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20 Giugno
Tabelle retributive aggiornate PDF Stampa E-mail
Alberto Pagliarini informa di aver pubblicato le tabelle retributive aggiornate con l'aumento ISTAT del 3,09% valido da gennaio 2010. Sono disponibili sul sito http://xoomer.alice.it/alberto_pagliarini
Come sempre l'aumento ISTAT potrà essere attribuito solo dopo la pubblicazione sulla G.U. del DPCM che ufficializza l'aumento e ne dispone l'attribuzione. Per la disastrata situazione di bilancio di molte sedi, solo alcune potranno pagarlo subito dopo il DPCM. Ci sono sedi che non hanno ancora pagato l'aumento ISTAT 2009 e qualcuna, addirittura, anche quello 2008. Ci informa  inoltre di avere pubblicato, aggiornato a maggio 2010, il calcolo della pensione ma valido, con esattezza, solo per coloro che al dicembre 1992 avevano maturato 40 anni contributivi compresi quelli riscattati e siano stati sempre a tempo pieno. Lo stesso calcolo vale anche per coloro che al dicembre 1995 avevano maturato 40 anni retributivi sempre a tempo pieno. In questo caso, però, il calcolo non è esatto ma molto vicino a quello reale. (Da A. Pagliarini, UNIBA 16-06-2010)
 
Sul pensionamento a 65 anni PDF Stampa E-mail
Colpisce, soprattutto per la parte politica da cui proviene, il documento sulla Università approvato dall’ultima Assemblea del Partito Democratico; colpisce anzitutto per il linguaggio volutamente utilizzato, incentrato sull’apologia della “discontinuità”, della “innovazione”, della “rivoluzione”; un lessico, verrebbe da dire, di tipo futurista e, come tale, velleitario, inconcludente. La “rivoluzione” è una cosa seria, basata su analisi concrete, specifiche, documentate. Niente di tutto questo nel documento approvato quasi all’unanimità dall’Assemblea: serie, ma ovvie parole sull’autonomia dell’Università, sulla necessità di un saldo rapporto tra Stato e Regioni, sull’aumento dell’efficienza e delle risorse, sulla istituzione dell’Agenzia per la ricerca e l’innovazione, su una programmazione strategica per definire il futuro dell’Università, sulla valorizzazione del dottorato di ricerca... Intendiamoci: alcune proposte sono nuove (la tenure track); ma il clou del Documento è nello “shock generazionale” (così è scritto): cioè nel mandare forzosamente in pensione tutti i professori ora in servizio a 65 anni – cioè i “vecchi” - per fare spazio ai “giovani” . Forse è una proposta fatta per colpire e fare parlare del Pd e della sua “politica”: non per nulla il quindicinale CampusPro ha avviato un mini sondaggio per vedere il consenso che essa riscuote nell’Università, trasformandolo - se favorevole - in un’arma per licenziare i professori universitari troppo “vecchi”: una nuova forma della democrazia plebiscitaria oggi di moda in Italia. Non è questa la strada da seguire: su queste colonne ho preso posizione contro il “fuori ruolo” dei professori che è stato opportunamente eliminato; nè ho alcun complesso di Erode. Anzi. Vorrei però ricordare che, come diceva Labriola, è la “tradizione” che ci tiene nella storia, e che questo vale anche - e soprattutto - per l’ Università. Con gli shock generazionali si va poco lontano, mentre si può facilmente precipitare nella barbarie. Con una perdita secca per tutti: tanto i “vecchi” quanto i “giovani”. (M. Ciliberto, L’Unità 10-06-2010)
 
Ricercatori PDF Stampa E-mail
Ci interessa rilevare l’inadeguato trattamento dei ricercatori a tempo indeterminato che da anni lavorano all’interno dell’università̀ e fanno didattica gratuitamente, dato che questi non rientrano nelle disposizioni del ddl circa il tetto massimo di ore di lezione cui sono chiamati i ricercatori (350 ore per quelli a tempo pieno e 250 ore per quelli a tempo definito). Questo rappresenta una profonda ingiustizia dato che grazie a loro si regge una buona parte del sistema universitario e questo non è riconosciuto dal ddl. Infatti il ddl mira soltanto a costruire un sistema di reclutamento, magari anche efficiente, che però non tiene conto dei 26000 ricercatori a tempo indeterminato già presenti. Sosteniamo la loro proposta di farsi valutare rifiutando l’ope legis, e di introdurre un piano di transizione che porti a bandire in quattro anni 12000 posti di associato. Questo è il modo di riconoscere e valorizzare una realtà di maestri che già c’è. Tuttavia esprimiamo viva preoccupazione riguardo alla possibilista di ritiro dell’attività̀ didattica in quanto il rischio di tale manovra è quello punire l’anello debole della catena cioè gli studenti che ancora una volta si ritrovano vittime senza colpa. Il ritiro della disponibilità porterà sicuramente al collasso dell’università̀ senza peraltro ottenere l’ascolto da parte dell’opinione pubblica che cosi non viene sensibilizzata al problema. Chiediamo quindi al Parlamento e al Ministro Gelmini che consideri le richieste dei ricercatori cercando una via di comune accordo. Il testo licenziato dalla commissione cultura lascia sperare che l’emendabilità̀ sia una strada davvero perseguibile. (Lista Aperta Firenze, Intervento alla Conferenza d’Ateneo sul DDL Gelmini – 08-06-2010)
 
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