Home 2011 26 Febbraio
26 Febbraio
Segnalazione dell'Antitrust per l’accesso ai corsi di medicina veterinaria PDF Stampa E-mail
«Il numero chiuso per l'accesso ai corsi di laurea in medicina veterinaria può determinare «ingiustificate limitazioni all'accesso all'esercizio di una professione, con la conseguente limitazione della concorrenza tra professionisti». Lo sottolinea l'Antitrust in una segnalazione inviata al governo e al parlamento. Per l'Antitrust «non è condivisibile la scelta legislativa secondo cui, per la determinazione del numero chiuso, debba essere presa in considerazione la situazione occupazionale dei veterinari che operano nell'ambito del sistema sanitario nazionale. Infatti, tale valutazione comporta un'artificiosa predeterminazione del numero dei potenziali professionisti e determina, dal punto di vista economico, un ingiustificato irrigidimento dell'offerta di prestazioni veterinarie». Pertanto l'Autorità evidenzia «la necessità di rivedere il processo di determinazione del numero chiuso mediante l'abolizione di tutte le disposizioni normative che prevedono la verifica del fabbisogno produttivo, in quanto barriere all'entrata volte a definire ex ante e in modo restrittivo il numero di potenziali operatori che forniscono le prestazioni veterinarie».
(ItaliaOggi 22-02-2011)
 
Il 3+2 in ingegneria PDF Stampa E-mail
«L'idea alla base della formazione universitaria "3+2" era che l'ingegnere triennale fosse pronto e spendibile sul mercato del lavoro. Ma non è per niente così», spiega Sergio Polese, presidente del Claiu, l'associazione europea degli ingegneri di "lungo corso", ovvero i laureati quinquennali. «Noi riteniamo, come Consiglio nazionale, che aver spezzato la formazione in due moduli da tre e due anni abbia danneggiato tutti. Non solo perché i laureati triennali hanno una formazione lacunosa. Ma anche perché la laurea "magistrale", cioè il biennio di specializzazione, deve giocoforza riprendere nozioni di base e professionali compresse in malo modo nei tre armi precedenti». Un disastro totale, cui si aggiunge la poca chiarezza legislativa su quali siano le competenze specifiche dell'ingegnere "triennale" che comunque è anche lui iscritto all'albo. «La legge dice che possono collaborare con gli ingegneri "quinquennali" ed essere impiegati per "opere semplici", un'espressione poco chiara», ammette Polese. Sarà per questo che oltre l'80 per cento degli ingegneri non si ferma alla laurea breve, ma prosegue con la magistrale. «La figura del triennale non ha convinto neanche gli stessi studenti», commenta Polese. La proposta del Consiglio nazionale degli ingegneri è pertanto quella di affiancare a un percorso breve, di tre anni, anche una formazione unica, di cinque anni, ma continua. Non spezzata, cioè, in blocchi da 3 e da 5. Come nelle vecchie lauree, insomma. E magari, chissà, prevedere quattro anni di tirocinio pratico come negli States.
(La Repubblica 21-02-2011)
 
Rinnovato il Consiglio Universitario Nazionale PDF Stampa E-mail
Ricercatori, docenti e personale del mondo universitario riuniti oggi in occasione del primo insediamento successivo alle recenti elezioni dei membri del CUN, confermano alla presidenza del Consiglio universitario nazionale il professor Andrea Lenzi che rimarrà in carica per due anni. Lenzi è al suo secondo mandato CUN ed è stato eletto con la maggioranza assoluta dei voti dei consiglieri in carica. Il CUN, istituito nel 1979 con la legge n. 31, è organo elettivo di rappresentanza del sistema universitario ed è composto di 1 Presidente e 57 membri in parte elettivi e in parte designati da altri organismi universitari. Le elezioni dei propri rappresentanti si svolgono ogni quattro anni. I rappresentanti del Consiglio provengono da tutte le aree dei settori scientifico-disciplinari del mondo universitario. Nel CUN operano sei Commissioni Permanenti: ricerca; didattica; autonomia universitaria; programmazione; rapporti internazionali; reclutamento e stato giuridico. "In questi anni - ha detto Andrea Lenzi - il CUN ha contribuito alla definizione dei provvedimenti attuativi della riforma universitaria, si è impegnato a stabilire gli indicatori di qualità dell'attivita' scientifica all'interno dei diversi livelli concorsuali, all'anagrafe dei professori e dei ricercatori, a ridurre il numero dei settori scientifici disciplinari e alla revisione critica dell'equivalenza dei titoli accademici italiani con quelli internazionali".
(AGI - Roma 23-02-2011)
 
Decreto mille proroghe. Abolizione del comma 5 dell’articolo 6 della L. 240/10 sul titolo di professore aggregato PDF Stampa E-mail
Professori e ricercatori di ruolo (articolo 2, comma 6-bis). Si interviene su un refuso contenuto nell'articolo 6 della legge Gelmini sull'università. In particolare sul comma 5 relativo al titolo di professore aggregato e alle modalità di attribuzione di tale titolo ai ricercatori a tempo indeterminato. La norma era stata oggetto di rilievo da parte del Quirinale che aveva chiesto di fare un «miglior coordinamento formale» e, se del caso, sopprimere il comma 5 dell'articolo in questione, che permette di conservare il titolo di professore aggregato per l'anno accademico in cui i ricercatori svolgono corsi e moduli, oltre che nei periodi di congedo straordinario per motivi di studio di cui il ricercatore usufruisce nell'anno successivo a quello in cui ha svolto l'anno d'insegnamento. Per Paola Frassinetti (Pdl) e relatrice della riforma Gelmini alla Camera si è trattato di una «svista» della Camera, di una ripetizione di due commi, che prima abrogano una parte della legge 230 del 2005 sul reclutamento dei docenti universitari, poi la richiamano. Di qui l'abrogazione del comma 5 dell'articolo 6 della riforma Gelmini, contenuta in quest’articolo del milleproroghe in esame.
(Il Sole 24 Ore 23-022011)
 
Il Ministro programma un cambiamento per i test di accesso ai corsi PDF Stampa E-mail
Il ministro Gelmini ha dato mandato al tavolo tecnico ministeriale - che si sta occupando di rivedere i test di accesso alle facoltà con i "posti blindati" - di pensare a un «sistema di graduatorie» per i candidati che partecipano ai quiz. Questo perché spesso, ha spiegato il ministro al question time alla Camera, «chi concorre viene escluso su una sede, ma con lo stesso punteggio sarebbe potuto entrare in un altro ateneo». Attualmente ha detto Gelmini «ciascun candidato concorre per una sola sede e può essere escluso dal sistema anche se, magari, con quel punteggio sarebbe entrato in un altro ateneo. Ho chiesto al tavolo tecnico di valutare con urgenza la fattibilità, da quest'anno, di graduatorie che comprendano su base regionale almeno due o tre sedi per dare più opportunità ai giovani e quindi per accorciare il percorso universitario e il loro ingresso nel mondo del lavoro». Nel mirino, ha proseguito il ministro, anche i quiz di cultura generale per accedere in molte facoltà, che Gelmini bolla come «inadeguati». «Le modalità di accesso ai corsi universitari - ha sottolineato Gelmini - sono un tema di grandissima attualità, abbiamo già avviato un confronto con i presidi, il CUN e ovviamente gli studenti per modificare criteri e modalità di stesura dei test di accesso, ma il lavoro da fare è ancora tanto». I test di cultura generale, per esempio, «sono scarsamente adeguati al tipo di selezione di cui abbiamo bisogno. Serve più qualità, trasparenza e una valutazione effettiva dell'idoneità degli studenti».
(C. Tucci, Il Sole 24 Ore 23-02-2011)
 
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