte: P. Mastrolilli, La Stampa 23-11-2011)
 
CONTRIBUTI STUDENTESCHI. PERCHÉ SPESSO SUPERANO IL LIMITE DI LEGGE PDF Stampa E-mail
Il 55% degli atenei statali italiani, in pratica, ha superato il limite di legge (lo impone l'articolo 5 del Dpr 306/1997) che impedisce alle università pubbliche di raccogliere dai contributi studenteschi una somma superiore al 20 per cento dell'assegno erogato ogni anno dallo Stato sotto forma di fondo di finanziamento ordinario (Ffo). Alla base del problema ci sono due fenomeni: l'aumento negli anni dei costi fissi delle università e il braccio di ferro continuo sul finanziamento statale, che dopo anni di crescita si è fermato e dal 2009 ha cominciato a ridursi, al punto che l'assegno statale viene ormai praticamente assorbito da-gli stipendi a docenti e personale tecnico. Per ovviare al problema, gli atenei hanno appesantito il conto degli studenti: nel 2010 lo studente medio ha pagato 1425 euro, con un aumento de138,2% rispetto a cinque anni prima, con picchi come quelli di Siena e Lecce, dove l'aumento dei contributi per studente nello stesso periodo ha superato il 90 per cento. In molti atenei, però, queste dinamiche hanno fatto saltare il rapporto fra contributi e finanziamento ordinario, nella speranza che nessuno si ricordasse della vecchia regola del '97. In prospettiva, la situazione non può che peggiorare. Nel 2011 l'assegno statale è stato alleggerito del 3,8 per cento, e per l'anno prossimo è in programma una sforbiciata ulteriore dl 5,5 per cento (si arriverebbe sotto i 6,6 miliardi): assottigliandosi il denominatore, il numero degli atenei fuori norma non può che aumentare, visto che già nel 2010 altri sei atenei hanno chiesto agli studenti una cifra compresa fra il 19 e il 20% del fondo ordinario. I numeri, insomma, confermano l'urgenza di rimettere mano a una norma che così concepita ha poco senso, anche perché una quota dei contributi è "restituita" agli studenti sotto forma d’interventi per il diritto allo studio.
(Fonte: G. Trovati, Il Sole 24 Ore 22-11-2011)
 
STUDENTI. FORMAZIONE PRELIMINARE PER AFFRONTARE GLI STUDI UNIVERSITARI PDF Stampa E-mail
Quasi l'80% dei laureati di primo livello si laurea con almeno un anno di ritardo rispetto alla durata del corso. La durata media di un percorso universitario, che dovrebbe essere triennale, risultava nel 2009 di quasi cinque anni (4,85 anni per l'esattezza). In altre parole i 171.126 laureati dell'anno 2009 hanno cumulato 315.000 anni-uomo di ritardo. È difficile calcolare il costo economico di questi ritardi, perché non sappiamo quanti dei laureati ritardatari siano già inseriti, prima della laurea, in un'attività lavorativa. È quindi sicuramente eccessiva la stima che si ottiene moltiplicando gli anni uomo di ritardo per un guadagno presunto di 20.000 euro l'anno (comprendendo tasse e contributi). Ma questa stima fornisce la cifra paurosa di 6,3 miliardi di euro, vicina i ai 7 miliardi di euro che lo Stato versa annualmente al sistema universitario attraverso il Fondo di Finanziamento Ordinario. Poi, naturalmente, ci sono studenti che non riescono a tenere il passo con gli studi universitari. Non è sorprendente. Quasi il 50% dei diciannovenni s’iscrive all'università. Un fenomeno irreversibile, tenuto conto del fatto che oltre il 70% dei diciannovenni consegue la maturità. È naturale che i quasi 300.000 giovani che ogni anno tentano di iniziare gli studi universitari abbiano spesso una preparazione inadeguata per gli studi che intendono svolgere. Le norme attuali, varate ai tempi del Ministro Zecchino, prevedono prove di ammissione ai diversi corsi di laurea, ma prevedono anche che gli studenti che non le superano siano inseriti in un programma di formazione, preliminare ai veri e propri studi universitari. Si potrebbe addirittura far slittare di un semestre l'inizio dell’istruzione universitaria, dedicando prevalentemente il primo semestre del primo anno alla formazione preliminare necessaria per affrontare gli studi universitari.
(Fonte: A. Figà Talamanca, Il Riformista 06-11-2011)
 
Altri articoli...
« InizioPrec.12345678910Succ.Fine »

Pagina 6 di 13