Home 2010 24 Novembre
24 Novembre
L'università paga per farsi valutare PDF Stampa E-mail
Le università s'interrogano sul ruolo che possono avere nella sfida competitiva del Paese. E spendono 250 mila euro per comprendere quale fondamentale contributo possono dare. Sicuramente «il contributo» (anche lauto) lo hanno dato allo studio Ambrosetti cui hanno commissionato la ricerca... Ma i rettori che fanno capo alla Crui non hanno proprio trovato nessuno all'interno dei loro atenei cui far studiare il loro possibile ruolo nella ripresa economica? Evidentemente no, se si sono affidati a una società esterna in barba alla difficile situazione di bilancio che ogni anno impatta sempre di più le università italiane. Anche se suona strano che la conferenza che riunisce 77 atenei statali e non, non abbia trovato ricercatori, professori, in generale eccellenze in grado di elaborare un documento ad hoc sul sistema universitario, senza tirar fuori quei soldi che provengono da quelle stesse università dai bilanci traballanti. La Crui, infatti, deve la sua sopravvivenza economica ai contributi obbligatori che, ogni anno, arrivano da quelle università che ne fanno parte. Ma c'è di più. La presentazione dello studio «L'università italiana nella sfida competitiva del paese», realizzato con l'obiettivo dichiarato dalla stessa Crui «di contribuire al dibattito in materia di rinnovamento dell'università facendo luce sul complesso rapporto d’interrelazione tra università e paese», è stata affidata direttamente al ministro dell'università, Maria Stella Gelmini, sfruttando un momento di amnesia della stessa. Visto che è di giugno 2010 un documento riservato del Miur che mette in luce come 36 atenei su 66 (quindi più del 50%) sono con i bilanci in rosso. E non proprio nella condizione di regalare 250 mila euro per fare quello che era possibile fare in casa. (ItaliaOggi 08-11-2010)
 
Seconda edizione del bando per under 40 "Futuro in ricerca" PDF Stampa E-mail
Il ministero ha lanciato la seconda edizione del bando per under 40 "Futuro in ricerca". Sul piatto ci sono 50 milioni, come la prima volta, le scadenze per la partecipazione sono fissate a dicembre. Ma anche sul nuovo concorso è polemica. Il bando è del 27 settembre e indica tre categorie di partecipanti per fasce di età e posizione lavorativa. Ma i requisiti sono finiti nel mirino dei ricercatori e del CUN, che ha chiesto di allungare i tempi per la presentazione delle domande perché troppo brevi e di "attenuare la rigidità dei criteri" di adesione allargando la fascia di età di partecipazione fra i ricercatori più giovani per evitare di escludere dei meritevoli per pochi mesi di differenza nella data di nascita. Il ministero ha detto sì alle modifiche, il 26 ottobre è arrivata la rettifica. (Decreto n. 705/Ric., - 10A13449 - GU n. 266 del 13-11-2010)
 
In diminuzione il tasso di passaggio dalla scuola all’università PDF Stampa E-mail
La riforma degli ordinamenti dei corsi di studio universitari, avviata dieci anni fa con il primo regolamento sull’autonomia didattica (D.M. 3 novembre 1999, n. 509), ha dato avvio a un processo di profondo cambiamento delle caratteristiche dell’offerta formativa orientato al conseguimento di due obiettivi: la convergenza del nostro sistema di formazione superiore verso quello degli altri Paesi europei e il miglioramento dell’efficienza ed efficacia dello stesso. La riforma del 1999 si proponeva di contrastare la progressiva diminuzione del tasso di passaggio dalla scuola all’Università registrato nel corso degli anni ’90 (dal 79,9% del 1991/1992 al 61,3% del 1999/2000). La riforma non ha tuttavia prodotto i risultati sperati: a una prima fase di ripresa del tasso di passaggio dalla scuola superiore all’Università è seguita una fase di diminuzione; le mancate iscrizioni al secondo anno oscillano intorno al 20%, che lo stesso livello del periodo pre decreto; il 79,6% degli immatricolati, una percentuale pressoché identica a quella registrata dieci anni fa, sceglie di iniziare il proprio percorso formativo nella regione di residenza; gli studenti fuori corso sono in costante aumento; il tasso di passaggio dalla laurea alla laurea magistrale è quasi del 60% e i valori più elevati si registrano proprio in quelle discipline, come Ingegneria (83%), nelle quali “era lecito attendersi l’acquisizione di una formazione di primo livello più direttamente finalizzata a ottenere un titolo immediatamente spendibile sul mercato del lavoro” [fonte: IX Rapporto sullo stato del sistema universitario presentato dal Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario - Cnvsu]. (http://www.ilduemila.com/?p=856 08-11-2010)
 
I ranking The e Qs PDF Stampa E-mail
In questi giorni il settimanale inglese "The" (Times higher education, nato da una costola del quotidiano "The Times" e quindi diventato rivista autonoma) ha pubblicato una classifica globale rivedendo l'intero apparato di selezione che negli ultimi sei anni aveva permesso di stilare questo tipo di valutazioni. Il Times higher education dopo sei stagioni ha interrotto la sua collaborazione con Qs, il gruppo leader del Mba Tour, che porta in cinquanta città del mondo le business school internazionali. Quest'anno i risultati tra i due diversi ranking - Qs lo ha pubblicato l'8 settembre scorso - divergono sostanzialmente, sia nelle prime posizioni, dove l'università di Cambridge era balzata al primo posto superando tutte le americane ("The" l'ha ridimensionata al sesto), sia per il numero di università Usa classificate (72 nel ranking del Times 54 in quello di Qs). Nella classifica Qs due atenei italiani sono rimasti nella Top 200: Bologna (176ª) e La Sapienza a Roma (190ª). (C. Zunino, La Repubblica 08-11-2010)
 
Stato giuridico o stato confusionale? PDF Stampa E-mail

La legge 168/89 voluta dall'allora ministro Ruberti, concesse alle università quell'autonomia prevista dall'art. 33 della costituzione, articolo ignorato da tutti i governi e le legislature antecedenti. L'autonomia concessa non fu totale, come sarebbe stato preferibile, ma didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile (art. 6, comma 1). Nell'art. 16, comma 4, punto d) fu espressamente sancito che gli Statuti emanati dalle sedi universitarie, dovevano comunque prevedere “l'osservanza delle norme sullo stato giuridico del personale docente, ricercatore... ”. Pertanto lo stato giuridico dei docenti universitari, cioè l'insieme delle norme che fissano diritti, doveri, retribuzione e pensionabilità dei docenti, rimanevano escluse dall'autonomia universitaria. Nel corso degli anni è successo che, per effetto di una più o meno malintesa autonomia, le sedi hanno invaso la sfera dello stato giuridico dei docenti, con interpretazioni più o meno forzate di norme dello Stato riguardanti aspetti dello stato giuridico e, in particolare, retributivo e pensionistico. Si è così creata una giungla di diversificati diritti, doveri, aspetti retributivi e pensionistici tali da poter dire che lo “stato giuridico” dei docenti universitari è ormai uno “stato confusionale”. Questa nota ha lo scopo di sottoporre all'attenzione dei ministri competenti, della CRUI, del CUN, delle Associazioni sindacali della docenza universitaria e del mondo accademico, la realtà dello “stato confusionale”, attraverso la disamina di alcune specifiche questioni, con l'intento che si attuino doverosi interventi mirati a ripristinare quell'uguaglianza dei diritti e dei doveri per docenti aventi lo stesso “status” indipendentemente dalla sede in cui operano. A seguito della legge sull’autonomia il Ministero non può intervenire con “disposizioni emanate con circolari” (art. 6, comma 2).  Però anche una semplice indicazione di massima su interpretazioni della normativa da parte dell’ufficio Legislativo del MIUR, specie se accompagnata da una raccolta di sentenze della giustizia amministrativa o pareri di altre amministrazioni dello Stato sarebbe probabilmente sufficiente a convincere singoli atenei ad adeguarsi alle procedure ritenute più corrette.

Indice degli argomenti: - Assegno ad personam (Aap), - Riconoscimento assegni di ricerca nella ricostruzione di carriera, - Riconoscimento servizio di tecnico laureato - sentenza Consulta n. 191/2008, - Età pensionabile per i professori associati, - Art. 69 del DL 112/88 convertito con legge 133 del 6 giugno 2008, - Art. 9 comma 1 del D.L. 31/5/2010 n. 78, - La retribuzione aggiuntiva dei medici universitari in convenzione con il SSR. (A. Pagliarini, M. Marchionni 10-11-2010. V. nota integrale: http://aperinsubria.blogspot.com/2010/11/stato-giuridico-o-stato-confusionale.html )
 
« InizioPrec.1234567Succ.Fine »

Pagina 3 di 7