Home 2010 20 Luglio
20 Luglio
Smitizzare l’università PDF Stampa E-mail
Ernesto Galli della Loggia («Università tra illusioni e pregiudizi») riepiloga con rigore i fattori di crisi delle università: «Dietro una facciata di estrema democraticità costruita negli anni 60-70 (...) è venuta crescendo contemporaneamente una struttura inefficiente e sperperatrice», così che, nelle classifiche internazionali le università italiane (tranne poche e solo quelle con accesso selezionato) sono fra le peggiori. Ma, a mio avviso la grande «illusione» è derivata dall'aperto accesso e dalla rilassatezza nel giudicare gli studenti così da considerare le lauree una meta facilmente raggiungibile, magari con molti anni fuori corso, ben oltre i 23/24 anni, ma senza assicurare una preparazione per l'inserimento nella vita attiva: e di qui il tentativo di acquisirla attraverso master e corsi, con aggravio delle spese per le famiglie costrette a mantenere i giovanotti (non solo i «bamboccioni»). Ma la grande illusione di chi li mantiene, è che la laurea consenta uno status di sicurezza per l'avvenire. Quindi università ingolfate, spesso ridotte a «esaminifici» con danno per gli studenti, per le famiglie e per il Paese. Occorre quindi smitizzare l'università e far comprendere ai giovani (e ai genitori) che ben più dignitosi e proficui sono gli istituti tecnici (che sfornavano ottimi ragionieri e geometri a 18 anni pronti per la professione) e le scuole professionali, anche quelle per lavori manuali che di certo consentono un più pronto e più remunerativo inserimento nella società. (V. Uckmar, Corsera 21-06-2010)
 
Il successo del programma Erasmus PDF Stampa E-mail
Nell'anno accademico 2008/2009, 168.200 studenti hanno trascorso un periodo di studio in uno dei 31 Paesi che partecipano al programma Erasmus. Cioè i 27 Stati membri dell'Unione europea più Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Turchia. La meta preferita dagli studenti europei resta la Spagna (33.200 studenti), seguita da Francia (24.600), Germania (21.900) e Gran Bretagna (20.850). Solo quinta l'Italia (17.500). La Spagna è anche il Paese che invia più studenti. Durante lo scorso anno accademico, 24.400 spagnoli hanno studiato per circa un semestre all'estero. Seguiti da 23.600 francesi, 23.400 tedeschi e 17.750 italiani. Le materie più gettonate sono legge, economia e scienze sociali. Il record di studenti Erasmus nell'anno accademico 2008/2009 riflette, almeno in parte, un aumento pari al 12% del budget stanziato per il programma europeo di scambi universitari. Il che ha consentito all'Ue di innalzare lievemente la borsa di studio mensile fornita ai partecipanti: da 255 a 272 euro, in media. L'aumento più significativo registrato durante lo scorso anno accademico, però, riguarda gli studenti che hanno partecipato a stage in aziende straniere. I giovani che hanno colto quest'opportunità sono stati 30.400: oltre 1150% in più rispetto all'anno accademico precedente. Dal 2007, infatti, il programma Erasmus offre agli studenti anche la possibilità di andare all'estero per frequentare un tirocinio presso un'impresa o un'organizzazione europea. Il settore preferito dagli universitari è l'educazione, seguita dal settore tecnico e scientifico. A differenza dei periodi di studio all'estero, gli stage sono durati circa 4 mesi e mezzo. Inoltre i tirocinanti nel periodo 2008/2009 hanno ricevono dall'Ue una borsa mensile di 432 euro (rispetto ai 409 euro percepiti dai loro predecessori nell'anno accademico 2007/2008). Il programma Erasmus non aiuta solo gli studenti, ma anche gli insegnanti. Durante lo scorso anno accademico, 28.615 professori hanno potuto insegnare all'estero per un periodo. Tra questi figurano 1.587 docenti italiani. (Avvenire 22-06-2010)
 
L’occupabilità dei giovani con laurea e diploma PDF Stampa E-mail
Per i laureati tra i 25 e i 34 anni il tasso di disoccupazione è l'11,2%, contro l'8% per i diplomati e il 23% per chi ha conseguito la sola terza media. Lo sottolinea «Italia 2020», il piano di azione per l'occupabilità dei giovani attraverso l'integrazione tra apprendimento e lavoro, realizzato dai ministri dell'istruzione Gelmini e del lavoro Sacconi. Il documento è stato presentato il 16 giungo agli assessori regionali e alle parti sociali. In particolare, tra i diplomati che hanno trovato un impiego dopo 3 anni dal conseguimento del titolo, circa l'83% di quelli provenienti dai tecnici e dai professionali hanno un lavoro a tempo pieno, rispetto al 50% dei liceali. Ragazzi con retribuzioni più elevate: il 42% guadagna più di 1000 euro al mese. Ma nel passaggio all'università il tasso di disoccupazione aumenta del 9% negli uomini e diminuisce, di poco, nelle donne (2,5%). Un'eccezione nel panorama europeo, dove la laurea comporta sempre dei vantaggi. In Germania porta la disoccupazione a diminuire del 55,3% nei ragazzi e del 45,4% nelle ragazze, in Francia dell’8,2% per gli uomini e 35,5% per le donne. Anche la Grecia ha quote migliori dell'Italia: uomini -8,2%, donne -40,2%. Il 30% dei giovani occupati italiani tra i 15 e i 29 anni, però, ha un lavoro a termine, a conferma che non si accede più al mercato del lavoro tramite contratti standard ma transitando attraverso contratti più o meno contemporanei e/o atipici. «Integrare quanto più possibile l'apprendimento con il lavoro», sottolinea Sacconi, per evitare dispersione scolastica e disadattamento scolastico con percorsi troppo lunghi. Penso ai contratti di apprendistato di primo livello che si realizzano in aziende convenzionate con l'università». (E. Micucci, ItaliaOggi 22-06-2010)
 
Dove c'è sapere c'è un maestro PDF Stampa E-mail
Nessuno corre in soccorso della cittadella università indifesa e assediata. Nemici fuori, nemici dentro. I nostri (chi?) non arrivano, non arriveranno mai. Tutti hanno lavorato per questo gran finale: destra e sinistra, impensabili alleati nel distruggere l'università. E accanto a loro: saggi, sapienti, politologi. I fanatici e i talebani della produttività (quale?) e della valutazione (rispetto a cosa?). Tre più due, eccellenza, master, crediti... così si è ridotto il sapere. Niente più maestri, né scuole e, dunque, niente più allievi. Basti pensare a ciò che ci viene proposto come rimedio infallibile al male e al familismo amorale dei concorsi: eliminare tutto ciò che può evocare la cooptazione. Gesù scelse i propri discepoli tramite concorso? Con busta sigillata e anonima per essere imparziale? Là dove c'è sapere, c'è un maestro, perché ogni sapere ha bisogno di maestri e di discepoli per vivere e crescere in autenticità. Se no c'è l'inganno. (B. Favini, E. Scandurra, Il Manifesto 22-06-2010)
 
Il lusso di fare carriera universitaria PDF Stampa E-mail
Sono un professore universitario "diversamente calmo" per le notizie che continuano ad arrivare sul fronte della riforma universitaria. Infatti, la riforma Gelmini avanza a passi da gigante, con alcuni emendamenti, che però lasciano inalterato un aspetto critico: quello del rendere la carriera universitaria e della ricerca, un lusso che si possono permettere i ricchi di famiglia, i folli, oppure i santi votati al martirio. Solo loro, infatti, possono permettersi (dopo un percorso duro e faticoso di laurea, dottorato, esperienze all'estero, borse di post-doc e assegni di ricerca, fino alle soglie (od oltre) dei 30 anni, di intraprendere una carriera dove l'entry-point è un contratto di 3 anni, rinnovabile una sola volta, senza nessuna garanzia che esista una possibilità di progressione legata esclusivamente alla qualità della loro ricerca. Infatti, potrebbero scoprire che, dopo 6 anni di impegno, non c'è copertura economica per una prosecuzione della carriera, anche se hanno dimostrato la loro qualità in campo internazionale e su scala assoluta. Inutile anche dirti che in certi ambiti l'unica possibilità di fare ricerca è quella accademica, non essendo il tessuto industriale solido (o interessato) per poter investire a medio-lungo termine. Chi, mai, intraprenderebbe una carriera legata non alle proprie capacità, intuito e ingegno ma alle congiunture economiche internazionali, nazionali, e, soprattutto, alle decisioni politiche? Ecco, appunto, un ricco di famiglia, un folle oppure un santo votato al martirio. La mia sensazione è che questa generazione sarà l'ultima ad aver concesso una parte dei suoi talenti al mondo della ricerca, e che, perciò, il declino del sistema Italia sia oramai inarrestabile. Detto ciò, combatterò con le mie forze contro questo declino, ma mi si permetta almeno di essere depresso, sfiduciato, oltre che lievemente arrabbiato (ecco appunto ... "diversamente calmo"). (V. Scarano, Corsera 24-06-2010)
 
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