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03 Maggio
Brevetti europei: l’Italia eccelle nella classe «Scienza Medica e Veterinaria; Igiene» PDF Stampa E-mail
Ottava per numero di brevetti europei depositati; quarta per marchi comunitari; seconda per domande di design. È la posizione dell'Italia tra le 12 nazioni più industrializzate del mondo, quale emerge dall'analisi dell'Osservatorio sui brevetti, marchi e sulle domande di design, realizzato da Unioncamere. Il contributo maggiore alla produzione di brevetti in Italia viene dalle imprese, con una quota di domande pubblicate nel periodo 1999-2008 che raggiunge l'86,6%. La quota rimanente si suddivide tra Inventori persone fisiche (9,8%), Centri di ricerca e Università (2,2%) e richiedenti non italiani (1,4%). L'81,6% delle domande pubblicate dall'EPO tra il 1999 e il 2008 proviene dalle regioni del Nord: il 49,7% dal Nordovest, con un apporto predominante della Lombardia, il 31,9% dal Nordest, grazie al contributo soprattutto di Emilia Romagna e Veneto. Milano guida la classifica provinciale considerando le domande di brevetto presentate negli anni presi in esame dalle imprese, seguita da Torino (8,7%) e Bologna (7,2%). A livello settoriale, nei dieci anni l'Italia ha registrato una crescita sostenuta (11,2% medio) nella classe tecnologica «Scienza medica e veterinaria; igiene», oggi la più rappresentativa dei brevetti europei di matrice italiana con una quota del 8,6%. (ItaliaOggi 27-04-2010)
 
L’università della Svizzera italiana PDF Stampa E-mail
Quest’anno, l’Università della Svizzera italiana celebra i primi 10 anni di consegna dei diplomi e il 10° anniversario del suo riconoscimento, da parte del Consiglio federale, come istituzione universitaria a pieno titolo. Alcune settimane fa mi hanno chiesto di redigere un testo per celebrare i 550 anni dell’Università di Basilea. Al confronto, 10 anni – o meglio 14 anni, se si calcola dalla data di apertura della vostra istituzione – potrebbero sembrare pochi! Eppure, la realizzazione della vostra «alma mater» ha permesso di colmare una lacuna importante in questa Willensnation, la Svizzera, caratterizzata da quattro culture. Questo Paese, che fino ad allora si accontentava delle sue Universitäten e Universités, un giorno si è visto arricchito di una Università! Ma non vi siete fermati qui, poiché la vostra Università ha rapidamente raggiunto una dimensione internazionale. Non avete esitato a offrire corsi anche in inglese, ben prima di altre istituzioni, aiutate dal processo di Bologna. Per ricollegarmi proprio a questa «transizione linguistica», del tutto opportuna, permettetemi di cambiare anch’io lingua e di esprimermi, d’ora in poi, nella mia lingua madre, cugina della vostra. L’apertura e il dialogo sono il marchio di fabbrica dell’USI – e della Svizzera italiana. Lo si vede bene osservando le trenta nazionalità degli studenti dell’USI come pure la composizione del vostro Consiglio dell’Università, di cui fanno parte personalità venute dall’Università degli Studi di Milano e da quasi tutte le altre università svizzere. ..Creando questa Università, la Svizzera italiana ha mostrato di scommettere sulla fiducia nelle nuove generazioni. Non è una scommessa rischiosa: è una scommessa vincente! Voi offrite loro una formazione universitaria di qualità e di prossimità, rafforzando l’uguaglianza delle possibilità, un valore cardine del nostro Stato democratico e del modello di riuscita svizzero. Voi avete dunque fondato una giovane Università al servizio della gioventù del nostro Paese! È in questo senso che il Consiglio federale tiene a felicitarsi con voi in occasione dell’odierno Dies Academicus e dei 10 anni del vostro riconoscimento pieno e totale in quanto Università. (Dal discorso del Ministro della Cultura svizzero alla celebrazione del 10° anniversario dell’Università della Svizzera Italiana 17-04-2010)
 
L'istituto italiano di tecnologia oggi PDF Stampa E-mail
Dallo start up della Fondazione avvenuto nel 2003», osserva R. Cingolani, direttore scientifico dell'Iit, «l'Istituto italiano di tecnologia ha avuto una crescita esponenziale del personale, contando oggi circa 470 persone e con una prospettiva per il 2010 di ampliare l'organico di altre 200 risorse, in gran parte ricercatori. In questi anni l'Iit ha dato la possibilità a molti giovani ricercatori di poter lavorare in uno dei principali centri di ricerca del mondo, dotato di attrezzature all'avanguardia e allineato ai più importanti istituti di fama internazionale. Oggi, circa un terzo dei nostri ricercatori è costituito da "cervelli rientrati". Per sviluppare il piano scientifico 2009-2011», continua Cingolani, «abbiamo stretto partnership con alcuni centri di eccellenza italiani, creando dei centri di ricerca Et su tutto il territorio nazionale». Grazie alla multidisciplinarità dei progetti di ricerca sviluppati dall'Istituto, i profili d’interesse vanno dalle discipline tecniche (ingegneria, fisica, matematica) alle scienze della vita (biologia, chimica, farmacia, medicina) offrendo molteplici possibilità di ricerca per i giovani scienziati. Il contesto all'interno del quale i ricercatori lavorano è multiculturale: circa il 25%, infatti, proviene da più di 30 paesi stranieri. Per il reclutamento non ci sono bandi di massa, ma ogni sede dell'Istituto porta avanti il processo di selezione con i propri tempi e canali. Di base, ogni centro fa delle call-annunci, diverse a seconda dei livelli ricercati e, quindi, vanno dal sito internet dell'Iit a quelli delle sedi staccate sino a delle call inserite su riviste come Science o Nature per i livelli più alti. Tra i compiti che l'Iit riconosce come fondamentale c'è quello della formazione attraverso il finanziamento di borse per dottorandi. (ItaliaOggi 19-04-2010)
 
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