Home 2010 12 Ottobre
12 Ottobre
In vista la riforma degli enti di ricerca PDF Stampa E-mail
"Procederemo a una riforma degli enti per la ricerca. Pensiamo a una governance duale". Lo ha dichiarato il ministro Gelmini, oggi a Roma a margine di un convegno dell'Acri. "Crediamo che ogni ente di ricerca debba essere rappresentato da una figura altamente qualificata - ha detto il ministro - Accanto a un presidente espressione del mondo scientifico, serve un direttore generale autonomo per far funzionare al meglio quell'ente. Istituiremo un tavolo per la semplificazione delle procedure", perché "troppe volte le imprese avviano progetti di ricerca, ma le lungaggini burocratiche scoraggiano gli investimenti", ha aggiunto Gelmini. (Adnkronos Salute 06-10-2010)
 
Borse di studio universitarie in diminuzione PDF Stampa E-mail
L'emergenza più sentita dalle matricole universitarie è sicuramente il taglio delle borse di studio universitarie. Quest'anno, secondo stime elaborate dall'economista Giuseppe Catalano del Politecnico di Milano, uno dei massimi esperti in materia, solo il 66,1% degli idonei avrà la borsa contro il 92,4% dell'anno scorso. Una percentuale che nel 2011/12 scenderà al 60%.  Come se non bastasse, il ministero non ha ancora ripartito l'annualità 2010 alle Regioni e c'è, in più, un problema di coordinamento con il decreto del 2001 sul diritto agli studi universitari che prevede sia assicurato alle singole Regioni l'80% di quanto ottenuto l'anno prima. Significa che il Fondo dovrebbe essere di 187 milioni mentre a disposizione ce ne sono solo 99. Le risorse, inoltre, potrebbero diminuire ulteriormente. «Questo in conseguenza del taglio di tre miliardi dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni a decorrere dal 2011. Le Regioni, anche quelle del Centro-Nord, non saranno in grado di compensare con risorse proprie la diminuzione di quelle statali. Insomma, dal 2011 potrebbe essere messa in discussione l'esistenza stessa del Fondo e dell'intero sistema del sostegno agli studenti», paventa Catalano. A rischio l’eguaglianza delle opportunità e la mobilità sociale. «Le condizioni familiari eserciteranno un'influenza sempre più determinante nel successo scolastico». Gli effetti dei tagli non saranno solo sulle tasche delle famiglie. «La borsa di studio», argomenta lo studioso, «ha un significativo impatto sulla continuità e la qualità degli studi, in particolare per gli studenti fuori sede, e sulla mobilità studentesca verso le università migliori. Si accentuerà la provinciali7m7ione del sistema e risulteranno frustrati gli sforzi per attirare studenti stranieri». (F. Dente, Vita 08-10-2010)
 
Il ruolo dei nuclei di valutazione delle università PDF Stampa E-mail

Istituiti nel lontano 1993, in occasione della Legge Finanziaria per l’anno seguente, e in parallelo (anzi, in connessione) con l’adozione di un nuovo modello di finanziamento del sistema universitario, basato sostanzialmente sull’allocazione complessiva di un fondo indiviso per ciascuna istituzione - al contrario del metodo allora vigente, incentrato sull’attribuzione per capitoli di spesa - i nuclei hanno risentito della conseguente impostazione “economicista” di fondo, imperniata sulla valutazione del “buon uso” delle risorse in regime di più marcata autonomia di bilancio.

La riflessione sul ruolo e sulle metodologie da seguire in materia di valutazione della didattica e della ricerca avrebbe dovuto prendere rapidamente la scena per rafforzarne l’identità su temi più propriamente accademici, sempre al servizio dell’organizzazione e della buona conduzione dell’istituzione. Tuttavia un’altra ambiguità di fondo, destinata ad avere conseguenze rilevanti sul ruolo dei nuclei nell’ecosistema universitario, non sembrava chiarita: si trattava di realizzare una “valutazione interna” o una “valutazione esterna”? Vediamo di capirci di più.

In un sistema universitario in cui si andavano costruendo le condizioni giuridiche per una reale autonomia delle singole Università - e quelle del decennio 1989-1999 sono state tutte riforme che muovevano in quella direzione - si doveva prontamente capire che due erano le tipologie di valutazione che era necessario concepire e implementare: una dell’istituzione nei propri confronti (una auto-valutazione, per così dire), ed una dell’“ambiente esterno”, con la regia ovviamente dell’autorità pubblica, nei confronti dell’istituzione “autonoma”. L’auto-valutazione deve servire all’istituzione per capire come sta funzionando, se si stiano realizzando al meglio le politiche e i programmi decisi dai propri organismi dirigenti, e per dare fiducia “all’esterno” che le proprie attività vengano puntualmente seguite, guidate, ed eventualmente corrette, ricompensate o sanzionate. La valutazione esterna serve alla società tutta per capire se l’istituzione meriti la pubblica fiducia riposta nelle sue prerogative di autonomia, se questa autonomia venga esercitata con responsabilità, e in che modo le attività e i risultati rispondano a requisiti di qualità accademica che fissino la cornice per un comune sistema universitario nazionale, anche eventualmente tenendo conto dei necessari riferimenti Europei e internazionali. Può costituire la base, inoltre, per le decisioni relative al finanziamento pubblico o per forme di accreditamento delle istituzioni e dei corsi di studio. I due tipi di valutazione sono correlati laddove - e questo accade quasi sempre, in tutto il mondo - un certo processo di valutazione interna costituisce la prima fase, il materiale di riflessione, per un processo di valutazione esterna.

Non andiamo oltre in questo breve excursus teorico, necessariamente schematico. Diciamo allora che per tutto questo tempo il ruolo dei nuclei, se analizzato alla luce di tale quadro teorico, è risultato piuttosto incerto, e, sebbene la definizione di legge e le prerogative relative alla nomina dei componenti (di competenza del Rettore e/o del Consiglio di Amministrazione) lo qualifichino come organo di valutazione interno, è invalsa spesso la prassi di nominare anche membri esterni all’istituzione, fra i quali, talvolta, lo stesso Presidente. La progressiva messa in opera di organismi nazionali come il CNVSU e il CIVR avrebbe dovuto risolvere il dubbio identificando quelli come i titolari delle attribuzioni relative alle valutazioni esterne, ma l’ancora immatura architettura di tali procedure, e la sostanziale assenza del CNVSU dal settore delle “visite in situ” e dalla redazione dei relativi rapporti di valutazione - modalità che qualifica nel resto del mondo tale ruolo - ha condotto ad una necessaria “supplenza” dei nuclei per alcuni elementi di questa funzione. Le attività dei nuclei, per di più, sono state mediamente al di sotto delle attese dal punto di vista dello spessore delle valutazioni e del loro impatto. Ridotti, in diversi casi, a raccogliere una messe di dati sulle attività istituzionali - per la qual cosa un ufficio statistico sarebbe bastato - e richiesti di predisporre e somministrare agli studenti i questionari di soddisfazione e valutazione dei corsi, i nuclei non sono riusciti (nella media, ribadiamo) a svolgere né un compito di effettiva valutazione interna né quello di possibile valutazione esterna. Già nel 2003 un esperto come Dino Rizzi rifletteva criticamente sull’esperienza dei nuclei per contribuire a scioglierne l’ambiguità, e a questo testo rimandiamo i più interessati per un approfondimento dei concetti fondamentali.

Certamente in questi ultimi anni i nuclei hanno provato a guadagnare spazio e rilievo istituzionale nell’università, con la consapevolezza di dover costituire un riferimento necessario per numerose decisioni, e attraverso la redazione di rapporti sempre migliori; sarebbe riduttivo non vedere questi sforzi per non voler considerare puntualmente ogni singola sede. E’ anche attivo un coordinamento nazionale da essi costituito (CONVUI).

Ma è qui che s’innesta ora la proposta del ddl Gelmini, il quale viene a prescrivere (Art. 2, comma 1, lettera p) una  composizione del nucleo di valutazione […] con soggetti di elevata qualificazione professionale in prevalenza esterni all’ateneo; il coordinatore può essere individuato tra i professori di ruolo dell’ateneo»

ed inoltre (lettera q) la «attribuzione al nucleo di valutazione della funzione di verifica della qualità e dell’efficacia dell’offerta didattica […], anche sulla base degli indicatori individuati dalle commissioni paritetiche docenti-studenti […], nonché della funzione di verifica dell’attività di ricerca svolta dai dipartimenti e della congruità del curriculum scientifico o professionale dei titolari dei contratti di insegnamento […]».

La relazione di accompagnamento del ddl al Senato spiegava che «in merito all’organo preposto alla valutazione interna dell’ateneo (il nucleo di valutazione) […], sono introdotti principi volti ad assicurarne l’imparzialità ed efficienza: si prevede, infatti, che i componenti siano in prevalenza esterni all’ateneo stesso e che il numero sia integrato da una rappresentanza degli studenti per gli aspetti istruttori relativi alla valutazione della didattica.». Insomma, ancora una congerie di elementi che da una parte intendono assicurare al nucleo l’“imparzialità” (rispetto a chi? qual è il problema?), e dall’altra ne riconfermano formalmente il ruolo di organo di valutazione interna. Ma a questo punto bisogna richiamare pure la normativa istitutiva dell’ANVUR (Decreto-Legge 3 ottobre 2006 , n. 262), fra i cui compiti c’è (Art. 2 comma 138) quello di «[…] b) indirizzo, coordinamento e vigilanza delle attività di valutazione demandate ai nuclei di valutazione interna degli atenei e degli enti di ricerca»: ecco un’altra volta il nucleo servitore di due padroni. Se aggiungiamo che non sappiamo ancora in che modo l’ANVUR, con i limitati mezzi a disposizione, potrà organizzare con propri panel gli attesi cicli di visite in loco per la redazione dei rapporti di valutazione esterna (si consulti a questo riguardo il sito della francese AERES, alla quale il Regolamento dell’ANVUR esplicitamente si ispira), non rimane che concludere come non ci sia ancora piena chiarezza e consapevolezza sui ruoli e sulle responsabilità secondo lo schema teorico che abbiamo sommariamente descritto in precedenza. (Renzino l'Europeo 03-10-2010)
 
Commissione europea: una relazione sulla valutazione dell'impatto delle scienze sociali e umanistiche nello spazio europeo della ricerca PDF Stampa E-mail

Il ruolo delle scienze sociali e umanistiche nello Spazio europeo della ricerca sottolinea il suo crescente contributo per rispondere al meglio alle sfide che attendono l'Europa. Per questo motivo la Commissione europea ha pubblicato la relazione "Valutazione dell'impatto del programma quadro sulla formazione dello Spazio europeo della ricerca (SER) nelle Scienze sociali e umanistiche (SSH)".  Il rapporto presenta i risultati di uno studio volto a valutare il contributo delle SSH del programma quadro sul SER. Inoltre, essa illustra la ricerca svolta nel contesto dell'invito dell'azione chiave di ricerca socio-economica del Quinto programma quadro, nonché nell'ambito della parte "Cittadini e governance nella società basata sulla conoscenza" del Sesto programma quadro.  Lo studio ha esaminato l'impatto di questi programmi in quattro settori: - le politiche di ricerca per le SSH negli Stati membri, - gli effetti strutturanti dei nuovi strumenti, - l'importanza del sostegno alle infrastrutture di ricerca nell'ambito del programma SSH, - l'impatto del programma sulle carriere dei ricercatori partecipanti. (28-09-2010. Per maggiori informazioni, visitare:http://cordis.europa.eu/fp7/ssh/home_en.html)

 
Deutsche Bank diventa partner strategico dell'università Bocconi PDF Stampa E-mail
Con la sottoscrizione di un importante accordo triennale, presentato questa mattina all’Università Bocconi, Deutsche Bank è il primo gruppo straniero a diventare partner strategico dell’ateneo di via Sarfatti. L’impegno di Deutsche Bank, tra i principali operatori finanziari a livello globale, si concretizzerà nei seguenti aspetti:
• il sostegno alla ricerca, con l’istituzione della Cattedra Deutsche Bank in “Quantitative Finance and Asset Pricing”, di cui sarà titolare Carlo Favero, professore ordinario di econometria, membro del Dipartimento di finanza dell'Università;
• l’ingresso di Josef Ackermann - Chief Executive Officer di Deutsche Bank - nell’International Advisory Council che assiste il consiglio di amministrazione della Bocconi nella definizione delle strategie di internazionalizzazione; e quello di Flavio Valeri, Amministratore Delegato Deutsche Bank Italia, nel Comitato Consultivo della Fondazione Partnership Bocconi;
• il sostegno agli studenti più meritevoli, attraverso la creazione di borse di studio Deutsche Bank;
• l’organizzazione di seminari specifici inerenti tematiche economico-finanziarie.
(21-09-2010)
 
« InizioPrec.123456Succ.Fine »

Pagina 3 di 6