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10 Dicembre
LAUREATI. IN DECLINO LA PERCENTUALE DI LAUREATI IN MATEMATICA, SCIENZE E TECNOLOGIA (MST) PDF Stampa E-mail

All'Europa servono e serviranno più laureati nelle aree scientifiche e tecnologiche. Ma l'ultima ricerca Eurydice, promossa dalla Commissione Ue, lancia l'allarme: complessivamente il numero dei dottori in scienze in tutti i paesi membri sta calando. Un dato, sottolineano i ricercatori, che preoccupa non soltanto le istituzioni educative ma anche il mondo dell'economia. Negli Usa il Consiglio per le Scienze e la Tecnologia ha calcolato che nei prossimi dieci anni sarebbe necessario che le università formassero almeno un milione di laureati in più in Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Un milione di potenziali posti di lavoro in più. E mentre su questo fronte il vecchio continente appare in affanno i paesi asiatici stanno recuperando il gap del passato al galoppo. Occorre quindi mettere in atto politiche di orientamento nei confronti degli studenti e soprattutto delle studentesse tradizionalmente più refrattarie nei confronti di questi settori disciplinari.
Nella Ue dal 2001 al 2010 la percentuale di laureati in Matematica, Scienze, Tecnologia (MST) è in declino, dal 24.4 al 21.4%. Più della metà dei paesi europei hanno visto diminuire questa percentuale. Tra i peggiori la Lettonia, il Lussemburgo e l'Olanda ma anche Irlanda, Romania e Turchia. Bene invece Austria e Finlandia. In Italia la percentuale è passata da 22 a 23% ma è comunque troppo lontana dal 32% della Finlandia. Troppo scarsa poi la presenza femminile tra i laureati MST. Soltanto il 19,7% in Olanda e il 24% in Austria.
Eurydice rileva anche come l'Annual Growth Survey segnali pochi laureati nel settore IT (Informatica e Tecnologia). Un numero che ha smesso di crescere dal 2008. Si calcola che resteranno scoperti oltre 700.000 profili di professionisti in questo settore nel giro di tre anni sempre nella Ue. Indispensabile orientare i giovani mentre anche a scuola già mancano professori di MST qualificati. Persino in Italia dove migliaia di docenti precari hanno perso le speranze del posto fisso, mancano invece i professori nell'area delle scienze. La Commissione Europea raccomanda di motivare i ragazzi a impegnarsi nelle materie scientifiche fin dai primi anni anche creando collaborazione tra le scuole e i centri di ricerca chiamandogli scienziati a illustrare le tante possibilità che le conoscenze in questo campo possono aprire ai giovani.
(Fonte: F. Angeli, Il Giornale 21-11-2012)

 
STUDENTI. LA QUESTIONE DEI FUORI CORSO PDF Stampa E-mail

Nelle università italiane il 33% degli iscritti non sono regolari, nel senso che non hanno terminato gli studi nella durata prevista. Fenomeno meno diffuso al Nord del paese – 28,9% di fuori corso contro il 39,3 del Sud e il 33,6 del Centro – con punte del 51,4 al Politecnico di Torino e – tra i grandi atenei – della Federico II di Napoli con il 38,8 % di studenti fuori corso.
Ma il prolungamento degli studi oltre i termini previsti dagli ordinamenti didattici è un’anomalia tutta italiana? Luciano Modica, che è stato rettore di Pisa e presidente della CRUI, contesta questa diffusa affermazione e da un articolo apparso negli Stati Uniti (Marc Perry, Chronicle of Higher Education, 18 luglio) cita dati sorprendenti: il 69% degli studenti americani va fuori corso, il 44% impiega sette o più anni a completare gli studi invece dei quattro previsti. Se l’equazione fuori corso = bamboccioni è fuorviante, occorre comunque chiarire i motivi di questo fenomeno che riguarda un terzo degli iscritti nelle nostre università. In molti casi – rilevano Caterina Miraglia e Guido Trombetti, assessori della Regione Campania (Il Mattino, 31 luglio) – è il risultato di difficoltà personali, familiari, sociali, economiche: quindi non sempre riconducibile a poco impegno o a scarsa propensione agli studi. Soprattutto incide la difficile conciliabilità di un’attività lavorativa con gli studi universitari: secondo Almalaurea il ritardo è di circa tre anni per i lavoratori che studiano, un anno e mezzo per gli studenti con lavori occasionali o stagionali e solo nove mesi per quelli impegnati a tempo pieno nello studio. Per consentire agli studenti lavoratori di completare l’iter accademico, già il decreto 509 del 1999 che introdusse i tre livelli di laurea e il successivo decreto 270 del 2004 avevano sancito l’obbligo per le università di disciplinare le modalità formative per gli studenti part-time, impegnandoli per un tempo definito anche superiore alla durata legale: ma questa normativa è stata in larga parte disattesa per motivi connessi al finanziamento statale e per l’assenza di servizi specifici tarati sulle esigenze di questo tipo di studenti.
(Fonte: G. Palla, rivistauniversitas novembre 2012)

 
OCSE. DATI SULL’ISTRUZIONE IN ITALIA PDF Stampa E-mail

I dati OCSE (Education at a Glance 2012) sono:

  • che l’Italia ha solo il 21% di laureati nella fascia 25-34 anni, occupando il 34-esimo posto su 37 nazioni;
  • che l’Italia è solo trentunesima su 36 nazioni per quanto riguarda la spesa per educazione terziaria rapportata al PIL;
  • che durante la crisi, mentre in 24 nazioni su 31 la spesa complessiva in formazione cresceva in rapporto al PIL, in Italia la spesa non solo è diminuita ma ha subito il calo più pesante di tutte le nazioni considerate ad eccezione dell’Estonia;
  • che la spesa cumulativa per studente universitario è inferiore alla media OCSE e ci vede sedicesimi su 25 nazioni considerate;
  • che le tasse universitarie sono tra le più alte in Europa: l’Italia è quarta dopo Regno Unito, Paesi Bassi e Portogallo.
  • Malgrado questo, la produttività scientifica italiana dei ricercatori italiani è superiore a quella di Germania, Francia e Giappone (International Comparative Performance of the UK Research Base, pp. 65-66, analisi basata su dati Scopus e OCSE).
(Fonte: redazione roars 27-11-2012)
 
E-BOOK. LA CORSA È PARTITA, MA PER L'APPRENDIMENTO GLI STUDENTI PREFERISCONO LA CARTA PDF Stampa E-mail
Tanto per cominciare, sono definite e-book molte risorse diverse utili all’apprendimento. Le più semplici sono i libri di testo in formato pdf che possono essere scaricati gratuitamente da Internet. Molti dei libri di testo “open” promossi dall’Unesco sono in questo formato. Sono facili da trovare e gratuiti da scaricare, senza bisogno di ordinarli e attendere. Alcuni sono di ottima qualità, tanto da essere diventati una presenza costante nell’Us texty college textbook excellence award. All’altra estremità dello spettro ci sono le risorse elettroniche strutturate sì come testi cartacei, ma che offrono funzionalità aggiuntive, come i link a materiale interattivo sul web e a test online. Gli insegnanti possono scegliere quali capitoli utilizzare, modificare il testo e mettere insieme parti di libri diversi per costruire una risorsa su misura per la propria classe. Nel mezzo ci sono i classici e-book, consultabili da device mobili come Kindle, I-Pad, tablet e smartphone. La cosa che tutti questi materiali hanno in comune è l’enfasi posta dal provider sulla piattaforma che rende fruibili i testi. Gli editori competono sulla capacità di fornire materiale interessante per gli studenti, flessibile per i docenti, ricco e aggiornato. Tuttavia, ricerche indipendenti su com’è utilizzato nello studio il materiale elettronico mostrano che gli studenti sono contenti di usare gli e-book per controllare dati, sfogliare i capitoli e leggere brevi sezioni, ma che leggere e studiare con gli e-book è faticoso e inefficiente rispetto alla carta. Negli e-book, per esempio, gli studenti tendono saltare i titoli delle figure e dicono di non avere tempo di seguire i link su Internet. Se devono preparare un caso, preferiscono fare avanti e indietro tra le pagine di carta che utilizzare le funzioni di annotazione e bookmarking elettronico.
(Fonte: J. Koblas, viasarfatti25.unibocconi.it 26-11-2012)
 
LE TENDENZE DEI DIPLOMATI NELL’INDAGINE DI ALMADIPLOMA PDF Stampa E-mail

Dall'indagine AlmaDiploma, associazione di scuole nata da una costola di AlmaLaurea presentata ieri al MIUR a Roma, risulta che circa 50 diplomati su 100 intendono continuare gli studi, 10 intendono coniugare studio e lavoro, 22 intendono solo lavorare e 16 sono incerti sul loro futuro. Il 42% di loro tornerebbe indietro per scegliere un altro indirizzo di studi, o un'altra scuola, il 10% ripeterebbe il corso ma in un'altra scuola, il 7% sceglierebbe un diverso indirizzo/corso, il 24% cambierebbe sia scuola sia indirizzo. Tra i 40 mila ragazzi ai quali è stato somministrato un questionario dopo il conseguimento del diploma nel luglio 2012, il voto medio all'esame di Stato è stato di 75,6 su 100 (78,1 su 100 nei licei, 73,6 negli indirizzi tecnici e 71,9 nei professionali). Solo il 5,3% ottiene i risultati massimi (100 e 100 e lode). Il 39,5% ha strappato un voto minimo, cioè 60-70 su 100.
Rispetto a questo campione, che conferma il normale decorso della vita scolastica, emerge una delle costanti dell'istruzione in Italia. Ai licei si diplomano i figli del ceto medio delle professioni, il 37% ha almeno un genitore laureato che ha concluso le scuola medie con un ottimo giudizio, mentre il 24% ha un genitore che possiede un diploma e il 15% è nato in una famiglia con un titolo di istruzione di grado inferiore. Consultando i dati sulle pre-iscrizioni alle scuole fornite dal MIUR quest'anno, si nota un leggero incremento nelle iscrizioni agli istituti tecnici e professionali e una leggera diminuzione per i licei: il 31,50% degli studenti ha scelto quest'anno gli istituti tecnici (l'anno scorso era il 30,39%), il 20,60% gli istituti professionali (contro il 19,73% precedente), mentre ai licei s’iscrivono il 47,90% dei ragazzi (contro il 49,88%).
(Fonte: R. Ciccarelli, Il Manifesto 01-12-2012)

 
STUDENTI. IL MINISTRO ANNUNCIA L’INTRODUZIONE DI UNA GRADUATORIA NAZIONALE PER I CORSI A NUMERO CHIUSO PDF Stampa E-mail
Il 4 dicembre Gianpaolo Dozzo (Lega Nord) ha presentato un’interrogazione parlamentare a risposta immediata (3-02639) dove contestava il fatto che "i numeri del corrente anno accademico dimostrano come esistano casi di obiettiva e poco contestabile discriminazione tra i vari candidati" che hanno affrontato i test per l'accesso programmato di alcune facoltà universitarie "a seconda della sede prescelta", evidenziando che "ferma l'unicità della prova, essa si svolge presso i singoli atenei e il collocamento in posizione utile avviene in singole graduatorie, anziché in una graduatoria unica". Il deputato Dozzo ha sottolineato quindi come "il collocamento in posizione utile dipende sia dal numero di posti disponibili sia dal numero di concorrenti presso ciascun ateneo, e dunque può accadere (...) che, se presso un ateneo del Sud è maggiore il numero dei posti, o minore il numero dei concorrenti, è sufficiente, per il collocamento in graduatoria, un 'punteggio inferiore' rispetto a quello necessario in altro ateneo del Nord". Francesco Profumo evidenzia quindi che anche se gli interroganti non ritengono "l'aggregazione di sedi universitarie limitrofe una soluzione adeguata", lo scorso anno, proprio "allo scopo di perfezionare il sistema di selezione per l'ammissione ai corsi di laurea ad accesso programmato sono state adottate due innovazioni: primo, la sperimentazione di aggregazioni delle sedi; secondo, la graduatoria unica per le aggregazioni". Il sistema adottato dal MIUR dell'ampliamento della graduatoria alle sedi aggregate "consente - continua Profumo - di ridurre il fenomeno della non ammissione ai corsi di laurea di candidati che hanno conseguito un punteggio superiore rispetto a quello che è sufficiente in un altro ateneo". Il MIUR però, conferma Profumo, sta già lavorando ad un "ulteriore perfezionamento del sistema", pensando proprio alla "formazione di un'unica graduatoria nazionale". Graduatoria nazionale che il MIUR non ha potuto adottare "in questo anno accademico" a causa "delle difficoltà economiche del Paese e per le difficoltà di spostamento degli studenti", prosegue Profumo. Il ministro ribadisce però che il MIUR ha tutta "l'intenzione di apportare tale innovazione", cioè la graduatoria unica nazionale per l'accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, anche se specifica che dovrà essere "introdotta gradualmente".
(Fonte: mainfatti.it 06-12-2012)
 
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