Home 2012 31 Dicembre
31 Dicembre
RICERCA. INIZIATIVA PER I RICERCATORI: IL PROGETTO “FBK MOBILITY” PDF Stampa E-mail

Contribuire alla mobilità dei ricercatori di talento nelle organizzazioni di ricerca internazionali; incoraggiare lo sviluppo personale e professionale degli individui; rafforzare il profilo professionale di giovani ricercatori all'inizio della loro carriera di ricerca fornendo loro le competenze necessarie per il futuro successo internazionale nella ricerca; aumentare il profilo professionale dei ricercatori senior dando loro l'opportunità di consolidare le reti di ricerca. Questi gli obiettivi del progetto "FBK Mobility" che consentirà a 18 ricercatori afferenti a tutti i Centri della Fondazione Bruno Kessler di trascorrere, dal prossimo gennaio 2013, un periodo di studio presso istituzioni di grande prestigio in Europa e negli Stati Uniti.
Nel 2012 la Fondazione Bruno Kessler di Trento ha messo in campo azioni che rappresentano veri e propri investimenti, rispondendo a una necessità di formazione continua e d’internazionalizzazione nella crescita dei talenti. Il progetto “FBK Mobility”, destinato a ricercatori senior e junior di FBK, darà una preziosa opportunità ai ricercatori che hanno aderito all'iniziativa: realizzare un'esperienza di crescita personale e professionale, grazie ad un periodo di permanenza all’estero di 4 mesi, in centri di ricerca internazionali, tra cui il MIT di Boston, la Yale University, la Technische Universität München, e l'Université Paris Diderot.
(Fonte: m.l. http://www.fbk.eu/it/node/2373 28-12-20112)
Locandina del progetto

 
DOTTORATO DI RICERCA. RILIEVI E RACCOMANDAZIONI DEL CONSIGLIO UNIVERSITARIO NAZIONALE SUL DM CHE REGOLAMENTA I DOTTORATI PDF Stampa E-mail

Il CUN, nell’adunanza del 19 dicembre, presa visione dello schema di decreto del Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca «Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di Dottorato e criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati», ha ravvisato il permanere di alcune significative criticità. In particolare (sintesi):

-Ritiene che sia in ogni caso preferibile specificare che i titoli di dottorato devono essere rilasciati solo da Istituzioni universitarie, eventualmente in consorzio o in convenzione con altre Istituzioni di formazione e ricerca.

-Rileva, da un lato, che l’accreditamento periodico non può ridursi a una mera verifica di requisiti, ma deve comprendere anche una valutazione della qualità dei risultati ottenuti, dall’altro, che il co. 5 dell’art. 3 affida entrambe queste procedure all’ANVUR, al cui parere il Ministro è tenuto a conformarsi. Il CUN ritiene invece che, mentre tutte le procedure di valutazione ex post devono essere effettuate dall’ANVUR, la procedura di autorizzazione ex ante spetti esclusivamente al Ministro, sentito il parere dei suoi organi consultivi.

- Osserva che il vincolo per cui ciascuna Istituzione consorziata deve assicurare almeno 4 borse di dottorato per ciclo triennale per un minimo di tre cicli, per complessive 36 annualità in cinque anni, renderà estremamente difficile la creazione di corsi di dottorato per tutte quelle discipline, anche strategiche, la cui consistenza nelle sedi locali è ovunque strutturalmente molto limitata.

- Ricorda di aver espresso riserve e raccomandato cautela nell’implementazione di una titolatura nazionale. Ed esprime quindi forti riserve su un elenco di titoli così ristretto, disciplinarmente sbilanciato e con gravi lacune in aree disciplinari e, soprattutto, interdisciplinari, anche strategiche per la ricerca del Paese.

- Ritiene importante che tra i criteri di valutazione della qualità del dottorato, sia inclusa anche la qualità dei risultati di ricerca ottenuti dai dottorandi e del percorso didattico e formativo seguito.
(Fonte 21-12-2012)

 
RICERCA. NUOVI BANDI PRIN E FIRB PDF Stampa E-mail
Nuovi Bandi PRIN E FIRB.

In data 28-12-2012 è uscito il BANDO PRIN 2012. Il pertinente decreto ministeriale disciplina le procedure per il finanziamento da parte del MIUR di progetti di ricerca d’interesse nazionale (PRIN) 2012, allo scopo di favorire il rafforzamento delle basi scientifiche nazionali, anche in vista di una più efficace partecipazione alle iniziative europee relative ai Programmi Quadro dell’Unione Europea. A tale scopo, il programma PRIN si prefigge di finanziare progetti che per complessità e natura possono richiedere la collaborazione di più docenti/ricercatori e di più organismi di ricerca, nazionali o internazionali, e le cui esigenze di finanziamento eccedono la normale disponibilità delle singole istituzioni. La somma stanziata è di € 30.440.000.

In pari data è uscito anche il BANDO FIRB 2013. Il pertinente decreto ministeriale disciplina le procedure per il finanziamento da parte del MIUR del Programma “Futuro in Ricerca 2013” volto a favorire il ricambio generazionale presso gli atenei e gli enti pubblici di ricerca afferenti al MIUR, al fine di rafforzare le basi scientifiche nazionali, anche in vista di una più efficace partecipazione alle iniziative europee relative ai Programmi Quadro dell'Unione Europea, destinando a tale scopo adeguate risorse al finanziamento di progetti di ricerca fondamentale proposti da giovani ricercatori. La somma stanziata per questo bando è di € 39.443.190.

I nuovi bandi FIRB/PRIN hanno aspetti interessanti e punti critici. Di positivo si può registrare:

a) la preselezione su un progetto semplificato. Compilare un bando PRIN/FIRB è un lavoro immane, soprattutto se confrontato con le possibilità di successo. Prima si presenta una proposta ridotta, se si passa la preselezione si scrive un progetto completo.

b) La suddivisone in settori ERC, è un’ottima cosa perché cerca di avvicinarci a un modello di Finanziamento che è largamente sfruttato in Europa e condiviso da moltissimi partner europei.

c) La divisione dei finanziamenti per PE (Physical-Engineering) LS (Life Science) SH (Social Humanities) dovrebbe favorire i progetti multidisciplinari. Inoltre, la preselezione in base alle 14 aree era molto più complessa.

d) Le indicazioni chiare ai referee, 3 questa volta, con l’indicazione delle varie soglie.

Come aspetti che mi lasciano un po’ perplesso direi:

a) La presenza di giovani ricercatori sia nel PRIN che nel FIRB. Il PRIN è diventato quasi un doppione del FIRB, e viste le scarse risorse a disposizione, non sono convinto che sia una buona idea.

b) E’ rimasta sia la preselezione sia la necessità di scrivere i progetti in italiano e in inglese.

c) La selezione dei referee, per cui non è chiaro il meccanismo. Inoltre, referee diversi hanno diverse scale di punteggio, per cui c’è il rischio serio che siano preselezionati/finanziati non i progetti migliori, ma paradossalmente quelli in aree dove tradizionalmente i referaggi sono più generosi.

Come punto davvero critico, come hanno osservato diversi commentatori, le risorse minime destinate ai PRIN-FIRB, che sono meno di 70 milioni in totale. Con queste cifre, sarà difficile fare ricerca a livelli competitivi nell’università italiana.
(Fonte: M. Bella 29-12-2012)
 
RICERCA. LA TRASPARENZA DEI DATI NELLA PRODUZIONE SCIENTIFICA ITALIANA PDF Stampa E-mail
Si può constatare che Il sito docente del MIUR non è validato, non è stabile (le registrazioni possono essere cancellate e modificate senza che ne resti traccia), non è deduplicato (lo stesso oggetto può apparire sotto tipologie diverse o sotto la stessa tipologia più volte), non è completo, manca totalmente di una policy, è estremamente rigido. I dati raccolti (quelli obbligatori) sono potenzialmente anche molto pochi. Inoltre la banca dati che raccoglie la produzione scientifica del Paese è inaccessibile al Paese. Il Paese necessita dunque di una base di dati affidabile, completa, accessibile a tutti.  Di più. Il Paese necessita di un SISTEMA di gestione dei dati sulla ricerca che sia in grado anche di collegare input e output. Il primo tassello: è l’anagrafe della ricerca. La progettazione dell'anagrafe della ricerca è fatta da specialisti dell'informazione in collaborazione con specialisti della valutazione. Il primo passo è di tracciare una policy: Chi, Cosa (pubblicazioni scientifiche/divulgative che siano però chiaramente distinguibili), Quando vanno aggiornati i dati, Quale modello di validazione (centrale/decentrato). Dunque deve essere definito chi ha il diritto/dovere di registrare i propri lavori nell'anagrafe. Dovrebbe essere fatta una scelta univoca a livello nazionale rispetto a quale ID adottare (ORCID = Open Researcher and Contributor ID). E' necessaria una definizione chiara di lavoro scientifico e di lavoro divulgativo, e delle diverse tipologie di lavori di ricerca. In un recente meeting di Eurocris si diceva che un buon sistema di gestione dei dati deve potersi adattare velocemente ai mutamenti che avvengono nelle modalità di comunicazione dei risultati della ricerca (e non viceversa). I metadati descrittivi dei lavori di ricerca devono essere sufficientemente specifici (gli stessi metadati non possono andare bene per tutte le tipologie di lavori), ma anche sufficientemente flessibili per potersi adattare alle nuove forme. Gli strumenti a supporto dell’anagrafe (Authority file delle strutture –affiliazioni -; Authority file delle riviste; Authority file degli editori) devono essere gestiti e tenuti aggiornati da personale esperto e messi a disposizione dell'intera comunità.  L'aggiornamento dovrebbe essere effettuato in maniera tempestiva, possibilmente anche attraverso meccanismi di import dalle banche dati o dai siti degli editori contestualmente alla pubblicazione. In merito al modello di validazione, si può scegliere un modello decentrato in cui ogni ateneo valida e certifica i propri dati e poi li invia all'anagrafe centrale (possibile se tutti gli atenei utilizzano sistemi interoperabili indipendentemente dal fornitore - il sistema Olandese -), oppure un sistema centralizzato certificato che va ad alimentare i database dei singoli atenei - il sistema Norvegese. In entrambi i casi non è necessario che tutti i dati siano visibili. Una parte di dati può ad es. essere tenuta interna alle istituzioni. La ricerca finanziata con fondi pubblici deve essere pubblicamente accessibile. Non solo i dati concernenti la produttività scientifica devono essere aperti, ma anche i lavori stessi. I lavori andrebbero tutti archiviati nelle anagrafi locali con diversi gradi di apertura a seconda degli accordi con gli editori. Non è solo una questione di trasparenza. Fornirebbero materiale per ricerche approfondite sul sistema della ricerca italiano, sulle aree di ricerca, sulle reti di collaborazione ecc. L'anagrafe della ricerca deve essere connessa ai sistemi che gestiscono e descrivono i progetti di ricerca finanziati dal Ministero e al loro interno descrivono chi ha fatto cosa (posti e borse finanziati e loro contributo alla ricerca). Inoltre deve esser connessa ai sistemi che gestiscono i dati grezzi utilizzati a supporto delle ricerche.
(Fonte: P. Galimberti, Primo Convegno ROARS 22-12-2012)
 
RICERCA. LA SCIENTIFICITÀ DELLE RIVISTE IN UNA PROPOSTA DEL CUN PDF Stampa E-mail

Una proposta sui criteri per il riconoscimento di scientificità delle riviste è stata recentemente rilasciata dal CUN. Nella proposta sono riportati quattro principi alla base di tale riconoscimento, che si dichiarano ispirati a quelli definiti dall’Accademia Norvegese di Scienze e Lettere. Secondo la quale una pubblicazione si può definire “accademica” se soddisfa contemporaneamente tutti i quattro criteri di seguito elencati: 1. i risultati presentati hanno caratteri di originalità; 2. i risultati sono presentati in una forma atta alla verifica e/o al riuso in attività di ricerca; 3. la lingua utilizzata e la distribuzione sono tali da rendere la pubblicazione accessibile alla maggior parte dei ricercatori potenzialmente interessati; 4. la sede editoriale (rivista, collana, monografia, sito web) assicura sistematicamente l’esistenza di una peer review esterna. Tale documento appare interessante perché anche in Norvegia esiste un meccanismo di classificazione delle sedi di pubblicazione – definiti “canali”. I canali “Scientifici” sono riviste, serie e case editrici che soddisfano specifici criteri forniti dall’Associazione Norvegese delle Istituzioni di Educazione Superiore (UHR). Ci sono due livelli: canali di pubblicazione ordinaria (livello 1) e canali di pubblicazione molto prestigiosi (livello 2). Questa classificazione è usata nel sistema di finanziamento norvegese dell’educazione superiore. I canali “Altri” sono rapporti tecnici, riviste di popolarizzazione della scienza, periodici e riviste professionali, così come canali di pubblicazione appena proposti e non ancora classificati dal Comitato di Pubblicazione dell’UHR.
L’articolista (Enrico Nardelli) mette in rilievo che tale classificazione ha l’unico scopo di distribuire fondi e non tanto di valutare la qualità intrinseca della ricerca. Un articolo pubblicato in una rivista di livello 2 ha peso triplo di uno pubblicato al livello 1, ma solo come meccanismo di incentivazione verso uno stile di pubblicazione dei risultati scientifici che non sia meramente quantitativo. Si noti infatti che il livello 2 (che contiene al più il 20% di tutti canali dello stesso settore) intende premiare lo sforzo necessario per ottenere la pubblicazione su quel canale (“labour-intensive”, è l’espressione usata). Ma è ancor più rilevante l’esplicita dichiarazione che la classificazione in due livelli non può rimpiazzare né simulare la valutazione qualitativa delle pubblicazioni al livello dell’individuo, così come un modello generale per la distribuzione dei finanziamenti non può sostituire la valutazione e la definizione di strategie dell’attività’ di ricerca nelle singole istituzioni. Risultati di alto livello sono talvolta pubblicati su canali meno riconosciuti e viceversa. Il canale di pubblicazione non deve essere usato per trarre conclusioni sullo specifico articolo dello specifico ricercatore, e nemmeno questo è il suo scopo.
(Fonte: E. Nardelli, roars.it 29-12-2012)

 
STUDENTI. IMMATRICOLAZIONI. BORSE DI STUDIO. ALLOGGI. PRESTITI PDF Stampa E-mail
Gli immatricolati sono calati del 6,3% nel 2010-2011 e del 3% nel 2011-2012. In valori assoluti sono circa 15mila i ragazzi che ogni anno decidono di non iscriversi all'università. Uno studente su quattro, pur avendone diritto, non riceve la borsa di studio. Soltanto sei regioni hanno garantito la borsa di studio al 100% degli aventi diritto, in altre realtà più del 50% degli studenti idonei non ha ricevuto nemmeno un euro. Ultime in classifica la Calabria, che copre solo il 44,7% delle borse, e l'Umbria con il 42,3% delle borse coperte. Non va meglio con i posti letto a disposizione dei fuori sede. Il dato medio italiano degli studenti idonei che a causa delle ristrettezze di bilancio non ricevono un alloggio è di poco inferiore alla metà (49,4%). Questa media in realtà nasconde alcune situazioni molto positive, come la grande quantità di alloggi per studenti messi disposizione da Friuli-Venezia Giulia, dalla Lombardia, dal Veneto e dal Trentino-Alto Adige, che coprono la totalità degli studenti che ne fanno richiesta, e alcune regioni, come il Lazio, la Sicilia o l'Abruzzo, che non riescono neanche a coprire il 20% degli studenti idonei. In calo anche il numero di collaborazioni part-time che le università attivano ogni anno per garantire una piccola entrata agli studenti. In cambio questi dovranno garantire il loro impegno in alcune mansioni di supporto alle attività universitarie, come la vigilanza nelle biblioteche, il supporto agli studenti disabili o l'apertura degli sportelli di assistenza e orientamento. Se nell'anno accademico 2001/02 le collaborazioni part-time erano 31.029, dieci anni dopo sono calate di quasi un quarto, arrivando alla cifra di 24.920. Questo significa che se prima erano quasi il 4% gli studenti regolari ad usufruire di queste borse di collaborazione, ora solamente il 2,2% dei ragazzi riesce ad avere questa piccola integrazione al reddito. Con il DM del 23 ottobre 2003 s’inaugurava la lunga stagione dei prestiti d'onore, continuata poi con altre misure, come il programma «Diamogli credito» o «Diamogli Futuro». Che cosa abbiano prodotto queste misure purtroppo non è dato saperlo. A oggi, infatti, non esiste nessun monitoraggio né alcun documento ufficiale del ministero, né del Dipartimento delle politiche giovanili, che ha coordinato alcune di queste attività, su questi interventi. È possibile quindi fare solo una stima dei prestiti erogati ogni anno, che non dovrebbero superare le 7-800 unità per anno. Se da una parte il problema principale è la scarsa sistematicità di questi interventi paralleli (la Fondazione per il Merito, che avrebbe dovuto coordinare e finanziare un programma nazionale di prestiti d'onore, non è ancora partita, seppur istituita da 2 anni), dall'altra parte è soprattutto l'impegno finanziario a destare scandalo. Per tutti questi programmi, infatti, sono stati impegnati 47 milioni di euro. Non pochi se pensiamo che sono circa un terzo dei soldi disponibili ogni anno per le borse di studio (circa 160 milioni di euro). A colpire è quindi soprattutto la scarsa programmazione dei fondi.
(Fonte: M. Castagna, L’Unità 09-12-2012. 46° Rapporto Censis)
 
Altri articoli...
« InizioPrec.12345678910Succ.Fine »

Pagina 5 di 14