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10 Dicembre
USA. UN SAGGIO INTITOLATO «PERCHÉ LE UNIVERSITÀ SONO DOMINATE DALLA SINISTRA?» PDF Stampa E-mail
Edward Feser, professore di filosofia nel californiano Pasadena City College, cattolico di formazione aristotelico-tomistica, storico delle idee molto attento al pensiero liberale e conservatore, è autore sul nuovo numero della rivista Nuova Storia Contemporanea, di un saggio intitolato appunto «Perché le Università sono dominate dalla sinistra?». E’ una straordinaria radiografia del mondo accademico statunitense – ma valida con poche varianti anche per il mondo europeo – la cui impietosa diagnosi è: egemonia progressista cronica. Una deriva incontrollata e incontrollabile il cui effetto ultimo, e più pericoloso per Feser, è l’abbandono di ideali e valori propri della civiltà europea e il sovvertimento della tradizione. Mentre la causa prima, la malattia degenerativa – come ricorda Francesco Perfetti nella breve presentazione – è ciò che per Raymond Aron rappresenta «l’oppio degli intellettuali», per James Burnham «l’ideologia del suicidio dell’Occidente» e che Augusto Del Noce definiva «neoilluminismo». In una parola: il «sinistrismo». «L’egemonia della sinistra nelle università è così schiacciante che perfino le persone di sinistra non la mettono in dubbio», scrive Edward Feser, che stila un suo personale decalogo dei dogmi (indimostrati e indimostrabili) che ispirano i programmi di studio delle università americane nel campo della storia delle idee, delle scienze sociali, dell’economia e in generale dell’area umanistica. Ad esempio: demonizzazione del sistema capitalistico, benevola valutazione del socialismo al di là del fallimento storico, diffusi orientamenti no-global e terzomondisti, vocazione all’anti-occidentalismo, pesante inclinazione all’ateismo … È molto raro – scrive Feser – sentire nelle moderne università qualcuno che sfidi seriamente tali posizioni ideologiche, «di solito accettate come talmente ovvie da far credere che ogni visione contrastante sia motivata da ignoranza o interesse personale, e come tale da respingere immediatamente; oppure si ritiene che non vi siano delle opinioni diverse che meritino la fatica di essere prese in considerazione».
(Fonte: caravella.eu da L. Mascheroni, Il Giornale 30-10-2012)
 
USA. I MOOCS (MASSIVE OPEN ONLINE COURSES) IN ESPANSIONE PDF Stampa E-mail

Quando Harvard e il MIT (Massachusetts Institute of Technology) hanno lanciato lo scorso settembre lo start-up edX, che offre gratis alcuni corsi online di HarvardX, MITX e BerkeleyX - cioè delle varianti online di Harvard, MIT ecc. - nemmeno loro si aspettavano di ricevere 370 mila adesioni nei primi tre mesi. Merita fare un giro sulla piattaforma digitale www.edx.org per vedere l'impatto che un'offerta del genere può avere sulla popolazione globale che abbia accesso alla lingua inglese. Prendiamo l'esempio di Coursera, lo start-up che per prima ha sperimentato una tecnologia capace di mettere gli insegnanti in condizione di lavorare con centinaia di migliaia di studenti online. Coursera è stata lanciata lo scorso gennaio, e in undici mesi più di un milione e settecentomila persone - tra cui anche molti italiani - hanno aderito ai suoi corsi di lettere, medicina, biologia, storia, matematica, economia e informatica.
La forza d’impatto dei cosiddetti Moocs (Massive open online courses, ossia corsi interattivi aperti a tutti come quelli offerti da edX e Coursera) è proporzionale all'immensità del pubblico cui si rivolge. Quando il professore cinese-americano Andrew Ng dice che Coursera, di cui è co-fondatore, «sta crescendo più veloce di Facebook», si capisce bene perché abbia preso la decisione di lasciare la direzione del prestigiosissimo laboratorio di Intelligenza Artificiale della Stanford University per occuparsi della sua impresa.
(Fonte: L. Manera, Corsera 07-12-2012)

 
SCIENCE, TECHNOLOGY AND INNOVATION IN EUROPE PDF Stampa E-mail

Eurostat Pocketbooks, Publications Office of the European Union, Luxembourg, edizione 2012, pp. 143.
Il volume intende offrire ai decisori politici e alla comunità scientifica un dettagliato panorama della situazione europea in tema di scienza e tecnologia, focalizzando l’attenzione sui 27 Stati membri e su quelli candidati all’ingresso, effettuando, quando possibile, il raffronto anche con gli altri colossi mondiali del settore (USA, Cina, Giappone e Corea del Sud). Avvalendosi di grafici e tabelle statistiche, sono passati in rassegna gli investimenti, i processi di formazione delle risorse umane impiegate e gli effetti in tema di produttività e di competitività. Emerge così che nel quinquennio 2005-10 è cresciuto il numero degli addetti mediamente occupati nei settori scientifici del Vecchio Continente, pur con sostanziose differenze tra Paesi: la crescita maggiore in Portogallo (+15,3%), in Slovenia (+7,5%) e in Ungheria (+6,3%); diminuzioni in Romania (-4,7%), in Finlandia (-0,6%), nel Regno Unito (-0,3%), in Lettonia (-0,3%) e in Svezia (-0,1%). Con un impiego medio dei cosiddetti “ricercatori a tempo pieno equivalente” (RTE), equamente suddiviso fra le strutture produttive (45,3%) e le istituzioni universitarie (40,9%), mentre poco più di un decimo (12,7%) ha trovato una collocazione in settori pubblici. Due dati accomunano tutte le realtà nazionali:
- ad eccezione della Lituania e della Lettonia, le attività di ricerca scientifica rappresentano ancora una tipologia occupazionale prettamente maschile; – la disoccupazione ha generalmente risparmiato gli addetti dell’area scientifica, altamente qualificati. (Fonte)

Tabella. Risorse umane in scienza e tecnologia in Europa
(Human resources in science and technology - HRST)
Distribution of HRST by category, 2010 (%)
(Fonte)

HRSTC Human Resources in Science and Technology — Core

HRSTE Human Resources in Science and Technology — Education

HRSTO Human Resources in Science and Technology — Occupation
 
FEDERALISMO UNIVERSITARIO – LE RELAZIONI TRA REGIONI E UNIVERSITÀ. ESPERIENZE IN ITALIA, GERMANIA E SPAGNA PDF Stampa E-mail

A cura di Benedetto Coccia. Apes Editore, Roma 2012, pp. 148.
Questo libro, con dati dettagliati sulla situazione italiana, spagnola e tedesca – paesi “federalisti” a livello di offerta formativa – spiega come le università affrontano l’internazionalizzazione nel loro regionalismo. Carlo Finocchietti passa in rassegna le università italiane nate a sostegno delle aree produttive specializzate delle diverse regioni italiane. Manuela Costone analizza le leggi e i protocolli d’intesa Stato-Regioni per rafforzare le università mantenendo l’autonomia delle regioni e degli atenei. Il federalismo universitario caratterizza anche altri paesi europei. In Spagna, ad esempio, le Regioni aumentano le competenze a scapito del centro e negli ultimi venti anni si sono sviluppati sistemi universitari regionali. Marzia Foroni approfondisce i sistemi di valutazione e di finanziamento e descrive il caso catalano, con una forte identità, storia e lingua proprie. L’esperienza federale della Germania è affrontata da Claudia Checcacci.
(Fonte: M. L. Viglione, rivistauniversitas novembre 2012)

 
QUARANTASEIESIMO RAPPORTO SULLA SITUAZIONE SOCIALE DEL PAESE 2012 PDF Stampa E-mail

Autori e curatori: Censis. Collana Censis - Centro Studi Investimenti Sociali – Rapporti, Franco Angeli Ed. 2012, pp. 728.
Giunto alla 46a edizione, il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese. Le Considerazioni generali introducono il Rapporto. Nella seconda parte, “La società italiana al 2012”, sono affrontati i temi di maggiore interesse emersi nel corso dell'anno. Nella terza e quarta parte si presentano le analisi per settori: la formazione, il lavoro e la rappresentanza, il welfare e la sanità, il territorio e le reti, i soggetti e i processi economici, i media e la comunicazione, il governo pubblico, la sicurezza e la cittadinanza.
(Fonte: francoangeli.it dicembre 2012)

 
DINASTIE D’ITALIA. GLI ORDINI TUTELANO DAVVERO I CONSUMATORI? PDF Stampa E-mail

A cura di Michele Pellizzari e Jacopo Orsini. Università Bocconi Editore, Milano 2012, pp. 156.
Il volume affronta l’annosa questione della presenza degli ordini professionali e di come la legge abbia delegato a questi il potere di imporre una disciplina di entrata e di comportamento al suo interno. La critica più forte è la creazione di enormi barriere per l’esercizio di una professione, che, di fatto, ostacolano l’entrata ai giovani, a scapito di un regime di libera concorrenza nel settore dei servizi. Gli interventi legislativi che si sono succeduti nel corso degli anni raramente hanno portato grandi cambiamenti, fatta eccezione per il decreto Bersani n. 223 del 4 luglio 2006 che ha eliminato le tariffe minime per gli avvocati, consentendo anche ai giovani avvocati di offrire i loro servizi pari merito con gli avvocati di grande calibro, presenti sulla piazza da più anni.
Il problema che si pongono gli autori è la presenza dei vincoli familiari all’interno degli ordini, che li rende più simili alle caste piuttosto che essere organi in grado di accogliere i nuovi laureati, decisi a intraprendere una carriera professionale ben inquadrata. Inoltre, la presenza di barriere difficili da superare è la causa del possibile azzeramento della concorrenza nel settore dei servizi, elemento alla base della crescita economica di un Paese.
Interessanti i capitoli che analizzano gli ostacoli all’entrata in un determinato ordine e la comparazione tra la regolamentazione italiana e quella degli altri paesi europei (cap. 3), l’importanza delle connessioni familiari nell’accesso agli ordini (cap. 4), la problematica della presenza di ben 28 ordini o collegi in Italia (cap. 8) e le possibili riforme (cap. 10), sempre affossate dalle lobby presenti in Parlamento.
(Fonte: D. Gentilozzi, rivistauniversitas dicembre 2012)

 
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