Home 2011 23 Maggio
23 Maggio
Il tasso di occupazione dei laureati italiani PDF Stampa E-mail

“In Italia la laurea non paga. I nostri laureati lavorano meno di chi ha un diploma, meno dei laureati degli altri paesi europei e con il passare del tempo questa situazione è peggiorata». Lo ha detto il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma, nel corso dell'audizione alla commissione lavoro della camera. In Italia lavora il 66,9% dei laureati di 25-34 anni, contro una media europea dell'84%,l'87,1% registrato in Francia, l'88% della Germania e l'88,5% del Regno Unito.

Al contrario di quello che accade negli altri paesi europei, il tasso di occupazione tra i laureati italiani di 25-34 anni è più basso di quello dei diplomati della stessa fascia di età (69,5%). Non solo, secondo i dati del Censis, il tasso di occupazione dei laureati si è ulteriormente ridotto nel tempo, scendendo dal 71,3% del 2007 al 66,9% del 2010.

Secondo il Censis, i giovani italiani non hanno ancora conseguito adeguati livelli d'istruzione: tra i middle young (25-34 anni d'età), quando normalmente il ciclo educativo dovrebbe essere compiuto, il 29% ha concluso solo la scuola secondaria inferiore, contro il 16% di Francia e Regno Unito, e il 14% della Germania.

E ancora, i laureati registrano i valori più bassi rispetto agli altri grandi paesi europei: il 20,7% a fronte di una media europea del 33%, del 40,7% del Regno Unito e del 42,9% della Francia. Inoltre, dati i tempi prolungati dei diversi cicli formativi, l'ingresso nella vita lavorativa per i giovani italiani è ritardato. Tra i più giovani (15-24 anni) il 60,4% risulta ancora in formazione, rispetto al 53,5% della media Ue, il 45,1% della Germania e il 39,1% del Regno Unito. Gli occupati sono il 20,5% rispetto al 34,1% della media europea, il 46,2% della Germania e il 47,6% del Regno Unito.
(Fonte: ItaliaOggi 18-05-2011)
 
Accademie d’impresa (Corporate University) PDF Stampa E-mail

Sono la punta di diamante del composito sistema della formazione manageriale. Si chiamano corporate university e, in Italia, si traducono con il termine di "accademie d'impresa", vere e proprie scuole aperte in azienda e dedicate a quadri, executive e giovani di talento.

Formazione, approfondimento, aggiornamento, gestione del cambiamento, ottimizzazione delle potenzialità attraverso corsi frontali in aula e percorsi di action learning, coaching, mentoring ed e-learning. Di derivazione anglosassone, nell'ultimo decennio il loro numero è cresciuto, e non solo negli Stati Uniti. Se nel 1993 solo 400 grandi gruppi mondiali del peso di General Motors, Boeing, Motorola, McDonald's e Walt Disney potevano contare su un sistema formativo interno, il loro numero oggi è decuplicato. In Italia ne esistono poco meno di una trentina, e rappresentano il 16% delle organizzazioni aziendali dedicate alla formazione continua interna. Il boom delle corporate university e delle academy aziendali si è registrato nel nostro paese nel corso dei primi anni 2000, anche se il biennio di crisi recentemente attraversato ha finito per ridimensionarne la portata e l'incidenza. A registrare questo cambiamento è l'ultima analisi firmata dall'Osservatorio Asfor, secondo cui il big crash del 2009-2010 ha determinato un forte impatto sulla formazione.

Il boom delle corporate university e delle academy aziendali si è registrato nel nostro paese nel corso dei primi anni 2000, anche se il biennio di crisi recentemente attraversato ha finito per ridimensionarne la portata e l'incidenza. A registrare questo cambiamento è l'ultima analisi firmata dall'Osservatorio Asfor, secondo cui il big crash del 2009-2010 ha determinato un forte impatto sulla formazione.

Oltre al Sant'Anna, che ha sfornato 28 spin-off, notevole la fecondità di tutti gli atenei del centro nord a partire da Bologna (42), Perugia (35), Pisa e Politecnico delle Marche (25). «I margini di miglioramento sono ancora ampi - avverte Pittaluga - soprattutto sui fronti della penetrazione commerciale e della formazione manageriale. Queste imprese necessitano di una maggiore strutturazione e anche di sviluppare la cultura d'impresa e di rete, abbandonando del tutto la mentalità un po' naif delle origini che a volte ancora impedisce loro di utilizzare gli strumenti per stare sul mercato».
(Fonte: M. Del Barba, Il Sole 24 Ore 18-05-2011)
 
Euraxess Italy. Ricercatori, mobilità agevolata PDF Stampa E-mail
Più informazioni per la mobilità dei ricercatori stranieri. Con un portale dedicato, Euraxess Italy, sarà presentato il 23 maggio presso il Miur, in occasione di una giornata dedicata alle politiche europee per la ricerca e i ricercatori. Si tratta di uno strumento, promosso dalla Fondazione Crui in collaborazione con Area Science Park e l'università di Camerino, che fornisce ai ricercatori stranieri le informazioni necessarie per venire a svolgere la loro ricerca in Italia: dai visti d'ingresso eventualmente necessari, al sistema scolastico per i figli, al sistema di sicurezza sociale e assistenziale, a quello fiscale, alle possibilità di alloggio e così via. I ricercatori in mobilità verso l'Italia possono usufruire del contatto diretto con sette centri di servizio e otto punti di contatto locali. Allo stesso modo, i ricercatori italiani che progettano un periodo di attività di ricerca all'estero possono accedere, tramite il portale, all'intera rete europea di Euraxess services centres (http://ec.europa.eu/euraxess/), alla quale si sono registrate più di 5 mila organizzazioni di ricerca per pubblicare le loro offerte di lavoro e finanziamento.
(Fonte: ItaliaOggi 18-05-2011)
 
Provare il test d’ammissione PDF Stampa E-mail

Un’intera sezione dedicata a quello che è il primo grande passo verso il mondo universitario: Il Test d’Ammissione. E' questa l'ultima novità proposta da Universita.it, il quotidiano on line d’informazione universitaria più letto dai giovani italiani e da sempre altamente attento alle loro esigenze. Da maggio fino a settembre, su www.universita.it è possibile trovare un’area attraverso la quale lo studente può esercitarsi gratuitamente alle prove di accesso per i Corsi di Laurea a numero chiuso e no. Cliccando su “Esercitati con le simulazioni dei test d’ammissione” si potranno infatti trovare questionari fac-simile alle prove che ogni anno le facoltà propongono ai neo diplomati. Queste simulazioni permettono ai giovani di esercitarsi per tempo in modo da stimolare le proprie capacità di ragionamento logico e per migliorare la formulazione delle risposte in modo di avere una preparazione ottimale che possa portare al superamento della prova di accesso.

Perfettamente in linea con la propria mission, Universita.it cerca così di agevolare il giovane studente per tutto il suo percorso formativo, dalla scelta dell’università fino alla fase post Laurea. Per consultare la sezione sulle simulazioni dei test d’Ammissione: www.universita.it/category/simulazione-test-ammissione/
(Fonte: università.it 19-05-2011)
 
Le università meglio di altre strutture pubbliche PDF Stampa E-mail
Dal 2001 - ha sostenuto il presidente della Conferenza dei Rettori delle Università italiane, Marco Mancini - le Università hanno raddoppiato le entrate dall'esterno, riducendo l'incidenza dei trasferimenti dal Ministero. Gli atenei sono, quindi, migliori di molte altre strutture pubbliche. Una parte del finanziamento dello Stato ce la guadagniamo, o la perdiamo, in base a una valutazione: in quale altro ente pubblico accade questo? Questo nuovo modello di Università spinge affinché il momento terminale del processo sia oggetto di valutazione. Ma se questo meccanismo vuole essere coerente, deve portare a una nuova valorizzazione dell'autonomia. Fatemi lavorare, guardate cosa faccio e, se non sono bravo, mi bastonate. Tutto questo ha senso se io prendo decisioni liberamente, rendendo conto agli stakeholder". E, relativamente alle sollecitazioni secondo le quali le Università dovrebbero cercare il sostegno finanziario delle imprese, Mancini ha commentato: "Dov’è l'impresa che si possa permettere di dare un contributo significativo a un ateneo? Non parliamo di un milione di euro, ma almeno di dieci, quindici milioni di euro". Il presidente della CRUI ha puntato il dito contro l'eccessivo numero di vincoli che legano il bilancio universitario, un bilancio che, oltretutto, come ha sottolineato anche il segretario generale del CUN Fabio Naro, al termine dell'anno finanziario ancora deve ricevere il budget statale. "Dobbiamo agire rapidamente – ha sollecitato Mancini -. Insieme dobbiamo riuscire a convincere Governo e Ministero che, una volta applicata la riforma prevista dal DDL 240, si possa costruire una reale autonomia per far funzionare questa macchina. E che devono fare anche da benzinai alla suddetta macchina", ha concluso, riferendosi alla stretta sui finanziamenti. Un argomento sostenuto anche dal segretario generale del Consiglio Universitario Nazionale Fabio Naro. "L'Università – ha detto – ha contribuito a pagare la crisi economica del Paese. Il CUN deve favorire la fluidificazione delle procedure per realizzare la riforma nel più breve tempo possibile; una riforma applicata non a costo zero, ma a costo decurtato". Secondo Pallonaro l'aspetto più innovativo della riforma consiste nello "spirito di riunificare nei dipartimenti ricerca e didattica", mentre la valutazione generica degli atenei "non ha nessun senso. Il meccanismo di valutazione si deve applicare a un livello tale in cui queste due missioni – didattica e ricerca – dell'Università siano contemporanee, come succede negli Stati Uniti, dove la valutazione è condotta per aree disciplinari".
(Fonte: comunicato stampa su un confronto tra il presidente della CRUI e il segretario generale del CUN. UNIMC.it 21-05-2011)
 
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