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06 Giugno
Manovra finanziaria. Ritocchi minimi PDF Stampa E-mail
Stipendi congelati dal 2011, e stretta sui contratti 2008/2009 troppo generosi estesa anche agli accordi che hanno già concluso il proprio iter. Nella versione definitiva pubblicata ieri in Gazzetta Ufficiale, il decreto sulla manovra conferma gli ultimi ritocchi intervenuti sulla cura per il pubblico impiego. Il più importante riguarda la linea del traguardo fissata per la corsa delle retribuzioni, fissata al 2010 anziché al 2009 come previsto dalle prime bozze del provvedimento. Gli aumenti intervenuti quest'anno, per adeguamenti o avanzamenti di carriera, potranno quindi essere mantenuti anche nel prossimo triennio di grande freddo per la busta paga dei dipendenti pubblici. Dal 1° gennaio prossimo, nulla potrà più far crescere lo stipendio ricevuto da ogni dipendente statale, con l'unica eccezione dell'indennità di vacanza contrattuale (vale intorno allo 0,9% dello stipendio base, il tabellare) che interverrà a mitigare gli effetti del blocco dei contratti. Rimane da capire, nonostante lo stralcio della norma che rinviava l'applicazione della riforma del pubblico impiego, come si potrà abbozzare il nuovo sistema premiale in un quadro in cui nessuno potrà guadagnare più che nel 2010. Qualche problema, dato il totale congelamento delle somme, si potrà incontrare nella stessa assegnazione dei turni e delle posizioni organizzative.
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Manovra finanziaria. Le liquidazioni PDF Stampa E-mail

Chi si vede riconoscere la domanda di cessazione prima del 30 novembre potrà ottenere la liquidazione in soluzione unica secondo le vecchie regole, a prescindere dall'importo complessivo in gioco. Le due soglie dei 90mila e 150mila euro diventano la regola anche per la liquidazione a rate dei dipendenti pubblici. Per rivedere la disciplina della rateizzazione, che secondo le prime versioni del provvedimento dovevano scattare poco sotto i 24mila euro, il decreto sulla manovra riprende gli stessi due tetti che determinano il taglio del 5 e del 10% alle retribuzioni di manager pubblici, magistrati e docenti universitari. La novità salva il versamento unitario per gran parte del personale non dirigente, perché fino a 90mila euro la buonuscita sarà garantita in soluzione unica secondo le vecchie regole. Oltre quella somma scatta la dilazione, che nella seconda rata potrà garantire altri 60mila euro (fino, appunto, a raggiungere il tetto dei 150mila), rimandando al terzo anno l'appuntamento con l'eventuale quota eccedente. La nuova scansione interessa prima di tutto i dirigenti, in particolare quelli che occupano gli scalini più alti della gerarchia pubblica.

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Un seminario sulla valutazione della ricerca con la presentazione di saperi (sistema anagrafe pubblicazioni e ricerche) PDF Stampa E-mail
La ricerca è, in quest’ultimo periodo, nodo cruciale dei dibattiti accademici, alla luce anche della riforma prevista dal DDL Gelmini. E’ ormai urgente un confronto sulla valutazione della ricerca come fulcro dei criteri per la disposizione di finanziamenti ad enti ed Università. Questo il tema centrale del seminario tenutosi presso Sapienza, Università di Roma coordinato dalla Prof.ssa Marcella Corsi del dipartimento Scienze sociali, economiche, attuariali e demografiche. La valutazione della ricerca è un tema controverso poiché fa riferimento a scale diverse di valori, come lo dimostra la prima osservazione del convegno: la necessità di una comunione di criteri che possa valorizzare qualsiasi campo e contesto di ricerca, non obbligatoriamente di tipo anglosassone, oggi, al contrario, predominante. L’adozione di un “mainstream” rigido e facente riferimento ad un solo contesto, limita la ricerca stessa, consolidando gli studi che hanno già avuto un profondo sviluppo e penalizzando i nuovi campi d’indagine. In una parola, scoraggia l’innovazione, attributo connaturato alla ricerca. Quale può essere, dunque, la modalità di valutazione più idonea? Innanzitutto, prendere in esame il prodotto singolo, questo è il punto chiave che evidenziano i relatori del seminario. E’ usuale, infatti, valutare una pubblicazione non per il suo valore intrinseco, ma secondo l’impact factor: “strumento di misura”, di proprietà di Thomson Reuters, utilizzato per categorizzare, valutare, comparare e ordinare le riviste scientifiche catalogate dalla Thomson Reuters stessa. Nonostante le riviste selezionate siano tantissime e abbraccino un ampio ambito disciplinare, il catalogo rimane volutamente selettivo e contenuto poiché si ritengono studi prestigiosi, quelli pubblicati solo su alcune riviste internazionali. Ma uno studio che risale al 2007 del prof. Andrew J. Oswald del dipartimento di economia dell’Università di Warwick ha evidenziato che pubblicazioni su riviste ad impact factor elevato non hanno avuto alcuna citazione a distanza di venticinque anni, ciò dimostra che il valore della rivista non per forza è speculare a quello del singolo prodotto. Secondo i partecipanti al tavolo, sono proprio le citazioni delle pubblicazioni a dover consistere nel criterio principale di valutazione perché rilevano la qualità intrinseca del prodotto; citazioni, facilmente rintracciabili, mediante google scholar, un avanzato motore di ricerca che attraverso chiavi di ricerca specifici, come per esempio il nome di un ricercatore, riesce ad individuare tutte le pubblicazioni in cui il soggetto in questione è stato citato. In effetti, seguendo questo percorso di valutazione alternativo, suggerito dai relatori, il ranking delle riviste varia notevolmente. Altro problema sollevato dal seminario è sui soggetti che valutano i prodotti: sottomesso un articolo ad una rivista, questa provvede a farlo valutare da alcuni referee nominati dalla redazione che però restano anonimi e dunque, ufficialmente, l’autore o gli autori del prodotto non sanno chi sia il valutatore. Questo comporta alcune importanti problematiche, tra le altre, l’evenienza che gli stessi referee siano dei competitor degli autori e l’impossibilità di valutare i valutatori stessi. Pratica dunque, un po’ ambivalente che non premia la comunità scientifica tutta. Il seminario, inoltre è stata occasione per la presentazione di SAPERI (Sistema Anagrafe Pubblicazioni e Ricerche), nuovo database della ricerca. Il sistema nasce per la creazione e la gestione dell’archivio dei prodotti della ricerca di un Ateneo ed è stato realizzato dal Consorzio Cineca, il NVA e il Collegio dei Direttori di Dipartimento della Sapienza hanno iniziato a farne uso nel 2006 al fine di monitorare la produzione scientifica, la documentazione e rendicontazione dell’attività scientifica e la selezione dei prodotti, come si legge dall’informativa ufficiale dell’Ateneo. La novità di suddetto database sta nel fatto che gli autori possono, in modo autonomo, inserire i propri elaborati attraverso l’interfaccia del sito personale, riservata a ciascun docente. Spetterà, successivamente, ai Direttori di Dipartimento una verifica e modifica dei dati inseriti e l’identificazione e gestione di schede eventualmente duplicate. Il sistema, tra l’altro, permette d’interrogare il database secondo delle chiavi di ricerca. SAPERI, dunque, potrà senza dubbio essere uno strumento potente, veloce e di condivisione per la ricerca, nell’auspicio che diventi anche di dominio pubblico. Concludendo, quel che resta fondamentale per il futuro della ricerca tutta, dunque, è innanzitutto un maggiore investimento finanziario che in Italia è molto povero, ricoprendo solo l’1% del PIL nazionale, in Europa è in media il 2%, nei paesi in via di sviluppo il 10%; ma è anche importante sganciare il sapere da pratiche che talvolta penalizzano invece di valorizzare e premiare la qualità e l’innovazione di un prodotto e incoraggiarne un successivo approfondimento. (G. Levato, www.corriereuniv.it  28-05-2010)
 
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