La meritocrazia può essere intesa in termini formali, di mera assenza di barriere giuridiche all’accesso, o in termini sostanziali, di contrasto delle barriere che lo svantaggio socio-economico potrebbe produrre sullo sviluppo delle abilità. In quest’ultima prospettiva, come affermato nell’art. 34 della nostra Costituzione, «i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi» dovrebbero avere eguali opportunità «di raggiungere i gradi più alti degli studi». Dovrebbero, altresì, avere le stesse opportunità di accedere alle posizioni di vantaggio nel mercato del lavoro, come la stessa Costituzione afferma, infatti, all’art. 4. I poli d’interesse per l’analisi e la valorizzazione del merito sono principalmente due: i luoghi deputati alla formazione del capitale umano, in primis la scuola e l’università; i luoghi deputati all’utilizzo dello stesso, le aziende e il mercato del lavoro. Solo studiando a fondo il merito in questi contesti si può pervenire a un concetto che non sia mero richiamo retorico in un paese in cui prevalgono – per utilizzare alcune delle locuzioni più abusate – il “mal di merito” e un certo “familismo amorale”. D’altra parte bisogna evitare che la tanto auspicata “meritocrazia” si realizzi a scapito di ogni altra considerazione creando nuove forme di disuguaglianza. Solo considerando il merito «un compito problematico che la società non può non proporsi» – come auspicato da Vittorio Mathieu in un recente contributo si può pervenire a una visione che permetta di trovare un equilibrio tra posizioni opposte e, apparentemente, inconciliabili. (Fonte: C. Ciappei, Universitas 120 Giugno 2011) |
Università senese. Conclusa l’inchiesta |
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Dopo tre anni si è conclusa l'inchiesta della magistratura senese sul cosiddetto 'buco all'università'' di Siena. La Guardia di Finanza di Siena in base alle risultanze delle indagini ha notificato nella giornata di ieri diciotto avvisi di garanzia nei confronti degli indagati, tra cui ex rettori, direttori amministrativi, revisori dei conti, segretari di dipartimento e contabili, accusati a "vario titolo" - si legge in una nota congiunta della Procura e della Guardia di Finanza - di avere gonfiato i bilanci per far apparire sano lo stato di salute dell'istituzione, contabilizzando residui attivi inesistenti, per decine di milioni, e per aver sottratto, anche a scopi personali, beni e denari pubblici contribuendo in tale modo a svuotare le casse dell'università'". I capi d’imputazione nei loro confronti sono: falsità ideologica in atti, abuso di ufficio e peculato. (Fonte: AGI 15-11-2011) |
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Pechino seconda al mondo in ricerca e sviluppo |
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La Cina ha scavalcato il Giappone al secondo posto nella classifica mondiale degli investimenti in Ricerca e sviluppo. Davanti a Pechino resistono ormai solo gli Stati Uniti, secondo un report dell'Onu. La spesa in R&D della Cina è stata pari al 12,8% del totale mondiale nel 2009, dal 2,2% del '93; gli Usa hanno il 334. In caduta le quote di Germania, Francia e Gran Bretagna. Il report mostra anche un incremento delle richieste di brevetto presentate da ricercatori cinesi a tutela delle loro invenzioni. (Fonte: www.selpress.com 17-11-2011) |
Università arabe. Nuove tecnologie contro i titoli accademici falsi |
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Anche negli Emirati Arabi Uniti si sta espandendo il mercato nero dei titoli accademici falsi, assai fiorente in paesi vicini come India e Pakistan, come riporta il quotidiano online Emirates 24/7. Alla base di questo fenomeno ci sarebbe l'occupazione: trovare un lavoro ben pagato negli UAE è più facile per chi possiede un titolo di studio di un certo livello, specialmente se conseguito all'estero; questo titolo, inoltre, assicura condizioni più favorevoli a quegli studenti arabi che decidono di spostarsi in un altro paese per motivi di studio o di lavoro. Il problema si riversa anche su altri paesi: infatti, dalla ricerca in questione si evince che nel Regno Unito, su 250 mila studenti provenienti da altri paesi, almeno 32 mila possiedono un titolo accademico falso e hanno ricevuto il visto per espatriare per motivi di studio o lavoro senza un regolare controllo di tutti i documenti, tra i quali il titolo di studio. Come risolvere il problema? I governi dell'India e del Pakistan hanno proposto la smaterializzazione dei titoli accademici e la creazione di un database che li contenga tutti i in formato elettronico. Secondo il quotidiano Gulf News, negli UAE una trentina di università arabe hanno cominciato a sfruttare una tecnologia più sofisticata: a ogni titolo hanno apposto un'etichetta contenente un microchip che utilizza un sistema di identificazione a radio frequenza (RFID) collegato alla banca dati del dipartimento ministeriale che contiene tutti gli attestati rilasciati in via ufficiale. Il microchip, denominato Smart Document Attestation Solution, è stato realizzato dalla Amricon, società leader nel mercato delle nuove tecnologie. L'obiettivo ora è di far circolare questo sistema in tutte le altre istituzioni e diffondere la cultura del controllo, che per ora sembra essere piuttosto carente. (Fonte: D. Gentilozzi, www.rivistauniversitas.it 17-11-2011) |
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