Home 2011 26 Febbraio
26 Febbraio
Università in podcast PDF Stampa E-mail
Altre due università italiane sbarcano su iTunes U, la piattaforma per la distribuzione gratuita di lezioni in podcast tramite i server di Apple. Sono l'Università di Pisa e la Bocconi di Milano, che si aggiungono alla Federico II di Napoli, a quella di Trento, di Modena e Reggio Emilia e all'Università di Trieste. Il campus virtuale di Apple, creato il 30 maggio del 2007, oggi ha assunto dimensioni ragguardevoli. Al principio c'erano solo un pugno di università d'eccellenza americane, tra cui Stanford, Berkeley, Duke e Mit. Molto per la qualità, poco per la quantità. La premessa era ancora più ambiziosa. Apple voleva creare un contenitore digitale per la distribuzione del sapere senza vincoli: nelle playlist che iTunes Store permette di scaricare gratuitamente ci sono i podcast con le registrazioni integrali delle lezioni di centinaia di docenti di moltissimi settori disciplinari, da quelli scientifici a quelli umanistici. E in una babele di lingue, culture e approcci alle varie materie. Insieme alle sei università italiane, infatti, sono entrati altri atenei europei: Insead, Leibniz Universität di Hannover, la Zeppelin Universität, la Helios Akademie, Coimbra, l'Università di Amburgo. La premessa di ieri oggi è diventata conseguenza. Tre anni e mezzo dopo, infatti, le nazioni presenti su iTunes U sono 90, con 800 università, 350mila lezioni gratuite registrate in audio o video, 300 milioni di download da tutto il mondo. L'arena del sapere condiviso è diventata immensa, paragonabile a quegli altri grandi contenitori aperti che sono Wikipedia, la cinese Baidu-Baike, l'Internet Archive e soprattutto YouTube.
(A. Dini, Il Sole 24 Ore 27-01-2011)
 
Valutazione e governance. Si prospetta una riforma del MIUR PDF Stampa E-mail
La genericità dei riferimenti ai momenti valutativi, confermata dalla persistente non utilizzazione corretta del CNVSU (Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario), assieme all’inutilità delle forme di valutazione delle attività didattiche a opera degli studenti, ai rimandi dell’attività del CIVR (Comitato di Indirizzo per la Valutazione della Ricerca) e alla posticipata attivazione dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca), suggerisce lo scetticismo circa la reale intenzione di promuovere una politica legata agli incentivi alle buone pratiche. Le vicende dell’ANVUR e la gestione delle istituzioni destinate alla valutazione ripropongono più in generale il tema della governance del sistema d’istruzione superiore e dunque della riforma del ministero dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca Scientifica, con particolare riferimento sia ai suoi rapporti con gli atenei (comprendente tra l’altro la prospettiva del loro accreditamento), sia alla possibilità di rappresentare per le università un reale interlocutore scientifico-culturale per stimolare e premiare piuttosto che limitarsi a verificare l’uniformità alle regole standard.
(R. Moscati 28-01-2011)
 
Il progetto anti-ogm GenEticaMente PDF Stampa E-mail
La Presidenza del Consiglio, la Regione Lazio, il Comune di Roma e la Regione Puglia hanno stanziato ben 20milioni di euro da destinare a un progetto ispirato dalle fobie allucinatorie dell'ex-sessantottino Mario Capanna. Il progetto si chiamerà, forse per assonanza con il film di Albanese, GenEticaMente. A leggere la «piattaforma di ricerca», cioè i tipi di tecnologie e gli obiettivi del programma, viene subito da ridere. Poi, però, subentra una profonda tristezza. E uno si chiede chi possa mai aver vagliato, sul piano della plausibilità e della fattibilità, le cosiddette piattaforme d’innovazione che sono state finanziate. È evidente che i ministri, presidenti di regioni, sindaci e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, non hanno chiesto, come si fa a livello internazionale per qualunque stanziamento di fondi pubblici, a un comitato di esperti neutrali, se il progetto ha una sua razionalità. Il piano si ammanta della definizione di «ricerca partecipata», cioè democraticamente controllata. In realtà è l'ennesimo esempio nazionale di manipolazione politica della scienza, nel nome di pregiudizi ideologici. È il ritorno della politicizzazione della biologia del sovietico Lysenko. I danni per una politica agraria ideologica e irresponsabile, saranno a carico dei milioni di cittadini italiani che dovranno pagare il cibo più caro in un paese che diventerà economicamente sempre più arretrato.
(G. Corbellini, Il Sole 24 Ore 30-01-2011)
 
La diminuzione dell’offerta formativa PDF Stampa E-mail
Dai 5493 corsi di laurea dell'anno accademico 2009-10, secondo i dati dell'ultimo rapporto del CNVSU, si è passati ai 4930 attuali. E non solo, perché secondo le proiezioni del CUN, per il prossimo anno accademico la decurtazione sarà di almeno altri 500 corsi. Perché oltre al decreto ministeriale 270/04 (revisione del 3+2) l'ultimo tassello al dimagrimento è imposto con il DM 17/10 (di applicazione della nota 160/09) che contiene i requisiti minimi per la razionalizzazione e qualificazione dell'offerta formativa. Un provvedimento che sta gettando di nuovo gli atenei in una frenesia da riforma e che per via dei tagli sui finanziamenti li ha anche costretti a intervenire sulle tasse degli studenti. Offerta formativa ridisegnata e contribuzione aumentata sono, comunque, le due diverse facce di un mondo in piena evoluzione, attraversato da dieci anni di riforme e che il CNVSU, che passerà ora il testimone all'ANVUR, ha messo nero su bianco nell'XI rapporto sullo Stato del sistema universitario. Da quando è partita la riforma didattica del 3+2 (DM 509/99), rileva il CNVSU, il numero di corsi di studio di primo e di secondo livello è aumentato passando in modo generalizzato da 3.234 del 2001/02 a 5.835 del 2007/08, nonostante le raccomandazioni a razionalizzare l'offerta formativa. L'aumento complessivo, in particolare negli anni più recenti, dipende in buona parte dall'avvio generalizzato delle lauree specialistiche che, dall'a.a. 2003/04 al 2008/09, sono passate da circa 1.400 ad oltre 2.700, comprese anche quelle a ciclo unico. Dopo il boom nel 2007-08 è cominciata, poi, la lenta retromarcia della macchina universitaria non del tutto completata.
(ItaliaOggi 31-01-2011)
 
La frammentazione dell’offerta formativa PDF Stampa E-mail
Gli insegnamenti attivi erano 116mila nell’a.a. 2001/02, aumentano fino a un massimo di 180mila nell’a.a. 2006/07, e da allora si riducono passando nel 2007/08 a 171mila e nel 2008/09 a 159mila. La percentuale di insegnamenti ai quali sono attribuiti non più di 4 crediti formativi si mantiene stabile nello stesso periodo intorno al 40%, anche qui però con una diminuzione nell’anno accademico 2007/08 (36,2%) ed ancor più marcata nel 2008/09 (30,7%). La distribuzione per tipo di facoltà non è uniforme; infatti, ad esempio, nelle facoltà di Medicina e Chirurgia si registra la frammentazione massima (al 54% degli insegnamenti sono attribuiti non più di 4 CFU), mentre la frammentazione minima si ha nelle facoltà di Giurisprudenza, dove la percentuale di insegnamenti fino a 4 crediti è di poco inferiore al 10% e nelle facoltà di Statistica (6,6%).  In conclusione, la frammentazione dell’offerta formativa, che era una delle caratteristiche negative della riforma ex D.M. 509/99, si è ridotta considerevolmente nel 2008/09 tanto che a ciascun insegnamento sono attribuiti in media 6,1 crediti formativi (erano 5,9 nel 2007/08, 5,8 nel 2006/07, 5,6 nel 2005/06 e 5,3 nel 2004/05); pare dunque che i probabili effetti dell’applicazione sistematica del DM 270/04 abbiano portato a un’ulteriore, considerevole, riduzione della lamentata frammentazione. L’indicatore relativo all’impegno didattico dato dal numero medio di crediti formativi per docente di ruolo, a livello nazionale, è pari a 12,0 mentre è pari a 6,5 per le facoltà di Medicina e Chirurgia (esclusa l’attività assistenziale), e 7,8 per Medicina Veterinaria. La proporzione di crediti coperti da docenti di ruolo dello stesso ateneo è del 77,1%, quella coperta da docenti esterni all'ateneo ma appartenenti a ruoli universitari è del 4,2%, mentre quella coperta da docenti esterni all'ateneo non appartenenti a ruoli universitari è del 18,7%. Si constata che, oltre alla proporzione degli insegnamenti ai quali sono attribuiti fino a 4 crediti formativi, anche quella degli insegnamenti coperti da docenti esterni agli atenei, è molto differente per gruppi di facoltà. Ad esempio, la copertura dei crediti è affidata alla docenza extra-accademica per il 36,9% nelle facoltà di Architettura, per il 33,9% nelle facoltà di Scienze Motorie e per il 31,7% nelle facoltà di Medicina. Tale proporzione è minore, invece, nei corsi di studio delle altre discipline. Nel 2009/10 la riduzione del numero di docenti ha probabilmente “imposto” anche la riduzione del numero dei corsi di studio.
(Dall’XI Rapporto sullo Stato del Sistema Universitario del CNVSU, gennaio 2011)
 
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