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20 Luglio
Dirigenti pubblici e professori universitari contro la manovra finanziaria PDF Stampa E-mail

COMUNICATO STAMPA di FDCIDA, SI.N.PRE.F, S.N.D.M.A.E. (Sindacato Nazionale Dipendenti Ministero Affari Esteri), Cofedir Mit, U.S.P.U.R. (Unione Sindacale Professori Universitari di Ruolo)

Stavolta sono proprio arrabbiati. I manager delle pubbliche amministrazioni si schierano in blocco contro la manovra Tremonti. Per la prima volta tutti insieme, indipendentemente dalle sigle sindacali, i rappresentanti di dirigenti, alte professionalità, funzionari, quadri, professionisti, direttori generali degli enti locali, medici, prefetti, diplomatici, professori universitari si sono riuniti in una manifestazione per dire “no al massacro del sistema”. Lo hanno fatto a Roma, nel corso di un’assemblea pubblica che ha visto un’amplissima partecipazione per una categoria che normalmente resta in silenzio qualsiasi cosa accada. Persino le musiche sono state scelte per l’occasione, in linea con i toni della protesta: “La Stangata”, “La danza delle ore” e “Altrimenti ci arrabbiamo”.

“Siamo disposti a sacrifici equi ed utili e persino una robusta cura dimagrante può esserlo” – ha detto Giorgio Rembado, Presidente Funzione Pubblica CIDA – “ma diciamo no al massacro del sistema, alla cancellazione di equilibri e prospettive, alle amputazioni indiscriminate dei servizi per il cittadino ed il Paese. Ancora, è intollerabile il tentativo di scaricarci addosso la colpa di crisi e degrado. Noi riconosciamo il primato della politica, ma che almeno si faccia carico delle responsabilità, che sono sue al 100%”. Di tagli orizzontali e non selettivi ha parlato Stefano Biasioli, Presidente Confedir P.A., che ha lamentato anche la “mancanza di interventi strutturali sulle cause del dissesto, di misure per lo sviluppo, di incostituzionalità del decreto”, ma ha anche ammesso che “l’organizzazione di Stato e parastato costa troppo”. Cristina Ravaglia, Presidente Sndmae (Sindacato Nazionale Dipendenti Ministero Affari Esteri) ha riscontrato “implicazioni pesantissime” e, tra l’altro, ha ironizzato sull’assurdo che, con “l’eliminazione delle diarie per missioni all’estero” i diplomatici dovranno andare a rappresentare l’Italia in paesi pericolosi o meno, a loro cura e spese. “Il drastico taglio bloccherà la macchina Farnesina”. Anna Palombi, presidente Sinpref (Associazione nazionale dei funzionari prefettizi), ha sottolineato la fine della “tolleranza” dovuta dagli “umili servitori dello Stato”, abituati a “austerità e rigore” ed ha anche rilevato come, chiamati a “garantire buona ed efficiente amministrazione”, debbono poi soffrire le scelte governative.

“La manovra può e deve essere migliorata” - ha detto Antonino Liberatore, Segretario Uspur (Unione Sindacale Professori Universitari di Ruolo) - “la normativa attuale già ritocca al ribasso le retribuzioni di professori e ricercatori universitari, che almeno vengano rivisti i termini di maturazione degli automatismi stipendiali”. Carbonaro, in rappresentanza di Federmanager, nel criticare la manovra ha sostenuto, tra l'altro, che “il costo delle 600 mila auto blu è di 18 miliardi e che 800 mila persone, vivono di politica“. Il Governo ha, per il momento, confermato il rifiuto ad incontrare i dirigenti che, proclamato lo stato di agitazione, si stanno preparando ad altre forme di lotta.
 
Nella manovra finanziaria blocco degli automatismi stipendiali solo per i docenti universitari PDF Stampa E-mail
La manovra finanziaria prevede solo per il personale docente universitario il blocco degli automatismi stipendiali legati all'anzianità di servizio nel triennio 2011-2013. Ma un taglio lineare su una struttura retributiva che progredisce con l'anzianità produce effetti regressivi che ricadono sulle classi di stipendio più basse, determinando forti iniquità. E a parità di inquadramento in termini percentuali pagano di più i giovani. Se invece si recuperasse il valore della capacità contributiva si potrebbero ripartire le perdite secondo proporzionalità. Meglio ancora, secondo progressività. La manovra in sintesi dispone: 1) il blocco degli incrementi retributivi a titolo di adeguamento automatico per gli anni 2011-13 senza possibilità di recupero; 2) la non validità nel triennio 2011-13 degli automatismi stipendiali (classi e scatti) correlati all’anzianità di servizio. Misura, questa, non prevista per i magistrati per i quali è stato indicato fin dall’inizio il semplice differimento al 2014 del valore economico maturato nel triennio senza dar luogo a competenze arretrate. Fatto sta che allo stato attuale di discussione in commissione bilancio al Senato, la seconda misura permane solo per il personale docente universitario. Per esso la manovra produce economie di spesa stimabili in 299 milioni nel triennio 2011-2013 e, cancellando tre anni dalla carriera dei ricercatori e dei professori, economie di spesa strutturali valutabili in 543 milioni nel triennio 2014-2016. Detto in altri termini, ogni docente si troverà nel 2014 nella classe di stipendio in cui si trova oggi al 2010 come se tre anni non esistessero. (M. Baldini, E. Caruso, lavoce.info 14-07-2010. http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001828.html)
 
I docenti universitari contribuiscono alla manovra finanziaria in media 10 volte di più degli altri taxpayer PDF Stampa E-mail
Ho una domanda. Ma come è possibile che noi professori/ricercatori universitari siamo in agitazione da oltre un mese, anche con azioni eclatanti, e non c’è UNA televisione nazionale che si degni di darci un minuto in un tg (magari per dire: “quei fannulloni superpagati stanno anche a protestare”)? Come mai nemmeno LaRepubblica o un altro giornale pensa di fare un approfondimento sulla cosa? Non interessa proprio a nessuno che io, ricercatore 40enne molto produttivo, non potrò mai più fare carriera se passa il decreto Gelmini (altro che merito)? Eppure sono 34000 professori e siamo 26000 ricercatori, mica 10 persone su un tetto. E nella finanziaria noi, 0.2% del popolo contributivo, subiamo il 2% dei tagli (cioè contribuiamo in media 10 volte di più di un qualunque altro taxpayer). (glamberti10, La Repubblica blog 15-07-2010)
 
Lettera del segretario nazionale dell’USPUR al Presidente del Consiglio dei Ministri (09-07-2010) PDF Stampa E-mail

L’USPUR chiede che, dopo 17 anni di attesa, si dia finalmente applicazione alla disposizione di cui all’art. 3, comma 2, del Dlgs n. 29 del 1993, la quale prevede che il “rapporto di impiego dei professori universitari venga determinato da una specifica disciplina che lo regoli in modo organico ed in conformità ai principi dell’autonomia universitaria di cui all’art. 33 della Costituzione ed agli articoli 6 e seguenti della legge 9 Maggio 1989, n. 168, e successive modificazioni ed integrazioni, tenuto conto dei principi di cui all’art. 2, comma 1, della legge 23 Ottobre 1992, n. 421”. Purtroppo la mancanza di nuove disposizioni sul nostro rapporto di impiego e il non rispetto delle norme esistenti hanno portato ad una forte penalizzazione delle retribuzioni e del trattamento di quiescenza dei professori universitari in applicazione delle seguenti leggi:

a) legge finanziaria 2007, art. 1, comma 576: ai professori universitari, personale non contrattualizzato, il previsto adeguamento retributivo è corrisposto per gli anni 2007 e 2008 nella misura del 70 per cento, senza dare luogo a successivi recuperi;

b) legge finanziaria 2008, art. 2, comma 434: riduzione graduale, per i professori universitari, del periodo triennale di fuori ruolo a cominciare dal 1° Gennaio 2008, e, quindi, sua eliminazione con il 1° Gennaio 2010, con conseguente forte riduzione del valore sia della loro base pensionabile che della loro buonuscita;

c) legge 6 Agosto 2008, n. 133 (di conversione del D.L. n. 112 del 25 Giugno 2008 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico…”), art. 69: differimento di 12 mesi per i professori universitari della maturazione dell’aumento biennale o della classe di stipendio;

d) d.d.l. Gelmini di riforma del sistema universitario, che, in applicazione dell’art. 72 della legge richiamata nel precedente comma c), elimina definitivamente il biennio opzionale di permanenza in servizio, per cui il collocamento a riposo dei professori e dei ricercatori è anticipato di altri due anni con conseguente e ulteriore riduzione della loro base pensionabile e della buonuscita;

e) d.d.l. Gelmini che prevede una revisione in peius del trattamento economico dei professori e ricercatori universitari, nel senso che la progressione biennale per classi e scatti di stipendio viene trasformata in progressione triennale e l’attribuzione degli scatti triennali non è automatica ma è soggetta alle decisioni del CdA di ciascuna sede universitaria secondo quanto stabilito nei rispettivi regolamenti;

f) art. 39 del DPR 382/80 che prevede una componente della retribuzione dei professori di ruolo in regime di tempo pieno è costituita dall’assegno aggiuntivo, pari a circa un sesto dello stipendio: detto assegno non è pensionabile;

g) leggi successive, a far data dal 1993 hanno via, via modificato la normativa del “Trattamento di quiescenza” dei professori universitari, per cui la base pensionabile e la buonuscita sono calcolate in presenza di una componente “contributiva” sempre più

significativa e, quindi, con una riduzione dei loro valori;

h) non aggiornamento delle nostre retribuzioni dal 1° luglio 1990. Siamo poi rimasti, con “scala mobile” soppressa, con gli stipendi fermi, fino al 1994. In attesa che il Governo provvedesse a riformulare il nostro rapporto di lavoro, le nostre retribuzioni, analogamente a quanto accadeva per le altre categorie di personale dirigenziale non contrattualizzate, hanno ricevuto un adeguamento annuale con un indice calcolato dall’Istat.

Se si applica agli stipendi aggiornati nel 1990 l’indice di rivalutazione calcolato dall’Istat relativamente al periodo 1990/2009, per mantenere invariato il loro potere di acquisto, si deduce che le retribuzioni dei professori e ricercatori universitari hanno perso nonostante gli adeguamenti annuali, circa dieci punti percentuali.

Da ultimo va osservato che la legge attuale non prevede alcun procedimento negoziale tra l’USPUR, sindacato autonomo maggiormente rappresentativo a livello nazionale come da decreto ministeriale, e la Funzione Pubblica per la definizione degli aspetti giuridici ed economici dei professori e ricercatori universitari.

Queste sono le considerazioni che sottoponiamo alla Sua attenzione con la richiesta di volerci convocare per esporre direttamente i motivi che ci spingono a chiedere una rettifica ai tagli previsti dalla manovra finanziaria approvata dal Governo, ora in discussione presso il Parlamento per la conversione in legge del relativo decreto.

Rimaniamo in attesa di essere convocati.

Distinti saluti.

Il Segretario Nazionale USPUR

Prof. Antonino Liberatore
 
Stipendi non competitivi sul piano internazionale PDF Stampa E-mail
Dobbiamo a un decreto legislativo del 1980, suggerito in gran parte dai sindacati, la struttura degli stipendi dei professori universitari: da allora sono divisi in tre fasce, ma in ciascuna fascia si progredisce per anzianità, fino a superare i livelli iniziali della fascia superiore. Il risultato è che gli stipendi iniziali della fascia più alta (i professori di prima fascia) non sono competitivi a livello internazionale. E praticamente impossibile che chi "viene da fuori" e ha le qualificazioni necessarie per vincere un concorso per professore di prima fascia, possa accettare di lavorare a 2.600 euro il mese, nella fase più produttiva della sua carriera scientifica. Solo chi è interno al sistema ed è in grado di trasferire, almeno in parte, l'anzianità maturata nella posizione precedente, può accettare di ricoprire in Italia una posizione di professore di prima fascia. Persino un interno avrebbe grandi problemi se dovesse affrontare le spese e le difficoltà di un cambiamento di sede senza un miglioramento di stipendio conseguente alla promozione. Non meraviglia quindi se è così poca la mobilità internazionale nella direzione dell'Italia. È difficile anche la mobilità interregionale. (A. Figà-Talamanca, Il Sole 24 Ore 28-07-2010)
 
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