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20 Novembre
Ricerca. Credito d’imposta per la ricerca scientifica PDF Stampa E-mail
“Al fine di promuovere l’occupazione e facilitare l’accesso dei giovani al mercato del lavoro – si legge nel maxiemendamento al ddl stabilità – è riconosciuto un credito d’imposta nella misura dell’80 per cento, per i primi tre anni, dei costi sostenuti dalle imprese per nuove assunzioni di giovani ricercatori in possesso di un titolo di dottorato o master o di aver esperienza di ricerca attestata da qualificata struttura di ricerca pubblica o privata, aventi età inferiore a 30 anni, con contratto a tempo indeterminato, ovvero nella misura del 50 per cento con contratto a tempo determinato per ogni anno di durata del contratto”. Per l’attuazione della misura è autorizzata la spesa di 40 milioni di euro per l’anno 2012, 40 milioni per l’anno 2013 e 40 milioni per l’anno 2014. Con il completo assorbimento delle disponibilità identificate nella disposizione, si legge nella relazione tecnica, si prefigura un incremento occupazionale stimabile intorno allo 0,2 per cento dello stanziamento complessivo. Il credito d’imposta si estende alle imprese che finanziano investimenti in progetti ed attività di ricerca sviluppata da strutture interne, anche in collaborazione con Università ovvero Enti pubblici di ricerca e organismi di ricerca.
(Fonte: www.leggioggi.it 03-11-2011)
 
Ricerca. Fonti di risparmi con cui finanziarla di più PDF Stampa E-mail
Una leggina permette a chi finanzia un politico di avere uno sconto fiscale 50 volte superiore a quello di chi dà soldi a un ente benefico o alla ricerca sul cancro. Tutte le proposte di legge presentate per correggere quest’abominio giacciono mestamente in parlamento. I costi devono essere uniformi: dalle «liquidazioni» ai deputati alle siringhe delle Asl. Per mantenere i suoi dipendenti, la Regione siciliana non può far pagare a ogni cittadino 353 contro i 21 euro della Lombardia. E se si stabilisce il blocco delle assunzioni, questo deve riguardare, a maggior ragione, anche Palazzo Chigi. Andrebbero tagliate subito sul serio tutte le spese esagerate. I dipendenti di Palazzo Chigi sono attualmente più di 4.600 contro i 1.337 del Cabinet Office di David Cameron. La sola Camera paga per affitti 35 milioni di euro l'anno: 41 volte più che nel 1983. Una megalomania estesa alle Regioni. Dove negli ultimi anni gli investimenti immobiliari sono stati massicci. La Puglia «sinistrorsa» ha appaltato la costruzione della nuova sede per 87 milioni, la Lombardia «destrorsa» per il Nuovo Pirellone con un mega-eliporto ne ha spesi 400. Per non dire di certi contratti extra lusso: ogni dipendente medio del Senato costa 137.525 euro. Cioè 19 mila più dello stipendio dei 21 collaboratori stretti di Barack Obama.
(Fonte: S. Rizzo, G.A. Stella; Corsera 14-11-2011)
 
Ricercatori. La retribuzione della didattica svolta dai ricercatori a tempo indeterminato PDF Stampa E-mail
Martedì scorso il sottosegretario Giuseppe Galati (Istruzione) è stato chiamato a rispondere a un’interrogazione dell’on. Manuela Ghizzoni (PD) circa la spinosa questione della retribuzione della didattica svolta dai ricercatori universitari a tempo indeterminato. Questione spinosa perché se pure la legge Gelmini stabilisce che tale didattica principale deve essere retribuita (pur nei limiti di bilancio dei singoli Atenei) le università fanno tutte finta di non sentire e, probabilmente, quei soldi li hanno già spesi. Ma è la costruzione della risposta all’interrogazione che è comica e, a tratti, francamente ridicola.  Prima di tutto si comincia con il negare che il Ministero sappia quale sia la percentuale della didattica principale (“curriculare”) svolta dai ricercatori oltre a quella prevista come loro dovere (la cosiddetta didattica “integrativa”). In altre parole, dal 2005 a oggi non si è in grado di dire, e neppure prevedere, quanta sarà tale didattica per il prossimo anno accademico. Motivo? Disarmante: “il Ministero non è in possesso dei dati relativi alla percentuale di didattica curriculare affidata ai ricercatori di ruolo trattandosi di determinazioni assunte dagli atenei in piena autonomia e per le quali non è prevista una specifica comunicazione al Ministero”.
(Fonte: P. Graglia 14-11-2011)
 
Ricercatori. La retribuzione dei ricercatori neoassunti PDF Stampa E-mail
«C'è una vicenda che andrebbe risolta al più presto. Com’è noto, fino ad ora, i ricercatori neoassunti percepiscono nel primo anno uno stipendio ridotto di circa il venti per cento. L'Esecutivo, per non lasciare i ricercatori neoassunti con lo stipendio "tagliato" (circa 1200 euro) per tutta la durata del blocco (fino al 2014), sta preparando un provvedimento per anticipare al primo anno la corresponsione dello stipendio "pieno". Purtroppo, nell'attuale versione del provvedimento, non è esplicitamente chiarito che ciò varrà anche per coloro che sono stati assunti nel 2010. «Per evitare una mostruosità giuridica e un grave danno-beffa per gli interessati, si chiede al governo - e anche al parlamento in sede di espressione dei pareri sui decreti attuativi della Legge 240 - di riformulare questa norma».
(Fonte: La Stampa 14-11-2011)
 
Ricercatori. Rivedere il decreto sulla valorizzazione PDF Stampa E-mail
"Lo schema di decreto sulla valorizzazione dei ricercatori, che vorrebbe adeguare gli stipendi dei nostri ricercatori, tra i più bassi d'Europa, penalizza in maniera incredibilmente iniqua più di 1500 ricercatori al secondo anno. Esso necessita tuttavia di una modifica fondamentale, in quanto si parla solamente di ricercatori a tempo indeterminato al primo anno di attività, lasciando fuori con un'incredibile svista più di 1500 ricercatori al secondo anno di attività, che per via del blocco degli scatti stipendiali del pubblico impiego di Tremonti nel 2010, restano ancorati alla cifra base di 1300€. Costoro si troverebbero inoltre trattati in maniera iniqua anche rispetto ai colleghi al terzo anno, che non sono stati coinvolti nel blocco, e, come se non bastasse, in merito al provvedimento di Tremonti, sono già reduci da una maldestra interpretazione della legge Moratti del 2005, che aveva previsto un aumento degli stipendi a partire dal secondo anno di attività come integrazione "una tantum" per avvicinarci alla media europea, non come scatto stipendiale, quale effettivamente è stato inteso dalla maggior parte degli atenei che hanno applicato su di loro il blocco. Noi pertanto abbiamo chiesto la retroattività del provvedimento in modo che anche i ricercatori al secondo anno ne possano beneficiare. Chiediamo al nuovo Governo di occuparsi subito di università ricerca e giovani. Dobbiamo investire nel futuro del paese e nell'eccellenza."
(Fonte: P. Zazzera e R. Coco dell’IDV, AGENPARL 15-11-2011)
 
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