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01 Settembre
Uscire dalla crisi con forti investimenti nell'istruzione universitaria di alto livello. Un’idea dalla Gran Bretagna PDF Stampa E-mail

La possibile strategia di uscita dalla crisi presuppone, per il suo successo, la capacità di recuperare competitività nel nuovo assetto economico globale. Ciò significa essenzialmente innovazione, ricerca e tecnologia. L'idea che quest’obiettivo possa prescindere da forti investimenti nell'istruzione universitaria di alto livello è ingenuo. In Italia, la manovra di consolidamento del bilancio non ha toccato direttamente le università e la ricerca (a parte gli stipendi dei professori) e abbiamo sentito dichiarazioni di buone intenzioni in base alle quali se si creeranno spazi di spesa questa dovrà essere indirizzata verso il sistema scientifico. Nonostante le buone intenzioni, tuttavia, il nodo del finanziamento del sistema universitario rimane con tutta evidenza aperto.
Un’idea ci viene dalla Gran Bretagna dove è in discussione la proposta dei Liberal Democrats di istituire una graduate tax, vale a dire una tassa sui laureati, per contribuire al finanziamento delle università. La giustificazione è che chi usufruisce di un elevato livello d’istruzione dovrebbe contribuire maggiormente al suo costo. Naturalmente, questo obiettivo può essere facilmente perseguito attraverso un aumento delle tasse universitarie, che avrebbe come effetto non solo di assicurare un finanziamento aggiuntivo alle università, ma anche di aumentare la qualità dell'istruzione attraverso la concorrenza tra università. L'idea della tassa sui laureati rompe, invece, la relazione tra costo dell'istruzione e pagamento da parte degli studenti, perché, diversamente dal meccanismo del prestito d'onore che è rimborsato dopo la fine degli studi, la tassa sui laureati si basa sul reddito degli stessi e non termina una volta rimborsato il prestito. La logica è diversa e pone il problema del finanziamento dell'istruzione in una prospettiva potenzialmente nuova.
Facciamo un esempio Immaginiamo che lo Stato finanzi un grande programma d’investimenti in università e centri di ricerca di eccellenza. Per semplicità assumiamo che chi entra in queste università, dopo adeguata selezione, non debba pagare nulla. Si tratta di un investimento pubblico in conoscenza e capitale umano, del tipo di quello che stanno attuando massicciamente in Cina e altri paesi emergenti e che è stato in passato alla base del miracolo coreano. Il problema che si pone è come lo stato, cioè la collettività, si possa appropriare, in una società libera, dei rendimenti dell'investimento e fondare su questi l'accumulazione progressiva di un patrimonio anche finanziario da utilizzare a fini di sostenibilità del sistema. L'idea è che chi entra in queste università, stipula un accordo societario *** con lo stato per un investimento congiunto, in cui lo studente apporta capitale umano iniziale e lo stato apporta capitale finanziario incorporato nel finanziamento delle università. Entrambi i contraenti si aspettano che i propri capitali siano remunerati e si accrescano grazie alla società costituita. I dividendi per la remunerazione dei due diversi capitali conferiti, derivano dai maggiori redditi personali ottenuti grazie all'aumento di capitale umano acquisito con l'istruzione. Allo stato dovrebbe essere pagata quindi, come remunerazione del capitale messo a disposizione, una tassa sui redditi personali di coloro che escono dalle università con il proprio capitale umano accresciuto. Una sorta di generalizzazione del meccanismo del prestito d'onore, ma con la cruciale differenza che la somma restituita è determinata dal grado di successo e di rendimento della conoscenza acquisita nel periodo di formazione, cioè dal successo della società di fatto costituita, e non limitata nel tempo. Lungo questa strada si potrebbe immaginare di porre le basi per fondazioni universitarie capaci di auto sostenersi e di fornire allo stato delle royalty sul giacimento di risorse di conoscenze accumulate nel tempo. (E. Felli e G. Tria, Il Foglio 13-08-2010)

 
Codacons, professori universitari a contratto verso Class Action PDF Stampa E-mail

I professori a contratto delle università italiane verso la class action. A organizzarli il Codacons, che annuncia oggi l'iniziativa volta a "ottenere per questa categoria professionale il riconoscimento delle retribuzioni loro spettanti". Secondo i dati dei consumatori, infatti, il 55% dei docenti italiani è costituito da professori a contratto. Una categoria nata nel 1998 per volere dell'allora ministro dell'Università, Luigi Berlinguer, e che, pur con compiti e mole lavorativa del tutto identica ai docenti interni, riceve un trattamento economico, dice ancora il Codacons, "da fame, che si aggira sui 4 euro l'ora, la metà di una colf". Insegnanti, peraltro, denunciano ancora i consumatori, "del tutto privi di copertura previdenziale e assistenziale" e che dunque determina "una disparità inaccettabile", contro la quale intentare una class action chiamando in causa le singole università e il ministero della Pubblica Istruzione.
"L'azione - commenta il presidente Codacons, Carlo Rienzi - è finalizzata a ottenere il ripristino della legalità con conseguente riconoscimento in favore dei professori a contratto sia del rapporto d’impiego a tempo indeterminato sia della giusta retribuzione relativa, del trattamento previdenziale e assistenziale, oltre al pagamento delle differenze retributive già maturate negli ultimi 5 anni". (Labitalia, 17-08-2010)

 
Documento di lavoro del Consiglio Universitario Nazionale su “Indicatori di attività scientifica e di ricerca” PDF Stampa E-mail
Giusto fissare criteri fondati sulla qualità e quantità delle pubblicazioni per la progressione nella carriera universitaria. Come ha fatto il Cun con l'indicazione dei requisiti minimi per ciascuna fascia di docenza: ricercatore, associato e ordinario.
http://www.scribd.com/doc/9698886/Requisiti-Minimi-CUN-26-Dic-2008
 
Professori senza requisiti minimi PDF Stampa E-mail

Il comitato d’area 13 del Consiglio universitario nazionale (Cun) ha individuato nel dicembre 2008" (http://www.scribd.com/doc/9698886/Requisiti-Minimi-CUN-26-Dic-2008) indicatori minimali di qualificazione scientifica” per l’accesso ai tre livelli della carriera universitaria: per gli ordinari, essere autore o coautore di almeno dieci pubblicazioni negli ultimi otto anni, di cui almeno quattro pubblicate in riviste di “grande rilievo scientifico” e di queste almeno due su riviste a “carattere internazionale”; per gli associati, essere autore o coautore di almeno sei pubblicazioni negli ultimi cinque anni, di cui almeno due pubblicate in riviste di “grande rilievo scientifico” e di queste almeno una su riviste a “carattere internazionale”; per i ricercatori, il vincolo temporale si riduce agli ultimi tre anni e il numero di pubblicazioni oscilla tra una (se si è conseguito il dottorato di ricerca negli ultimi tre anni), due (se si è conseguito il dottorato di ricerca da più di tre anni) e tre (se non si ha il titolo di dottore di ricerca).

CRITERI APPLICATI AI DOCENTI DI OGGI

L’assenza di una definizione precisa di quali siano le riviste di “grande rilievo scientifico” o di “carattere internazionale” su cui è necessario pubblicare per accedere a ciascuna fascia di docenza lascia ampi margini di arbitrarietà, che rischiano di vanificare l’utilizzo di questi criteri e di reintrodurre la discrezionalità che si vorrebbe ridurre al minimo nella valutazione delle pubblicazioni. Anche in un nostro esercizio, applicato agli economisti dell’area 13, è stato necessario definire arbitrariamente, ma ci auguriamo con ragionevolezza, che cosa si debba intendere con i termini impiegati dal Cun.

Per il primo requisito, abbiamo inteso per “pubblicazioni” tutti gli articoli, articoli in volumi collettanei (a esclusione delle curatele) e libri presenti in Econlit (al 4/1/2009). In questa banca dati i libri e i volumi collettanei censiti sono prevalentemente in lingua inglese e quindi il suo utilizzo sottostima pesantemente quelli pubblicati in italiano. È una limitazione significativa, che tuttavia viene “compensata” dall’ampiezza delle riviste prese in considerazione.

Per il secondo requisito, infatti, abbiamo considerato riviste di “grande rilievo scientifico” tutte quelle presenti in Econlit. Si tratta di un numero molto alto, 1.367 riviste pubblicate in tutto il mondo. Le riviste italiane sono 49, pari al 3,6 per cento del totale, anche se quelle presenti nell'indice e ancora attive negli ultimi otto anni sono 40.

Per il terzo requisito, ovvero l’“internazionalità”, abbiamo preso in considerazione un elenco piuttosto lungo di riviste, ricorrendo a tre diversi ranking, tra i più noti in letteratura: i) le 159 riviste presenti nel lavoro di Kalaitzidakis, Mamuneas e Stengos; ii) le 159 censite come A+, A, B+ e B (pari a 159) da Schneider e Ursprung; iii) le 187 (delle 272) classificate come 1*, 1 e 2 nel rapporto Cnrs presenti anche in Econlit. (1)
L’universo di riferimento sono gli economisti accademici italiani in ruolo nel 2009 nel settore disciplinare SECS-P01, ricavati dal database del Cineca. È il settore più numeroso (849 economisti su 1715 appartenenti ai settori SECS-P01/P06 pari al 49,5 per cento del totale) e più rappresentativo dell’universo con il 46,9 per cento degli ordinari, il 60,7 per cento degli associati e il 51,4 per cento dei ricercatori.)
Incrociando i dati Cineca ed Econlit ha calcolato quanti degli attuali ordinari, straordinari, associati (confermati e non) e ricercatori di SECS-P01 soddisferebbero “i criteri minimi” per l’accesso al proprio livello di carriera o a quelli superiori. Abbiamo tenuto distinti gli ordinari dagli straordinari e i confermati dai non confermati per cogliere le differenze derivanti dal salto generazionale e dalla diversa situazione d’incentivi a pubblicare.

I risultati sono riassunti nelle tabelle 1-5.

Tabella 1. Requisiti minimi per ordinario: ordinari SECS P01 (2009)

TOTALE ORDINARI

2009

REQUISITO 1
minimo 10 pubblicazioni negli ultimi 8 anni

REQUISITO 2
minimo 4 in riviste di grande rilievo scientifico

REQUISITO 3

minimo 2 in riviste a carattere internazionale

285

78 (27,4%)

72

Schneider Ursprung (2008)

CNRS (2008)

Kalaitzidakis et al.

(2003)

49

52

52


Tabella 2. Requisiti minimi per ordinario: SECS P01 straordinari (2009)

TOTALE
STRAORDINARI
2009

REQUISITO 1
minimo 10 pubblicazioni negli ultimi 8 anni

REQUISITO 2
minimo 4 in riviste di grande rilievo scientifico

REQUISITO 3
minimo 2 in riviste a carattere internazionale

47

18 (38,3%)

18

Schneider Ursprung (2008)

CNRS (2008)

Kalaitzidakis et al. (2003)

16

18

16


Tabella 3. Requisiti minimi per associato e ordinario: associati confermati SECS P01 (2009)

TOTALE ASSOCIATI CONFERMATI
2009

CHI SODDISFA I REQUISITI MINIMI PER DIVENTARE ASSOCIATO

REQUISITO 1
minimo 6 pubblicazioni negli ultimi 5 anni

REQUISITO 2
minimo 2 in riviste di grande rilievo scientifico

REQUISITO 3
minimo 1 in riviste a carattere internazionale

160

26 (16,2%)

26

Schneider Ursprung (2008)

CNRS (2008)

Kalaitzidakis et al. (2003)

23

23

16

CHI SODDISFA I REQUISITI MINIMI PER DIVENTARE ORDINARIO

REQUISITO 1
minimo 10 pubblicazioni negli ultimi 8 anni

REQUISITO 2
minimo 4 in riviste di grande rilievo scientifico

REQUISITO 3
minimo 2 in riviste a carattere internazionale

17 (10,6%)

17

Schneider Ursprung (2008)

CNRS (2008)

Kalaitzidakis et al. (2003)

9

15

11


Tabella 4. Requisiti minimi per associato e ordinario: associati non confermati SECS P01 (2009)

TOTALE ASSOCIATI NON CONFERMATI
2009

CHI SODDISFA I REQUISITI MINIMI PER DIVENTARE  ASSOCIATO

REQUISITO 1
minimo 6 pubblicazioni negli ultimi 5 anni

REQUISITO 2
minimo 2 in riviste di grande rilievo scientifico

REQUISITO 3
minimo 1 in riviste a carattere internazionale

61

21 (34,4%)

21

Schneider Ursprung (2008)

CNRS (2008)

Kalaitzidakis et al. (2003)

20

19

14

CHI SODDISFA I REQUISITI MINIMI PER DIVENTARE ORDINARIO

REQUISITO 1
minimo 10 pubblicazioni negli ultimi 8 anni

REQUISITO 2
minimo 4 in riviste di grande rilievo scientifico

REQUISITO 3
minimo 2 in riviste a carattere internazionale

12 (19,7%)

12

Schneider Ursprung (2008)

CNRS (2008)

Kalaitzidakis et al. (2003)

9

9

9


Tabella 5. Requisiti minimi per ricercatore, associato, ordinario: ricercatori SECS P01(2009)

 

REQUISITI MINIMI PER I RICERCATORI

TOTALE RICERCATORI 2009

REQUISITO 1
minimo 1-2 pubblicazioni negli ultimi 3 anni

295

194 (65,8%)

CHI SODDISFA I REQUISITI MINIMI PER DIVENTARE ASSOCIATO

REQUISITO 1
minimo 6 pubblicazioni negli ultimi 5 anni

REQUISITO 2
minimo 2 in riviste di grande rilievo scientifico

REQUISITO 3
minimo 1 in riviste a carattere internazionale

32 (10,8%)

32

Schneider Ursprung
(2008)

CNRS (2008)

Kalaitzidakis et al. (2003)

23

27

27

CHI SODDISFA I REQUISITI MINIMI PER DIVENTARE ORDINARIO

REQUISITO 1
minimo 10 pubblicazioni negli ultimi 8 anni

REQUISITO 2
minimo 4 in riviste di grande rilievo scientifico

REQUISITO 3
minimo 2 in riviste a carattere internazionale

9 (3%)

9

Schneider Ursprung  (2008)

CNRS (2008)

Kalaitzidakis et al. (2003)

4

6

6

 

Il nostro esercizio mostra che le asticelle da superare poste dal Cun sono molto al di sopra del livello medio della produzione degli economisti accademici: escludendo i ricercatori, solo una percentuale tra 18 e il 20 per cento (a seconda del ranking di riviste utilizzato) soddisfa tutti e tre i requisiti relativi al proprio grado.
Solo il 27,4 per cento degli ordinari risulta avere dieci pubblicazioni censite in Econlit negli ultimi otto anni e, pur utilizzando un ampio criterio di inclusione per definire una rivista di “grande rilievo scientifico” e tre diversi ranking per attribuirle un “carattere internazionale”, solo il 18 per cento ha due pubblicazioni di “carattere internazionale” e dunque soddisferebbe tutti e tre i requisiti minimi per accedere alla propria fascia. Un dato migliore si ha per gli straordinari per i quali le percentuali salgono rispettivamente al 38,3 per cento nel soddisfare il primo requisito d’accesso e tra il 34 e il 38,3 per cento, a seconda del criterio di identificazione delle riviste “internazionali” adottato, per tutti e tre i requisiti.

Per gli associati, la prima soglia nel proprio ruolo è superata dal 16,2 per cento dei confermati e dal 34,4 per cento dei non confermati, ma tutti e tre i requisiti del proprio grado accademico li soddisfa solo una percentuale tra il 13,6 e il 19,5 per cento, a seconda dei ranking utilizzati (cioè tra il 10 e il 14,4 per cento per i confermati e tra il 23 e il 32,8 per cento dei non confermati). Le percentuali si riducono ancora se consideriamo coloro che hanno i requisiti per diventare ordinario: si tratta solo di un gruppo compreso tra il 5,6 e il 9,3 per cento degli associati confermati e del 14,7 per cento dei non confermati.
Nel caso dei ricercatori, la situazione è migliore: il 65,8 per cento soddisfa il criterio previsto per quella fascia; tuttavia, meno del 10 per cento ha le caratteristiche per diventare associato, e un gruppo piccolo ha anche “i numeri” per diventare ordinario.
Si può obiettare che il nostro esercizio applica “i requisiti minimi” a chi è già all’interno di quella fascia di docenza, mentre il meccanismo può essere valutato solo dopo che le regole del gioco siano state annunciate e adottate nel percorso della carriera, ma non si può non tener conto che i criteri proposti risultano soddisfatti solo da una piccola percentuale degli economisti accademici italiani, con la sola eccezione forse dei ricercatori.

L’obiettivo di fissare una soglia, definita in base alle qualità e quantità di pubblicazioni, per la progressione delle carriere, che veda dunque applicato il principio del merito per il superamento del concorso, è certamente ottimo. Una volta annunciate le regole del gioco nel percorso della carriera si verificherà verosimilmente un incremento della quantità e forse della “qualità” delle pubblicazioni per autore. È tuttavia indispensabile un chiarimento dei termini (riviste di “grande rilievo scientifico” e “carattere internazionale”) e delle misure di “qualità” accettate, altrimenti la soglia individuata dal Cun è solo un “auspicio” destinato a rimanere tale. Con il rischio, anzi, di vanificare proprio quello che si voleva ottenere. (M. C. Marcuzzo e G. Zacchia. Lavoce.info 18.08.2010)

(1) Si veda rispettivamente Kalaitzidakis, P., Mamuneas T.P. e T. Stengos (2003), “Rankings of Academic Journals and Institutions in Economics”, Journal of the European Economic Association, n. 1, pp. 1346–1366. Schneider, F. e H. W. Ursprung (2008), “The 2008 Gea Journal-Ranking for the Economics Profession”, German Economic Review, n. 9 (4), pp. 532-538. E infine Comité National de la Recherche Scientifique, Catégorisation des revues en Économie et en Gestion (2008).

UN COMMENTO

L'articolo evidenzia come la produttività scientifica sia quantitativamente limitata soprattutto per la fascia degli ordinari e degli associati. L'analisi pecca di precisione e mancano del tutto alcuni importanti elementi necessari per valutare i risultati e per evitarne strumentalizzazioni politiche. 1) I dati utilizzati sono aggiornati al 4/1/2009. Come e' noto l'aggiornamento di Econlit presenta considerevoli ritardi e quindi molti prodotti del 2008 all'inizio del 2009 non erano ancora indicizzati. Inoltre, considerando che l'articolo è pubblicato nell'agosto del 2010, i dati avrebbero dovuto essere aggiornati per dare un quadro reale della situazione...mentre quella presentata è la situazione di quasi 2 anni fa e quindi non è rilevante per i concorsi in itinere. 2) L'analisi sui ricercatori è molto semplicistica. Molti ricercatori hanno un'anzianità' inferiore ai 5 anni. Qual’e' quindi il senso dell'analisi condotta? Dimostrare che solo il 10% o il 3% dei ricercatori ha i requisiti per passare di fascia non ha alcun significato se non è relazionato all'anzianità' di servizio del ricercatore. (P. Buonanno 18-08-2010)
 
Istituzione e definizione delle modalità di gestione dell'albo degli esperti in materia di ricerca sul sistema agricolo PDF Stampa E-mail

Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, decreto 22 aprile 2010

http://www.avitalia.it/documenti/decreto_AlboEsperti.pdf
 
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