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1 Novembre
Abilitazione scientifica nazionale. Regolamento PDF Stampa E-mail

Nello schema di decreto del Presidente della Repubblica recante il regolamento per il conferimento dell'abilitazione scientifica nazionale per l'accesso al ruolo dei professori universitari, l'articolo 4 dice: "Il Ministro, con proprio decreto, definisce criteri e parametri differenziati per funzioni e per area disciplinare, ai fini della valutazione dei candidati di cui all'articolo 6, comma 5."
Inoltre, l'Articolo 16, comma h) della legge 240 del 30 dicembre 2010 stabilisce "l'inclusione nelle liste dei soli professori positivamente valutati ai sensi dell'articolo 6, comma 7, e in possesso di un curriculum, reso pubblico per via telematica, coerente con i criteri e i parametri di cui alla lettera a) del presente comma, riferiti alla fascia e al settore di appartenenza".
Un ampio dibattito ancora in corso si è sviluppato sui criteri e sui relativi parametri di riferimento, che saranno oggetto del decreto del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca di cui al DPR citato. Tali criteri e parametri riguardano sia i candidati che intendono accedere all'abilitazione scientifica nazionale, sia, per effetto del citato comma h) dell'articolo 16 della legge 240, i professori ordinari che si candidano a commissari per l'abilitazione scientifica nazionale.

 
Abilitazione scientifica nazionale. I criteri di valutazione di candidati e commissari PDF Stampa E-mail
Il passaggio cruciale che deve far partire i concorsi per l’abilitazione scientifica nazionale è l’emanazione di un provvedimento che definisce i criteri per valutare i futuri professori ma anche chi dovrà giudicarli idonei, cioè i commissari. Il provvedimento è molto atteso dalla comunità accademica e ha imboccato la strada del Consiglio di Stato per il via libero definitivo. Ma quali sono, dunque, i requisiti che si dovranno possedere per ottenere l'abilitazione? Per essere giudicati idonei alla cattedra i candidati ordinari e associati dovranno dimostrare di aver prodotto titoli e pubblicazioni «di rilevante qualità e originalità, tali da conferire una posizione riconosciuta nel panorama anche internazionale della ricerca». Ovviamente queste dovranno essere congrue con il settore concorsuale ed essere collocate in «collane o riviste di rilievo nazionale o internazionale che utilizzino procedure prestabilite e trasparenti di revisione tra pari». Nella valutazione dei titoli la commissione si atterrà agli indicatori definiti dall'ANVUR, ma anche ad altri parametri che dimostrino che ad es. il candidato abbia diretto riviste o collane editoriali. Nella valutazione complessiva si valuterà, poi, l'impatto delle pubblicazioni all'interno del macrosettore o del settore concorsuale. Tra 20 e 18, poi, il numero massimo delle pubblicazioni che l'aspirante ordinario dovrà presentare, mentre tra 12 e 14 quelle per il futuro associato. Ma anche prima di far parte della commissione per l’abilitazione bisognerà dimostrare di avere i requisiti adeguati. Primo tra tutti quello di essere un docente ordinario e in possesso «di una qualificazione scientifica coerente con i criteri e i parametri stabiliti» e di aver una continuità della produzione scientifica «con particolare riferimento all'ultimo quinquennio». Questa dovrà essere almeno pari a quella richiesta per il conseguimento dell'abilitazione per la fascia dei professori ordinari nel settore concorsuale di appartenenza. In ogni caso i criteri e i parametri non saranno immutabili nel tempo, ma saranno adeguati ogni cinque anni dall'Anvur.
(Fonte: B. Pacelli, ItaliaOggi 13-10-2011)
 
Abilitazione scientifica nazionale. I pareri sulla qualità della valutazione PDF Stampa E-mail

Il dibattito sulla qualità della valutazione in sede di abilitazione scientifica nazionale si è focalizzato su due pareri istituzionali distinti e in buona parte discordanti tra loro: quello del CUN – Comitato Universitario Nazionale e quello dell’ANVUR – la neonata Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca. La differenza tra i due documenti risulta subito evidente.
Il documento del CUN ha adottato un approccio “caso per caso”, che ha il difetto di mancare di coerenza e unitarietà. In alcuni settori, ad esempio, si contano solo le pubblicazioni su riviste certificate ISI, in altri genericamente si parla di riviste internazionali o di “peer-reviewed”, in altri si conta di tutto. In alcuni settori si calcola l’h-index, in altri il numero di citazioni, in altri non si tiene conto della bibliometria, ma ci si accontenta (è il caso dell’area umanistica) di due monografie pubblicate non si sa bene come e dove. Per non parlare delle varie soglie numeriche (in genere comunque abbastanza basse), non si capisce basate su cosa, su quali studi particolareggiati. Tali soglie, non tenendo conto delle differenze molte volte sostanziali esistenti nelle procedure di pubblicazione e di citazione anche tra settori appartenenti alla stessa area, finiscono inevitabilmente per essere poco selettive per alcuni e iperselettive per altri. In definitiva, il documento CUN appare del tutto settoriale e privo di un metodo unitario. Le sue debolezze sono evidentemente conseguenza della faticosa opera di mediazione fra corporazioni accademiche.
Di diverso tenore il parere dell’ANVUR. Pur essendosi l’ANVUR trovata a formulare un parere in tempi molto brevi (i componenti dell’Agenzia erano ancora di fresca nomina), essa si è mostrata aperta al confronto con tutte le parti. Ha preso in considerazione commenti e obiezioni, trattando la questione dei criteri abilitativi, così come quella dei criteri di valutazione dell’attività di ricerca e didattica, come un processo in continua evoluzione, anziché una serie statica e immutabile di “criteri minimi” come nel documento CUN. Per i settori scientifici non-umanistici, il parere ANVUR si basa essenzialmente su requisiti di tipo bibliometrico, fissando soglie identificate sulla base del calcolo della mediana dei parametri bibliometrici posseduti dai docenti strutturati appartenenti ai settori per i quali si richiede l’abilitazione. Se ad esempio si prende in considerazione l’h-index, si chiede che il candidato all’abilitazione abbia un h-index maggiore del valore corrispondente alla mediana di coloro che appartengono a quel settore nel ruolo al quale il candidato vuole accedere (PA o PO). È chiara la selettività di criteri del genere, il fatto che essi abbiano una base statistica e che nel tempo accrescano inevitabilmente la produttività di un settore. Altra cosa che positivamente impressiona è che ANVUR tiene conto della continuità produttiva, richiedendo che tali parametri siano calcolati entro gli ultimi 5 (per i PA) o 10 (per i PO) anni, in modo da mettere sullo stesso piano giovani e meno giovani (è noto, infatti, come i parametri bibliometrici crescano con l’anzianità accademica).
Degno di nota ci pare il modo in cui l'ANVUR ha affrontato la specificità dei settori umanistici (attribuendo punteggi ai diversi prodotti scientifici in base alla loro circolazione nazionale o internazionale), dove oggi sicuramente non sono applicabili gli schemi bibliometrici proposti per le aree scientifiche. A questo proposito ci pare che la soluzione proposta dall’ANVUR costituisca un ottimo risultato, sia perché incentiva l’internazionalizzazione, sia perché contribuisce a ridurre l'arbitrio esercitato dalle commissioni di concorso (senza però azzerarne i poteri decisionali). Per quanto riguarda le discipline di area umanistica ci paiono sensate e apprezzabili le modifiche proposte congiuntamente dalla Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea e dall’Associazione degli Italianisti in uno spirito costruttivo e non difensivo. Seguendo tali proposte crediamo che si possa stimolare anche in area umanistica una vera promozione del merito.
Nonostante le critiche ricevute, e la campagna mediatica che si è da subito scagliata contro la proposta ANVUR e per la difesa dello status quo, l’Agenzia non si è chiusa a riccio, tutt’altro.
L’ANVUR ha emanato il 12 luglio un documento in cui emenda il proprio parere, tenendo conto di molte delle critiche ricevute e rigettandone, sempre in modo motivato, altre. L’ANVUR introduce oggi un approccio che ha il merito di guardare a obiettivi chiaramente identificati, in questo caso quelli di operare una selezione del corpo docente basata sul merito e di accrescere la produttività della comunità scientifica italiana. E non lo fa dal punto di vista dei potentati accademici o di interessi di singole discipline, ma sulla base di studi accurati e alla luce delle migliori pratiche internazionali.
ANVUR inoltre cerca di incentivare il più possibile le pubblicazioni su riviste e/o editori internazionali dove con tal termine si deve intendere quei lavori pubblicati per essere letti in un circuito mondiale e scritti in lingua inglese. Ciò non perché, come qualcuno obbietta, si pecchi di esterofilia o si voglia sminuire la lingua di Dante e di Leopardi, quanto perché l’inglese è oggi, piaccia o non piaccia, la lingua universalmente adottata in un contesto internazionale e risulta essenziale, per un ricercatore (ormai di tutte le discipline), comunicare i risultati dei propri lavori al pubblico più ampio possibile.
(Fonte: insorgere, APRI 22-09-2011)

 
Abilitazione scientifica nazionale. Il parere del CUN sul regolamento PDF Stampa E-mail

I lavori del CUN del 18 e 19 ottobre si sono conclusi con l’approvazione di un parere sulla bozza di “Regolamento recante criteri e parametri per la valutazione dei candidati ai fini dell'attribuzione dell'abilitazione scientifica nazionale per l'accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari”. Il testo, approvato unanimemente dall’aula, è fortemente critico sui contenuti del decreto proposto dal ministero. Al parere è collegato un documento di lavoro che prospetta un possibile diverso schema di regolamento.
Secondo il CUN è «irragionevole» prevedere che nella valutazione di chi punta all'abilitazione nazionale da associato e ordinario siano prese in considerazione solo le pubblicazioni prodotte dopo l'ultima nomina ricevuta dal candidato, e non piace l'applicazione diffusa di indicatori bibliometrici non solo per valutare aspiranti associati e ordinari, ma anche per decidere chi può far parte delle commissioni giudicanti. Il CUN richiede di modificare 16 punti sparsi nei 9 articoli di regolamento (nemmeno il titolo si salva dalle obiezioni del CUN), e in particolare di rivedere i criteri di valutazione delle pubblicazioni. Nel tentativo di costruire un meccanismo di giudizio il più possibile oggettivo, il ministero ha puntato sugli indicatori bibliometrici internazionali nei settori in cui sono diffusi e di parametri analoghi che l'Agenzia nazionale di valutazione è chiamata a costruire dove mancano. Per avere speranze di ottenere l'abilitazione, secondo il provvedimento i candidati dovranno raggiungere una valutazione superiore alla mediana ottenuta dal totale dei "concorrenti". Il riferimento alle «migliori prassi internazionali», ribatte il CUN, è troppo generico, la delega all'ANVUR troppo ampia e la «partecipazione» della comunità scientifica alla costruzione dei criteri è troppo trascurata. Non solo. Il regolamento impone che per essere commissari gli ordinari debbano vantare una qualificazione scientifica pari a quella dei candidati e una produzione scientifica continuativa di livello negli ultimi cinque anni; nessuna obiezione sul primo requisito, ma il CUN contesta gli «automatismi», soprattutto sulle pubblicazioni. L'altra regola contestata, relativa all'esame limitato alle pubblicazioni successive all'ultima nomina, era finita al centro delle obiezioni anche dei ricercatori, perché rischia di tradursi in un premio all'anzianità nel ruolo più che al merito della produzione.
(Fonte: Il Sole 24 Ore 20-10-2011)

 
Abilitazione scientifica nazionale. Valutazione dei candidati. Perplessità sulle proposte dell’ANVUR PDF Stampa E-mail

Il 22 giugno l’Agenzia di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) ha reso noto un documento di “criteri e parametri” per la valutazione dei candidati che intendano accedere (non si sa quando) ai ruoli di professore universitario, salvo poi pubblicarne un mese dopo, il 25 luglio, un secondo che intendeva recepire le critiche venute da più parti (http://www.anvur.org/?q=lista-documenti). Alla base della proposta ANVUR c’è un criterio statistico: il singolo ricercatore per accedere alla valutazione da parte di una commissione per diventare associato (o ordinario) deve avere una produzione scientifica superiore alla mediana di quella degli associati (o ordinari) del settore per cui chiede l’abilitazione. La mediana è calcolata, con differenze tra i settori tecnico-scientifici, da un lato, e umanistici dall’altro, utilizzando esclusivamente indicatori bibliometrici, cioè il numero di pubblicazioni e di citazioni di queste.
Il 17 gennaio di quest’anno l’Accademia delle Scienze francese ha presentato un rapporto (pdf) in cui evidenzia i limiti e i pericoli dell’utilizzo dei meri indicatori bibliometrici, notando come molti validi ricercatori, compresi premi Nobel, hanno indicatori quantitativi di valore basso. Giustamente l’Accademia francese mette in evidenza come gli indicatori bibliometrici “non hanno valore intrinseco” ma vanno opportunamente pesati tenendo conto, per esempio, dell’età dei ricercatori. Nonostante quanto sostenuto dal presidente dell’ANVUR in un recente articolo apparso sul “Corriere della Sera”, il rigido criterio della mediana privilegia i vecchi e/o i furbi, non i giovani appassionati alla ricerca. Privilegia le ricerche alla moda e non le nuove ricerche, che naturalmente hanno più difficoltà a essere accettate velocemente dalle riviste e spesso, nell’immediato, hanno meno citazioni. Indicazioni per certi versi simili a quelle dell’Accademia francese vengono da un documento del 21 luglio del Dipartimento Generale per l’Innovazione e la Ricerca dell’Unione Europea (“Du bon usage de la bibliometrie pour l'évaluation individuelle des chercheurs” http://www.academie-sciences.fr/activite/rapport/avis170111.pdf) che descrive, per ognuno dei quattro livelli individuati (riconducibili ai nostri “dottorando”, “ricercatore”, “associato”, “ordinario”), le competenze (che per noi sono i “requisiti di ammissione”) senza rigidità.
Altra cosa è utilizzare indicatori bibliometrici e la statistica nelle valutazioni di grandi strutture (Atenei, Centri di Ricerca, gruppi di Dipartimenti, Facoltà o Scuole). Perché l’ANVUR non è partita da qui? Sarebbe stato un vincolo non da poco al reclutamento dei singoli, responsabilizzando le commissioni a scegliere sulla base del merito. Non solo quello attestato, più o meno discutibilmente, da indicatori quantitativi, ma quello che richiede uno sforzo di analisi dei lavori per prevedere i potenziali sviluppi nel futuro sulla base della qualità delle ricerche svolte, della loro originalità e della loro autonomia. Proprio quello sforzo che ha permesso in passato e permette oggi in altri Paesi il reclutamento in base al merito. Infatti, né l’Unione Europea né i Paesi con cui ci confrontiamo si sono mai sognati di adottare criteri simili a quelli proposti dall’ANVUR.
(Fonte: www.scienzainrete.it 13-10-2011)

 
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