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24 Novembre
Esami facili. Nove esami in quarantacinque giorni PDF Stampa E-mail
Indagini dei Ros, 15 indagati in ateneo a Reggio Calabria. Nel mirino anche professori e ricercatori delle università di Catanzaro e Messina. I figli della 'ndrangheta forse non saranno i più secchioni, ma i più bravi sicuramente sì. Uno di loro, A., è riuscito a superare nove difficilissimi esami in soli quarantuno giorni. Così stava diventando architetto senza avere mai preso un libro in mano. La mafia calabrese sale in cattedra e detta legge anche all'Università. "Senti, ma come si chiama la materia?", chiede A. P., rampollo di una delle famiglie influenti di San Luca al professore che lo deve raccomandare con il collega di Arboricoltura Generale. Dopo qualche ora lo zio D. s'informa con il nipote: "Quanto hai preso?". Il ragazzo gongola: "Trenta! Trenta!". E lo zio: "Alla faccia: e che materia era?". Il quasi laureato A. P. balbetta, non sa cosa rispondere: "Agro.. agro... agricoltura?". (A. Bolzoni, La Repubblica Reggio Calabria 19-11-2010)
 
Approvati dalla commissione VII della Camera emendamenti abrogativi di norme del DDL Gelmini PDF Stampa E-mail

In commissione VII alla Camera sono stati approvati 34 emendamenti abrogativi di norme già votate qualche settimana prima. Di seguito i contenuti più importanti di tali emendamenti:

- eliminazione del ripristino degli scatti di anzianità per i giovani ricercatori (art. 5 bis del testo approvato in commissione Cultura); - definanziamento degli incentivi per l’internazionalizzazione del sistema universitario e in particolare per insegnamenti o corsi di studio che si tengono in lingua straniera (art. 2, comma 2, lettera l); - possibilità di assorbimento da parte del ministero dei risparmi generati da eventuali fusioni di atenei, (art. 3, comma 3); - soppressione del trasferimento dei beni demaniali in uso agli atenei (art. 3bis); - obbligo di restituzione dei buoni studio anche da parte degli studenti che hanno ottenuto il massimo dei voti (art. 4, comma 1, lettera b), - cancellazione nella definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) per il diritto allo studio dei seguenti obiettivi: borse di studio, trasporti, assistenza sanitaria, ristorazione, accesso alla cultura, alloggi (art. 5, comma 6, lettera a); - nei passaggi di livello eliminazione dell’aggancio alla classe quarta per la rivalutazione iniziale che era stato introdotto a parziale compensazione della mancata ricostruzione di carriera (art. 8, comma 3, lettera b); - definanziamento della retribuzione integrativa per i ricercatori che svolgono didattica o attività gestionali (art. 9 comma 01); - eliminazione della soglia minima di 20 mila euro annui per gli assegni di ricerca (art. 19, comma 6); - ammissione che non si tratta di un vero tenure track poiché la conferma di ruolo è condizionata con norma esplicita alla disponibilità delle risorse (art. 21, comma 5); - mancato riconoscimento delle prestazioni dei contratti a tempo determinato ai fini del trattamento di quiescenza e previdenza (art. 25, comma 10quater); - cancellazione della norma relativa ai concorsi per associato che non ha copertura finché non è approvata al Senato la legge di stabilità. Infine nell’ultimo emendamento (art. 25, comma 11 bis), il ministro dell’Università “provvede” al monitoraggio degli atenei e “riferisce” al ministro dell’Economia il quale interviene “con proprio decreto” per modificare gli stanziamenti in bilancio a favore dell’università. (sintesi da un resoconto di W. Tocci 20-11-2010)
 
Parere di un ex ministro sul DDL Gelmini PDF Stampa E-mail

Il testo del DDL Gelmini in discussione in parlamento va molto migliorato senza risparmiare sforzi per trovare convergenze tra gli schieramenti, così come auspicato con autorevolezza dal capo dello stato. Volendo indicare gli interventi inderogabili, procederò per punti.

Primo: occorre un altro modo di gestione. Gli aspetti scientifico-didattici devono essere affidati al senato accademico mentre va data nuova forza e vitalità al consiglio d'amministrazione che non può essere nominato da corporazioni interne. Siamo in ritardo nella cultura degli stakeholder, ma è soprattutto a loro che spetta il compito di dispiegare strategie di amministrazione. Naturalmente quel mondo - enti locali, imprese, sindacati, associazioni - deve meritare un simile ruolo perché non sempre, a oggi, ha espresso rappresentanze adeguate a tale decisivo compito, simile a quello dei board degli atenei anglosassoni.

Secondo: si è perso fin troppo tempo nell'organizzare in modo compiuto il sistema di valutazione. Su tale versante occorrono chiarezza e severità. Peer review: indipendenza, competenza, internazionalizzazione (fin dove possibile) per giudicare i risultati di ricerca, didattica, gestione e corrispondenti politiche premiali. Da evitare: valutazioni burocratiche, ministeriali, centralistiche e corrispondenti disposizioni regolamentari di stato che con un cumulo di scartoffie appiattiscono ricchezza ed eterogeneità di ciascun ateneo.

Ci sono altri due aspetti centrali: europeizzazione del sistema e risorse. Perché i paesi scandinavi, anglosassoni, la Germania da ultimo, hanno intrapreso convinti il Bologna process (che da noi si chiama in modo grossolano 3+2) mentre in Italia c'è tanta resistenza e si pontifica sull'inadeguatezza della laurea triennale? Sottolineo che in Gran Bretagna il bachelor esiste ab immemorabili e quelle università sono tra le prime nelle graduatorie mondiali. È strategico - per la nostra società - che i titoli di studio abbiano valenza europea. Che il laureato italiano possa spendere il suo titolo in Europa. Annoto che non si lavora verso tale obiettivo. Ed è grave perché i sistemi universitari che non danno titoli di studio qualificati ed europei tradiscono la loro missione e devono essere considerati di serie B.

L'altro tema è quello delle miseria di risorse per ricerca e università. Siamo in coda tra i paesi evoluti, lontani anni luce dal Nord Europa. Ci sono stati sprechi? Vanno sanzionati e tagliati i rami secchi. Ma il tema non può diventare lo spreco. (L. Berlinguer, Il Sole 24 Ore 20-11-2010)
 
A proposito dei settori scientifico-disciplinari PDF Stampa E-mail
Nel cantiere-Università è ancora aperta la revisione dei settori scientifico disciplinari (Ssd) - attualmente sono 370 - richiesta dal ministro dell'Università al Consiglio universitario nazionale (Cun), fin dal settembre 2008. La codifica del sapere è un elemento fondante del rapporto tra comunità scientifica e un Paese. Perché i Ssd sono importanti? Per più di un motivo. Sono indispensabili nella valutazione dei requisiti necessari per la docenza; nella formulazione dei bandi di concorso e nella composizione delle commissioni; nella valutazione della ricerca scientifica attraverso l'attribuzione dei finanziamenti personali o all'università. In parole semplici, i Ssd riguardano: le materie di insegnamento, i posti a concorso, i fondi di ricerca e il finanziamento all'università. Alla base dell'individuazione di un Ssd vi è un criterio di omogeneità scientifica a livello sia dell'oggetto di ricerca sia delle metodologie impiegate. Ma date le funzioni dei Ssd, è meglio avere pochi o tanti raggruppamenti? Un'opinione ricorrente è che un numero elevato di Ssd implichi concorsi con commissioni omogenee e più competenti; d'altro canto, ciò implica la richiesta di attribuzione di crediti negli ordinamenti didattici. Certamente un numero elevato di Ssd ha una tradizione profondamente radicata nel panorama nazionale. È possibile ritenere, d'altra parte, che l'omogeneità scientifica - cui fa spesso riferimento anche il Cun - sia la chiave di scelta. (L. Filippini, E. Fornero, Il Sole 24 Ore 22-11-2010)
 
Fondi per l’università nella legge di stabilità PDF Stampa E-mail
Nel maxiemendamento governativo della legge di stabilità approvata venerdì 19 alla Camera ha trovato spazio la proposta sul «piano straordinario per la chiamata di professori di seconda fascia per ciascuno degli anni 2011-2016», che aveva portato vicino al naufragio la riforma Gelmini e che secondo le nuove previsioni potrà invece partire dal gennaio prossimo (da oggi il DDL sarà in discussione alla Camera). Le assunzioni degli associati andranno in deroga anche ai vincoli del turn over, e saranno finanziate da una quota degli 800 milioni aggiuntivi (500 milioni dal 2012) destinati al fondo ordinario. Gli ultimi sviluppi parlamentari  danno di nuovo in crescita le chance di approvazione del DDL, mentre la questione fondi è stata blindata nella legge di stabilità. La dote è di 800 milioni per il 2011 (contro un taglio originario da 1,24 miliardi) e di 500 milioni l'anno dal 2012, e porta il fondo ordinario a 6,77 miliardi per l'anno prossimo e a 6,65 l'anno successivo (nel 2010 è di 7,2 miliardi). (G. Trovati, Il Sole 24 Ore 22-11-2010)
 
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