Home 2010 18 Febbraio
18 Febbraio
A proposito del posto fisso PDF Stampa E-mail
La sicurezza economica e professionale dei lavoratori non può più essere affidata al modello del «posto fisso». Ed è in larga misura inevitabile che le imprese facciano di tutto per eludere, nelle nuove assunzioni, una disciplina della stabilità del lavoro, come quella dettata dall’articolo 18 dello Statuto del 1970, che condiziona lo scioglimento del rapporto di lavoro per motivi economici o organizzativi a un controllo giudiziale che può richiedere due, quattro o sei anni; e al Sud anche otto o dieci. La soluzione, allora, non è togliere l’articolo 18 ai padri, ma riscrivere il diritto del lavoro per i figli, per le nuove generazioni; in modo che esso torni capace di applicarsi davvero a tutti i rapporti che si costituiranno da qui in avanti. E garantire davvero a tutti non l’impossibile «posto fisso», ma quella protezione contro le discriminazioni e quella rete di sicurezza nel mercato, da cui oggi la nuova generazione dei lavoratori italiani è per la maggior parte esclusa. (Fonte: P. Ichino, http://www.corriere.it/economia 10-02-2010)
 
Firmato dal Presidente della Repubblica il regolamento dell’ANVUR PDF Stampa E-mail
Il presidente della Repubblica ha firmato il D.P.R. 01/02/2010 “Regolamento concernente la struttura ed il funzionamento dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca”, ANVUR, a norma dell'articolo 2, comma 140, del decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, cioè il Regolamento dell'ANVUR, che ora è in attesa di pubblicazione in G.U. Si riportano gli articoli 138 e 139 della citata legge 286/2006:
Art. 138. Al fine di razionalizzare il sistema di valutazione della qualità delle attività delle università e degli enti di ricerca pubblici e privati destinatari di finanziamenti pubblici, nonché dell'efficienza ed efficacia dei programmi statali di finanziamento e d’incentivazione delle attività di ricerca e di innovazione, è costituita l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR), con personalità giuridica di diritto pubblico, che svolge le seguenti attribuzioni: a) valutazione esterna della qualità delle attività delle università e degli enti di ricerca pubblici e privati destinatari di finanziamenti pubblici, sulla base di un programma annuale approvato dal Ministro dell'universita' e della ricerca; b) indirizzo, coordinamento e vigilanza delle attività di valutazione demandate ai nuclei di valutazione interna degli atenei e degli enti di ricerca; c) valutazione dell'efficienza e dell'efficacia dei programmi statali di finanziamento e di incentivazione delle attività di ricerca e di innovazione.
Art. 139. I risultati delle attività di valutazione dell'ANVUR costituiscono criterio di riferimento per l'allocazione dei finanziamenti statali alle università e agli enti di ricerca.
(Roma 11-02-2010)
 
A proposito dei fondi per i PRIN PDF Stampa E-mail
In questi giorni il MIUR ha comunicato l'elenco dei coordinatori dei progetti di ricerca che saranno finanziati nell'ambito della più importante fonte di finanziamento pubblico della ricerca in Italia, il cosiddetto PRIN, che sta per Progetti di ricerca d’interesse nazionale. Questi finanziamenti dovrebbero coprire il fabbisogno di ciascuna unità di ricerca, costituita da un minimo di tre ricercatori o docenti di ruolo, per almeno 2 anni. Per sapere quanto riceverà ciascuna unità di ricerca basta dividere il finanziamento totale (95 milioni di euro) per le unità di ricerca finanziate (3588). La cifra che si ottiene (25000 euro), copre il 70% del costo dei progetti. Il resto, cioè il 30%, corrispondente a circa diecimila euro, è fornito dall'Università o dall'ente di ricerca. In pratica, le unità di ricerca il cui progetto sia stato selezionato riceveranno un finanziamento annuale medio di 17.500 euro. È evidente che nessun ricercatore con una seppur minima produttività possa pensare di finanziare la propria ricerca con questi fondi. Ma la peculiarità dei finanziamenti statali della ricerca di base non si ferma alla loro esiguità. L'altra peculiarità è il modo attraverso il quale viene effettuata la valutazione, e quindi la scelta, dei progetti da finanziare. Com’è ovvio, se i criteri di valutazione sono fallaci, il criterio meritocratico può tramutarsi nel suo opposto e produrre risultati paradossali. Per esempio, nel caso del PRIN, per essere ammessi al finanziamento è necessario aver ottenuto un punteggio di almeno 58 su 60, cioè un punteggio da premio Nobel. In realtà il meccanismo valutatorio utilizzato dal ministero per la selezione dei progetti PRIN non è il risultato di un confronto alla luce del sole tra i componenti di una commissione di esperti, quella che nei paesi anglosassoni si chiama study session, ma è effettuato da due referenti anonimi scelti dal personale del ministero. Questa scelta non è dunque trasparente. Questo, assieme all'abnorme entità del punteggio necessario ad ottenere il finanziamento, introduce il sospetto, che per molti è assoluta certezza, che, accanto a progetti realmente meritevoli, ve ne siano molti altri per i quali i referenti siano stati suggeriti dagli stessi proponenti e istruiti sulla necessità di attribuire un punteggio elevato ai progetti. Purtroppo in Italia il sistema di valutazione utilizzato per il PRIN ha contagiato gli altri finanziamenti della ricerca di base, come il FIRB giovani, per il quale ci risulta che per ottenere il finanziamento bisognava ottenere 40 punti su 40! Questi aspetti sono l'espressione delle difficoltà nelle quali si dibatte la ricerca italiana e in generale del fatto che la meritocrazia rischia di diventare un paravento per le peggiori ingiustizie se non si traduce in adeguati e trasparenti meccanismi di valutazione. Purtroppo, il metodo PRIN è stato utilizzato anche per i finanziamenti regionali della ricerca di base, nel quadro della legge 7/2007. Si spera che i punteggi necessari per ottenere questi fondi non siano contagiati dalla stessa febbre che ha colpito i punteggi dei progetti nazionali. (Fonte: G. Chiara, L’Unione Sarda 01-02-2010)
 
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