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10 Dicembre
GARR-X, RETE PER LA COMUNITÀ SCIENTIFICA ITALIANA PDF Stampa E-mail

La nuova rete per l'Istruzione e la Ricerca si chiama GARR-X. E' stata presentata ufficialmente dal Consortium GARR, presso la sede del MIUR a Roma alla presenza del ministro Francesco Profumo. Oltre 8.500 chilometri di fibra ottica tra dorsale di rete e infrastruttura di accesso sono già a disposizione di oltre 2,5 milioni di utenti della comunità scientifica italiana. Ancora una volta l'innovazione digitale parte dalla filiera scuola-università-ricerca: la prima NGN italiana non è solo connettività ad alte prestazioni, ma un'infrastruttura digitale integrata capace di supportare la partecipazione ai progetti di ricerca internazionali, grazie ai suoi collegamenti intercontinentali, e piattaforma abilitante per accedere in maniera semplice e trasparente alle risorse di calcolo, storage, big data e ai servizi Cloud. Le infrastrutture digitali rappresentano dunque un elemento chiave della strategia italiana per ridurre la frammentarietà della partecipazione nazionale al programma europeo Horizon 2020. "La disponibilità di una vera Next Generation Network - ha commentato Profumo - sarà un importante alleato per introdurre 'più Europa' nel sistema italiano della ricerca e dell'innovazione - ovvero allineare la nostra programmazione, i nostri meccanismi e i nostri strumenti a quelli europei. Una strategia che al MIUR stiamo perseguendo con forza, e che è stata anche la ragione che ha ispirato la recente consultazione pubblica su Horizon2020".
Con la sua vasta utenza e un volume totale di traffico di oltre 85 Petabyte, registrato tra gennaio e ottobre 2012, GARR-X e' la community network più grande e significativa del nostro paese.
(Fonte: AGI – Roma 29-11-2012)

 
VALUTAZIONE DELLA RICERCA. CONSIDERAZIONI SPECIFICHE DEL GRUPPO D’INFORMATICA (GRIN) PDF Stampa E-mail

ll GRIN (Gruppo d’informatica), che riunisce più di 800 docenti del settore scientifico disciplinare INF/01, ha ritenuto opportuno elaborare le seguenti considerazioni specifiche per il settore in merito alla valutazione della ricerca.

• Considerazione delle Conferenze. La disciplina informatica è caratterizzata da una peculiarità nelle pratiche di ricerca, ampiamente riconosciuta a livello internazionale fin dagli anni ’90, che consiste nel fatto che, a differenza di altri ambiti scientifici, gli articoli in atti di convegni internazionali sono spesso considerati dagli informatici la sede preferita di pubblicazione. Di conseguenza, in molte aree dell’informatica il prestigio dei principali convegni internazionali è pari a quello delle principali riviste. La presenza di pubblicazioni in tali conferenze nel curriculum del candidato deve essere tenuta in debito conto nella valutazione, che non deve quindi limitarsi alla considerazione delle pubblicazioni su rivista.

• Insufficienza delle banche dati ISI e Scopus. Nella comunità informatica internazionale è stato più volte evidenziato che i database ISI e Scopus coprono molto parzialmente sia la produzione esistente di articoli informatici, sia le citazioni a essi, sia in conseguenza alla scarsa copertura delle conferenze, sia per la mancata copertura di alcune importanti riviste. In tal senso, l’uso di strumenti quali Google Scholar (che possiede una copertura certamente superiore del settore informatico) può dare indicazioni più affidabili sull’impatto che singole pubblicazioni hanno avuto nel settore.

• Deviazioni sistematiche nelle banche dati ISI e Scopus. Nelle banche dati Scopus e ISI, e in particolare in quest’ultima, le citazioni provenienti da aree di ricerca molto più popolate rispetto all’area Informatica portano a una sopravvalutazione degli indici bibliometrici delle sottoaree dell’Informatica più vicine a questi specifici settori, e quindi a una sistematica sottovalutazione delle altre.
(Fonte: redazione roars 05-12-2012)
 
RICERCATORI UNIVERSITARI E PARIGRADO OSPEDALIERI. STESSO LAVORO MA DIVERSA RETRIBUZIONE PDF Stampa E-mail

Sono seduti accanto nello stesso laboratorio, spesso fanno insieme anche le guardie notturne, si alternano nei corridoi dei reparti con le stesse mansioni. Ma il trattamento economico a fine mese, invece, non è affatto lo stesso. Ricercatori assunti dall'Università di Verona da un lato, dipendenti dell'azienda ospedaliera universitaria integrata veronese dall'altro. Due livelli di stipendio (con differenze anche importanti) e di «diritti» che, pur in una reale equiparazione delle mansioni, non vengono invece per niente eguagliati.
A permettere l'equiparazione agli ospedalieri, un tempo per tutti era la legge De Maria in cui si stabiliva l'indennità aggiuntiva come componente del complessivo trattamento economico spettante al professore (o al ricercatore) universitario quando avesse svolto attività assistenziale sanitaria. Oggi le cose non stanno più così. «Il problema riguarda l'inserimento in assistenza dei ricercatori universitari - spiega Roberto Leone, rappresentante dei professori associati del dipartimento di sanità pubblica e medicina di comunità dell'Università di Verona - di fatto esistono dei ricercatori universitari assunti come tali che lavorano nell'ambito ospedaliero e che hanno un trattamento economico diverso dai loro parigrado assunti dall'azienda ospedaliera». Stipendi in qualche caso anche dimezzati (il calcolo dipende dagli anni di servizio) rispetto a quelli di colleghi con le stesse mansioni. «Se dovessimo considerare gli impegni nel loro complesso, quelli dei ricercatori sarebbero di più - spiega Donato Zipeto, rappresentante dei ricercatori dell'Università di Verona - siamo valutati a fine anno sulla base della ricerca prodotta. Il nostro servizio in ospedale, quindi, deve affiancare il lavoro di ricerca, la didattica e le pubblicazioni, pur mantenendo insomma intatte le ore in ospedale». Studenti e ricerca, pubblicazioni e guardie. Tutto, per uno stipendio inferiore a quello dei colleghi. A subire questa situazione, per quanto riguarda l'Azienda integrata veronese (che, fa sapere, sta però cercando di risolvere la questione) si tratta di una cinquantina di persone assunte negli ultimi due anni (da quando, cioè, esiste l'Azienda integrata). «A parità di lavoro lo stipendio è più basso di circa un terzo - dice Leone - si tratta di una situazione pesante per i nuovi arrivati che minaccia di peggiorare in futuro. Come si possono invogliare i giovani a scegliere questa strada, con una situazione così squilibrata?».
(Fonte: Corriere di Verona 27-11-2012)

 
RICERCA. LA REGIONE LAZIO NON ASSEGNA I FONDI PER LA RICERCA. A RISCHIO 625 MILIONI DALL'UE PDF Stampa E-mail
La nuova giunta della Regione Lazio non riuscirà verosimilmente a indire un bando per assegnare i fondi per la ricerca e l'innovazione - già stanziati nel 2010 - spenderli ed infine rendicontarli entro il 31 dicembre 2013. Termine ultimo, fissato da Bruxelles, per usufruire dei Por-Fesr: i finanziamenti europei per lo sviluppo regionale. E così quei 625 milioni di euro, erogati in gran parte dall'Unione Europea, rischiano seriamente di tornare al mittente, senza essere stati spesi. Un vero e proprio spreco, per la Fondazione Diritti Genetici, imputabile "all'inerzia gravissima" della presidenza della Regione. E' compito della giunta, infatti, avviare l'iter per l'attuazione del "Programma strategico regionale per la ricerca, l'innovazione e il trasferimento tecnologico" di durata triennale che la Regione Lazio, come stabilisce la legge regionale 13 del 4 agosto 2008, è tenuta ad adottare. Uno specifico documento in cui sono stabiliti gli indirizzi e gli obiettivi per le politiche di ricerca - settore in cui la stessa Regione ha individuato uno dei fattori trainanti per favorire la crescita sociale, economica e occupazionale - e in base al quale vengono ripartite le risorse pubbliche. Secondo la suddetta legge, una volta approvato il piano strategico, la giunta "adotta entro il mese di marzo di ogni anno un piano nel quale sono individuati per l'anno di riferimento gli interventi, i soggetti ammessi, le risorse nonché i tempi e le modalità per la realizzazione degli interventi stessi". "Ma a parte il bando indetto alla fine del 2011 per la competitività delle imprese (cui pure è rivolto il programma strategico, ndr), quei soldi - denuncia a ilfattoquotidiano.it Ivan Verga, direttore generale della Fondazione Diritti Genetici - non sono stati toccati". La giunta insomma sembra aver ignorato quel settore che la Regione Lazio aveva deciso di promuovere, introducendo nel 2008 una norma ad hoc: giustappunto la ricerca.
(Fonte: G. Pagano, FQ 20-11-2012)
 
RICERCA. IL SOSTEGNO PER LA RICERCA ALLE IMPRESE MEDIANTE INCENTIVI SOTTO FORMA DI CREDITI DI IMPOSTA PDF Stampa E-mail

La decima Giornata della ricerca e innovazione della Confindustria quest’anno è stata celebrata con una trasmissione andata in onda su RAI1 dopo la mezzanotte di venerdì 30 novembre. Diana Bracco, vice presidente della Confindustria per la ricerca e l’innovazione: il governo dovrebbe dare impulso al sostegno alla ricerca e all’innovazione delle imprese mediante incentivi automatici sotto forma di crediti di imposta. Ha affermato che questo modo è rapido ed efficiente, che è largamente impiegato nei paesi OCSE, e che si presta a un controllo ex-post in cui chi ha usato impropriamente i fondi pubblici viene sanzionato. Ha però omesso di dire almeno tre cose: che rinunciare da parte del governo a finanziare la ricerca delle imprese in base a progetti specifici non consente di orientare le scelte tecnologiche del paese; che è molto difficile controllare ex-post i risultati prodotti da questo tipo di finanziamento basandosi sui bilanci delle imprese, non andando a verificare cosa è avvenuto nei laboratori; che in Italia il sistema dei controlli dell’Agenzia delle entrate è meno efficiente di quello degli altri paesi che usano estensivamente il sistema dei crediti di imposta. Sarebbe stato auspicabile vedere la rappresentanza della punta più avanzata del mondo industriale esercitare una funzione di traino ideale, culturale, progettuale, in un paese a corto di idee. Alcuni anni fa la Confindustria presentò, in occasione della Giornata della ricerca e innovazione, un ambizioso progetto di riforma di tutta la ricerca del paese, ponendosi come un competente e valido interlocutore del governo. Chi si aspettava di ascoltare proposte coraggiose e innovative dalla Confindustria quest’anno è rimasto deluso.
(Fonte: G. Sirilli, roars 04-12-2012)

 
RICERCA. GENERAZIONE PERDUTA E FUGA DEI CERVELLI PDF Stampa E-mail

Di questa generazione perduta fa parte, ad esempio, il cultore della materia al quale non si può dare più un contratto per le attività didattiche integrative che svolge: inizialmente, perché la riforma Gelmini escludeva coloro che non avessero già un reddito di almeno 40.000 euro (avete letto bene, quarantamila annui; nessun neolaureato li guadagna; e se li guadagnasse, non avrebbe certo bisogno di un contratto!), e ora, semplicemente, perché non ci sono i fondi. C'è, poi, il dottorando senza borsa - si tratta di circa un terzo dei dottorandi - che, per il suo lavoro di ricerca e di aiuto alla didattica, non solo non riceve un euro, ma deve pagare fino a duemila euro l'anno di tasse d'iscrizione; c'è il dottore di ricerca, che dopo aver investito tre anni e più nell'Università si trova drammaticamente senza sbocchi e per giunta, sostanzialmente, senza la possibilità di spendere altrove il titolo conseguito; e c'è chi, dopo il dottorato, ha continuato a lavorare nell'Università, magari ricevendo per qualche tempo una retribuzione precaria - assegni di ricerca, borse post dottorato - e ora, dopo lustri, dico lustri, di lavoro si vede disperatamente precluso un futuro lavorativo.
La conseguenza di tutto ciò è che un professore, ormai, quando si vede davanti un neolaureato promettente e con la passione per la ricerca, se ha un minimo di senso di responsabilità deve prospettargli realisticamente una graticola di un decennio - se va tutto bene! - vissuta precariamente e magari a proprie spese, e, quindi, deve consigliargli di cercare altrove il riconoscimento delle proprie capacità. Con il risultato contrario all'interesse dell'Università e della ricerca: quello della fuga dei cervelli.
(Fonte: A. Cavaliere, Il Manifesto 01-12-2012)

 
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