Reclutamento. Il meglio dal controllo e bilanciamento reciproco tra gestione amministrativa e tecnica |
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Devo confessare che provo un senso di noia alle diatribe sul reclutamento. Se ne parla da mezzo secolo, e non si è mai fatto un passo avanti: anzi, cercando di infilare nella selezione dei docenti concorrenza e mercato (tra atenei) si è fatto solamente un lungo passo indietro, vedi concorsi locali. Vi è molto poco da inventare: e fino a quando si cercherà di percorrere la strada dei "criteri obiettivi" (vedi abolizione di prove scritte per il reclutamento dei Ricercatori, e simili sciocchezze) non si andrà lontano. Il reclutamento inefficiente deriva da un sistema sbagliato: fino a quando non vi sarà un bilanciamento tra il potere di chi amministra, e il potere di chi ha in mano la gestione "tecnica" non possiamo aspettarci nulla o quasi di buono. Le tanto celebrate università USA vivono e prosperano con un bilanciamento dei due poteri: i CDA non sono formati in maggioranza da docenti. Un qualche miglioramento potrà esservi nelle nostre università quando l'ANVUR funzionerà a pieno regime, e bene. Non è dato sapere fra quanti lustri. (R. Nicoletti, NFA 02-01-2011) |
Reclutamento e milleproroghe |
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Premessa: le Università che impiegano più del 90% del budget in stipendi subiscono delle penalizzazioni, per esempio sulla possibilità di assumere nuovi ricercatori e professori. Secondo una consuetudine normativa che si tramanda di Milleproroghe in Milleproroghe, nel calcolo di questa "quota 90" non si tiene conto degli adeguamenti ISTAT, e gli stipendi dei dipendenti che svolgono attività retribuite anche dal Sistema Sanitario Nazionale sono conteggiati solo in parte. Il fatto: nell'ultimo Milleproroghe lo "sconto" suddetto non è stato prorogato. Questo ha come conseguenza che molte Università fino al mese scorso sotto "quota 90", si troveranno improvvisamente sopra. Specialmente quelle che hanno grandi Facoltà di Medicina.
Conseguenza: una larga parte delle Università italiane non potrà avviare contratti a tempo determinato ne’ bandire posti per professore (senza contare altre possibili conseguenze dello sforamento della "quota 90"). Sviluppi: il Milleproroghe deve essere, prima o poi, convertito in legge dal Parlamento. Ovviamente le componenti accademiche si attiveranno per un reinserimento della proroga in tale sede, e al solito sulla scacchiera peseranno le mosse del MIUR, del MEF, della CRUI...Eppure la riforma "epocale" è legge, giusto? E non aveva detto lo stesso Tremonti che alle nuove regole sarebbero seguite maggiori risorse? Se questo è l'inizio... Buon 2011 a tutti… (France, NFA 02-01-2011).
Il mancato sconto va ripristinato in sede di conversione del decreto-legge. E’ una battaglia che si fa ogni anno, una specie di rituale. speriamo che alla fine vada bene, come andò bene lo scorso anno. Da notare però che loro ci provano sempre... questo è deprimente (Insorgere, NFA 02-01-2011) |
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Reclutamento. il rapporto AF/FFO |
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1. L'assunzione dei vincitori dei concorsi già banditi (I e II sessione 2010) è comunque in larga parte fatta salva, sia perché fa fede il rapporto AssegniFissi/FondoFinanziamentoOrdinario (AF/FFO) del 2010 (quando si applicavano gli sconti) sia perché si tratta per la maggior parte di "posti Mussi" totalmente finanziati.
2. L'indizione di bandi da ricercatore, che d'ora in poi saranno a tempo determinato, non è influenzata dal fatto che il rapporto AF/FFO sia superiore al 90%.
3. Le sole categorie che, di fatto, avranno le conseguenze peggiori dalla mancata proroga degli sconti saranno quella dei professori associati e quella dei ricercatori. Infatti, non appena partirà l'abilitazione nazionale, ai già tanti idoneati in cerca d'autore, si aggiungeranno altre migliaia d’idoneati ad associato o ordinario, i quali vorranno tutti progredire in carriera.
Ora però la mancata applicazione degli "sconti" farà sballare i conti, quasi tutte le università saranno sopra il 90% e non sarà possibile fare promozioni di carriera (a meno che la legge non sia cambiata, cosa, va da sé, possibile e probabile). A quel punto le università potranno esclusivamente bandire concorsi da ricercatore (a tempo determinato). Si noti che addirittura il piano triennale di assunzioni di professori associati potrebbe essere in forse, qualora si preveda un cofinanziamento (questo ancora non è chiaro). Infatti, a queste chiamate non si applicano le restrizioni della legge 133 ma, in teoria, si dovrebbero applicare le restrizioni dovute allo sforamento del rapporto AF/FFO (sempre che i posti non siano totalmente finanziati).
Nota a margine: supponiamo per assurdo che un’università bandisca un concorso da RTD-b, perciò con tenure-track. Se alla scadenza del contratto il ricercatore consegue l'abilitazione nazionale, supera l'ulteriore verifica da parte del suo ateneo, Ma ha la sfortuna di lavorare per una università che, proprio quell'anno, ha sforato il tetto del 90% ... ebbene cosa ne sarà di questo ricercatore? Gli si dice "abbiamo scherzato, torna a casa"? Questo mi porta a pensare che il sistema Italia non sia ancora maturo per un tenure-track. Sempre ammettendo che qualche università per sbaglio ne bandisca qualcuno... (mino, NFA 02-01-2011) |
Gli atenei inglesi potranno accogliere solo due su tre richieste di ammissione di studenti |
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In Gran Bretagna l’Universities and Colleges Admissions Service (Ucas) ha calcolato che le richieste d’ammissione saliranno a 705.500 prima dell’estate, frantumando qualunque record precedente. «Ma i nostri atenei non saranno in grado di dire di sì a più di 479 mila persone. È questo è il tetto massimo imposto dal governo». Significa che 226.500 ragazzi dovranno rivedere le proprie aspettative al ribasso. Il conservatore David Willets, sottosegretario all’Università, commenta: «Gli atenei non sono obbligati a triplicare le rette. Abbiamo calcolato che la nuova media annua si attesterà sulle 7.500 sterline. Presteremo i soldi a chi non li ha. C’è sempre stata competizione in questo Paese per iscriversi ai corsi di laurea. È ovvio che anche questa volta non tutti ce la faranno». L’Ufficio nazionale di statistiche prevede che il debito medio di uno studente a fine corso, tra tasse e alloggi, sarà di circa 28 mila sterline. Soldi che dovranno essere restituiti nell’arco di trent’anni una volta che il neolaureato sarà in grado di garantirsi un salario di 21.500 mila sterline. Gli interessi sui prestiti passeranno dall’1,5 al 3%. (La Stampa 07-01-2011) |
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