Home 2010 03 Maggio
03 Maggio
Le retribuzioni dei giovani laureati e dei ricercatori PDF Stampa E-mail
In Italia un laureato tra i 25 e 34 anni arriva a stento all’80% della retribuzione media dei laureati (di tutte le età); la media Ocse è del 90%, valore intorno al quale si collocano Francia e Germania, mentre gli Stati Uniti sono al 93%, la Spagna al 95% e la Gran Bretagna al 96%. Insomma quel 20% in meno, per il solo fatto di essere in una fase ancora iniziale della carriera lavorativa, segnala che la progressione per anzianità ha comunque un forte peso rispetto alle valutazioni meritocratiche. Si può fare poi un confronto specifico su una categoria particolare di lavoratori qualificati, ossia i ricercatori (sia nel settore pubblico sia in quello privato). In questo caso i dati vengono dalla Commissione europea e sono espressi in euro a parità di potere d’acquisto: le cifre cioè sono corrette per tener conto del diverso costo della vita nei vari Paesi e rendere quindi il confronto più omogeneo. Bene, il ricercatore italiano con un’esperienza lavorativa compresa tra 0 e 4 anni guadagna circa 12.500 euro l’anno contro i 30.500 del collega francese e i circa 24.000 di quello tedesco (prescindiamo per semplicità dalle differenze che pure esistono tra uomini e donne). In Spagna si arriva comunque vicino ai 17.000: per trovare compensi più bassi bisogna guardare ai Paesi dell’Est. Distanze notevolissime, che però si accorciano con il progredire della carriera. I ricercatori con più di 15 anni di esperienza hanno in media in Italia una retribuzione annua intorno ai 49.000 euro, leggermente superiore a quella degli spagnoli e pari a circa due terzi di quella di francesi e tedeschi (rispettivamente 73.000 e 77.000 euro). Lo scarto c’è ancora ma è minore di quello accusato a inizio carriera: con Francia e Germania, come abbiamo visto, il rapporto era di uno a due, o a due e mezzo. (L. Cifoni, Il Messaggero 19-04-2010)
 
Alle universita’ quali enti pubblici autonomi non piu’ agevolazioni sulle imposte PDF Stampa E-mail
Alle Università non spettano più le agevolazioni in materia d’imposta di registro, ipotecaria e catastale riservate ai trasferimenti degli organi dello Stato; infatti, le università, a seguito della riforma di cui alla legge n. 168/1989, sono enti pubblici autonomi e quindi non sono equiparabili agli organi dello stato. Queste conclusioni emesse dalla sezione tributaria della Cassazione, si leggono nella sentenza n. 9496 12010 depositata nella cancelleria della Corte lo scorso 21 aprile. La legge n. 168/1989, con cui è stato istituito il Ministero dell'università e della ricerca scientifica, ha dettato nuove norme sull'autonomia delle Università. Gli ermellini quindi, passando in rassegna le disposizioni contemplate in questa norma, osservano come, l'articolo 6 comma 1, disponga che le università siano dotate sia di personalità giuridica che di autonomia didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile, e possano dotarsi di ordinamenti autonomi, propri statuti e regolamenti. Tuttavia la natura primaria degli interessi e la sottoposizione a controlli statali, non sono elementi sufficienti ad assimilare le università agli organi dello stato. (B. Fuoco, ItaliaOggi 23-04-2010)
 
L’Italia settima nel mondo sui prodotti della ricerca secondo la National Science Foundation americana PDF Stampa E-mail
La National Science Foundation (www.nsf.gov) (NSF) è un'agenzia governativa degli Stati Uniti che sostiene la ricerca e la formazione fondamentali in tutti i campi non-medici della scienza e dell'ingegneria. La controparte medica è invece il National Institute of Health. La NSF ha recentemente pubblicato uno studio sullo stato della ricerca americana. Nella sezione sui cosiddetti "prodotti della ricerca" definisce come tali le pubblicazioni su riviste peer reviewed, essendo queste l'unico parametro con cui il contribuente americano è in grado di valutare come vengono utilizzati i suoi soldi. Pertanto, utilizzando i database disponibili (per ora) sulle pubblicazioni nel settore Science & Engineering, gli analizzatori hanno stilato una tabella sul numero di pubblicazioni prodotte dagli USA e dagli altri Paesi. Ovviamente gli USA sono di gran lunga al primo posto, seguiti dalla Cina (balzata dal 15° posto al 2°), segno che la Cina investe in R&D. L'Italia è al 7°, nonostante i pochi soldi, in linea con i G8. (A. Megighian 27-04-2010, commento ad articolo su lavoce.info)
 
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