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7 Ottobre
Valutazione. Parametri bibliometrici e lingua straniera PDF Stampa E-mail

La comunità scientifica nazionale e internazionale è tutta fortemente critica dei parametri bibliometrici che invece, per l'ANVUR, costituiscono parametri da «utilizzare per i candidati all'abilitazione», parametri così precisati: 1) il numero di pubblicazioni censite su Isi o Scopus (o altra base dati di ampia copertura); 2) il numero totale delle citazioni; 3) l'indice h (basato sul numero delle pubblicazioni e sulle citazioni ricevute).  Fortunatamente qualche dubbio deve avere colto i membri dell'ANVUR dato che — anche se non detto direttamente — tali parametri non si applicano, almeno per ora, alle discipline storiche, filologiche, filosofiche, antichistiche, giuridiche e sociali (aree 10-14, con alcune eccezioni); per questi settori sarebbe opportuno tener presenti le indicazioni del CNR.
Assai preoccupante appare la distinzione proposta, fra articoli e monografie in lingua non italiana e quelli in italiano (forse si pensa, ma non si dice, all'inglese), assicurando ai primi una maggiore valutazione. Così una monografia, anche di grande rilevanza, pubblicata in lingua italiana vale meno («peso 1 punto») di una pubblicazione in lingua straniera (peso 1,5: curioso l'uso del termine «peso» per qualificare il valore scientifico di un testo). La stessa definizione di un punteggio massimo per ogni pubblicazione penalizza monografie di più alto valore; meglio sarebbe indicare un punteggio globale per le pubblicazioni, lasciando alle commissioni di valutare le singole opere.V'è infine l'introduzione di un criterio puramente aziendalistico e manageriale nel «profilo scientifico del professore associato e del professore ordinario»: la capacità «di attrarre finanziamenti»; «almeno in un caso» per l'associato, con una «posizione di leader» per l'ordinario. Come se compito di uno studioso, sua missione, fosse trovare denari e sponsor, e questo possa essere requisito tanto importante da divenire condizione per accedere alla carriera universitaria.
(Fonte: T. Gregory, Corsera 10-09-2011)

 
Valutazione. Criteri bibliometrici. Ultimi a utilizzarli. Primi a rifiutarli? PDF Stampa E-mail
I criteri e i parametri assunti dall’ANVUR sono quelli quantitativi usati a livello internazionale, basati sui dati bibliometrici: numero articoli su riviste con peer review, numero di citazioni, H index (numero di articoli per autore che hanno ottenuto un numero minimo di citazioni). Tullio Gregory sul Corsera sostiene, a ragione, che questi parametri di tipo quantitativo non sono in grado di dare una valutazione affidabile della qualità del lavoro scientifico. E che affidarsi a questi parametri favorirà l’omologazione culturale. Queste critiche sono antiche e non immotivate (soprattutto nell’ambito delle discipline umanistiche). Se ne parla, a livello internazionale, da almeno trent’anni. Senza venirne a capo. Perché non ci sono – o, almeno, nessuno li ha trovati a tutt’oggi – criteri migliori, da applicare peraltro a larga scala, che consentano di garantire l’oggettività della valutazione di un lavoro scientifico. L’ANVUR non può non applicare questi criteri. Tanto più in Italia, dove è stato dimostrato – basti pensare alle valutazioni degli ultimi PRIN (Progetti di ricerca di interesse nazionale) – che anche i criteri non quantitativi (come la peer review ex ante dei progetti) utilizzati a livello internazionale finiscono per essere distorti e piegati a prassi che non premiano il merito. L’Italia giunge buon ultima a utilizzare i criteri di valutazione bibliometrici. Non sarebbe credibile  se fosse la prima a rifiutarli perché li ritiene non abbastanza perfetti.
(Fonte: P. Greco, L’Unità 13-09-2011)
 
Valutazione. Qualità scientifica PDF Stampa E-mail
E’ lecito dubitare dell'oggettività e dell'affidabilità di indici di valutazione influenzati dall'eterogeneità degli argomenti di studio, da mode talvolta transitorie e da altri fattori poco o punto collegati alla qualità scientifica. Non mi risulta che vi siano Paesi al mondo che adottino simili criteri. Ma è anche vero che siamo gli unici a gestire i concorsi com’è avvenuto finora. Si deve dunque concludere che siamo un Paese speciale che necessita di leggi speciali? Ritengo invece che anche l'Italia debba allinearsi a ciò che succede nei Paesi più sviluppati, dove la valutazione si basa solo sulla qualità scientifica recente e su altri indici appropriati a valutare il merito, la creatività e l'indipendenza di un ricercatore. Il Premio Nobel Sydney Brenner scrive: «Prima di sviluppare una pseudoscienza delle analisi delle citazioni dobbiamo ricordarci che è assolutamente importante giudicare il contenuto scientifico di ogni lavoro e che nulla può sostituire la sua conoscenza e la sua lettura. Dobbiamo anche riconoscere che la citazione spesso ci dice di più sulla sociologia della scienza che sulla scienza stessa». Per garantire il successo nel reclutamento è anche essenziale agire in maniera coerente sui meccanismi alla base del finanziamento delle università. Su questo l'ANVUR ha reso pubblica la versione preliminare del bando (VQR 2004-2010) e i criteri appaiono affidabili. La legge Gelmini ha abolito il ruolo delle Facoltà ed ha creato, come centro operativo centrale dell'impianto universitario, il Dipartimento. Sarebbe essenziale che l'ANVUR decidesse che una parte consistente del finanziamento ordinario finora destinato solo alle università, sia assegnato direttamente a queste strutture assieme ad altri incentivi finanziari.
(Fonte: La Stampa, 07-09-2011)
 
Valutazione. Una “ottusa” bibliometria PDF Stampa E-mail
Ma la riforma va in senso opposto, imponendo regole strette già per l’idoneità nazionale, regole pesanti che tolgono qualsiasi autonomia di valutazione alle commissioni. La neonata ANVUR ha prodotto direttive per le valutazioni, improntate alla più ottusa bibliometria, non tenendo in alcun conto le osservazioni del CUN e del mondo universitario (e le critiche che ormai piovono dall’estero nei confronti di questi metodi). D’ora in poi, all’arbitrio delle commissioni si sostituirà quello di regole quantitative cieche, discutibili, e autorevolmente contestate. La valutazione diventerà roba da burocrati e passacarte, calcolatori di h-index. Poi, come se non bastasse, verrà la valutazione ex-post, anche questa con gli stessi discutibilissimi criteri. Altro che «scegliete liberamente, poi vi valuteremo». Qui trionfa la più occhiuta e opprimente burocrazia statalista, forse perché ormai è uno sport nazionale dire che l’università è la sentina di tutti i mali e quindi va commissariata in ogni suo atto.
(Fonte: G. Israel, Il Sussidiario 05-09-2011)
 
Valutazione. Non ancora attiva l’anagrafe nazionale dei professori e dei ricercatori PDF Stampa E-mail
Molti problemi, ancora aperti, a proposito della valutazione-selezione dei commissari per le abilitazioni scientifiche nazionali, sono da ricondurre anche alla mancata attivazione dell’Anagrafe Nazionale dei Professori Ordinari e Associati e dei Ricercatori. A questo fine, si ricorda che l’art.3-bis del d.l. 10 novembre 2008, n.180 convertito, con modificazioni, in l. 9 gennaio 2009, n. 1 prescriveva che, a decorrere dal 2009, con decreto ministeriale, fosse istituita la predetta Anagrafe, contenente l’elenco delle pubblicazioni da essi prodotte. L’Anagrafe era concepita come strumento essenziale alla valutazione individuale e di gruppo dell’attività scientifica. Le difficoltà tecniche connesse alla sua realizzazione si sono riflesse sulle previsioni normative, necessarie alla sua istituzione, come tali oggetto di due pareri CUN, del 5 novembre 2009 e del 24 febbraio 2010. Superate anche le successive obiezioni formulate dal Garante per la Protezione dei Dati Personali, si è, tuttora, privi del provvedimento che consente l’attivazione di questo strumento, nel quale sarebbero comunque riportati gli estremi identificativi delle pubblicazioni, utili a superare anche i residui problemi connessi all’accessibilità e alla diffusione dei dati relativi alle stesse. (Fonte: CUN 05-07-2011)
 
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