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18 Novembre
RICERCA. IL CASO ILARIA CAPUA. UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA PDF Stampa E-mail

Dopodomani Lei concluderà a Roma gli Stati Generali della Cultura ai quali è stata chiamata a intervenire anche la dottoressa Ilaria Capua*, in rappresentanza della cultura scientifica. Oggi si è tenuto a Padova un grande raduno al quale hanno aderito, tra gli altri, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il sindaco di Padova Flavio Zanonato, perché, come forse avrà avuto modo di sapere, per incomprensibili ragioni burocratiche, alla stessa dottoressa Capua e al suo gruppo di lavoro è stata negata la possibilità di svolgere la propria attività in quella che ora paradossalmente è chiamata proprio Torre della Ricerca. Viene da chiedersi a questo punto: se perfino a un esponente di primissimo piano come Ilaria Capua viene negata la possibilità di fare ricerca, cosa accade quotidianamente a ricercatori altrettanto eccellenti, ma meno noti, che con impegno e passione lavorano in Italia?
Ci rendiamo perfettamente conto che la mole di impegni che quotidianamente incombono sulla Sua persona non Le permettono di seguire e intervenire in tutte le vicende, ma ci permettiamo di chiederLe di intervenire in questo caso specifico proprio per dare un segno di speranza ai tanti giovani ricercatori italiani che non devono sentirsi abbandonati dalle istituzioni.
Portare Ilaria Capua alla Torre della Ricerca di Padova significherebbe per tutti noi credere che ci siano ancora speranze nel nostro Paese, nonostante le mille difficoltà, per coltivare talenti. Confidiamo quindi in un Suo intervento risolutivo della vicenda e cogliamo l'occasione per ringraziarLa per quanto ha fatto in questi anni per risollevare le sorti dell'intero Paese.
(Fonte: Il Mattino di Padova 14-11-2012)

*Chi è Ilaria Capua. Romana, laureata in medicina veterinaria a Perugia, specializzata a Pisa, anni di esperienza in giro per il mondo, direttrice e anima del dipartimento di Scienze biomediche all’lstituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie a Padova, Ilaria Capua non è stata scelta a caso per rappresentare il settore scientifico agli Stati Generali della Cultura organizzati a Roma dall'Accademia dei Lincei. Qualche anno fa s'impose isolando con i suoi collaboratori, primo fra tutti Giovanni Cattoli, il primo virus africano H5N1, la nasty beast dell'influenza aviaria umana. Ciò che la rese celeberrima fu tuttavia il passo successivo. Cioè la risposta che diede all'alto funzionario dell'Oms che l'aveva chiamata per chiederle di mettere tutto ciò che sapeva in un database privato del quale avrebbe avuto una delle 15 password d'accesso. Quella scelta di condividere la scoperta in una cerchia ristretta poteva significare fama, finanziamenti, prestigio, soldi. Ma lei, come ricorda nel libro recentissimo «I virus non aspettano» (Marsilio) decise di rifiutare quell'occasione di entrare in un cenacolo di eletti. E così mise la sua scoperta su «GenBank», a disposizione di tutti. Guadagnandosi «lettere di sostegno da tutto il mondo, un servizio su Science, un hip hip urrà da Nature, un'intervista in doppia pagina con ritratto dal Wall Street Journal, un editoriale sul New York Times.
(Fonte: G. A. Stella, Corsera 15-11-2012)

 
RICERCA. A DISPOSIZIONE DEI RICERCATORI ITALIANI ED EUROPEI FERMI AL NONO POSTO NELLA CLASSIFICA TOP500 DEI SUPERCOMPUTER PDF Stampa E-mail

FERMI, il sistema IBM BlueGene/Q installato al Cineca la scorsa primavera e inaugurato in ottobre dal Ministro Francesco Profumo, è al nono posto della classifica TOP500 dei supercomputer più potenti al mondo. Con una performance di picco di 2 PetaFlop/s e 163.840 processori, FERMI è a disposizione dei ricercatori italiani ed europei tramite l'iniziativa ISCRA e la partnership PRACE. La classifica TOP500, giunta alla quarantesima edizione, è stata pubblicata ieri nel corso di SC12, conferenza internazionale dedicata all’High Performance Computing che si tiene a Salt Lake City fino al 15 novembre. Il Cineca partecipa all'evento come espositore in rappresentanza della comunità della ricerca italiana che fa uso di metodi computazionali.
(Fonte: Cineca 15-11-2012)

 
RICERCA. INDICI BIBLIOMETRICI. ACCELERANO LA CONVERGENZA VERSO IL MONOLINGUISMO INGLESE PDF Stampa E-mail

Un aspetto poco discusso nel VQR ― che, sia detto per inciso, è pertinente anche per l'abilitazione scientifica nazionale ― riguarda le conseguenze linguistiche dell'utilizzo degli indici bibliometrici. Uno degli effetti più probabili del VQR e delle valutazioni successive, se i criteri non cambieranno e se non saranno approntate opportune politiche linguistiche di bilanciamento, sarà di accelerare la convergenza verso il monolinguismo inglese nella comunicazione scientifica in Italia. L'uso del fattore d'impatto di Thompson Reuters e del numero di citazioni a fini valutativi rischia di tradursi in un incentivo economico implicito a preferire l'inglese all'italiano nelle pubblicazioni scientifiche. L'esperienza spagnola sembra confermare questa tesi. González-Alcaide, Valderrama-Zurián e Aleixandre-Bonavent fra gli altri, in un articolo pubblicato quest'anno su Scientometrics, rivista di riferimento della bibliometria, mostrano che l'utilizzo degli indici calcolati sui cataloghi Thompson Reuters per la valutazione delle università spagnole dal 1989 ha contribuito in modo significativo alla marginalizzazione delle riviste scientifiche in spagnolo e in generale dell'utilizzo dello spagnolo nella comunicazione scientifica. Questa tendenza, beninteso, non è interamente attribuibile all'uso degli indicatori adottati dall'agenzia di valutazione spagnola, ma essi l'hanno certamente accelerata e consolidata.
(Fonte: M. Gazzola, Scienza in rete 03-11-2012)

 
RICERCA. VALUTAZIONE. COMUNQUE INDISPENSABILE ANCHE SE MIGLIORABILE PDF Stampa E-mail

L'agenzia ANVUR — di cui l'Italia si è dotata con un percorso bipartisan — per la valutazione delle istituzioni di ricerca e delle università ha formulato alcuni criteri per il primo livello di selezione (idoneità) dei docenti universitari, secondo una logica di miglioramento continuo suggerita anche dal Comitato di esperti per le politiche di ricerca (Cepr): i nuovi docenti devono essere al di sopra della mediana (cioè oltre la metà) di quelli già presenti, così da alzarne progressivamente il livello, e i valutatori devono essere autorevoli. Come strumenti di valutazione sono stati proposti, ove applicabili, indicatori già largamente utilizzati a livello internazionale per le discipline scientifiche e per i settori delle scienze sociali: i criteri bibliometrici (impact factor e H index).
La scelta di tali parametri è stata oggetto di un dibattito molto vivace negli ultimi mesi. In particolare, è stata aspramente criticata la scarsa autorevolezza delle riviste selezionate in alcuni settori al di fuori delle discipline scientifiche. Si tratta di critiche più che giustificate e condivisibili, e ci si augura che vengano introdotti rapidamente dei correttivi. Sarebbe però deleterio se queste polemiche fermassero la valutazione dei docenti universitari e degli atenei, indispensabile per attivare un sano meccanismo di premialità. La valutazione è per sua stessa natura imperfetta e perfettibile, e i criteri su cui si basa, in particolare quelli bibliometrici, non la sostituiscono ma sono strumenti di misura della qualità. In generale, sono convinto che ci si dovrebbe confrontare con le migliori esperienze internazionali, e su quanto nel nostro Paese viene già effettuato, ad esempio, da charities come Airc. Imparando da esse.
(Fonte: A. Mantovani, Corsera 03-11-2012)

 
RIFORMA. COSA NON È STATO FATTO SUL FRONTE UNIVERSITARIO PDF Stampa E-mail

Il ministro ha evitato di definire la questione delle nuove immissioni in ruolo a seguito dei concorsi per le abilitazioni che si espleteranno, se i tempi non dovessero slittare, nel corso della prima metà del 2013. Al tempo dell’approvazione della riforma era stato previsto uno stanziamento straordinario per l’immissione nei ruoli di associato degli idonei all’abilitazione; tuttavia, le disposizioni vigenti in merito al blocco parziale del turnover rischiano di rendere non utilizzabile (e quindi riassorbibile) tale stanziamento. Si rischia il paradosso di aver messo in moto un’enorme macchina concorsuale priva di efficacia a causa del numero molto esiguo di posti che saranno effettivamente disponibili. Ciò accentua le incertezze della carriera universitaria, oltre alle difficoltà organizzative degli atenei causate dai numerosi pensionamenti. Il ministro ha anche evitato di mettere mano alla revisione dell’offerta formativa, attuando le normative già esistenti che prevedono requisiti minimi di docenza più stringenti di quelli attuali. Poiché la programmazione della didattica anticipa di circa nove mesi la sua attuazione, ciò fa ritenere che, a meno di sorprese, anche l’anno accademico 2013-14 seguirà le vecchie regole, scaricando la patata bollente sul prossimo ministro. Infine, inspiegabilmente non è stato ancora approvato il nuovo regolamento per il dottorato di ricerca che, secondo la riforma, dovrebbe essere riorganizzato con standard più vicini a quelli internazionali.
(Fonte: D. Checchi e T. Jappelli, lavoce.info 13-11-2012)

 
RIFORMA. LA MISSIONE DELLA FUTURA GOVERNACE DI ATENEO E DI DIPARTIMENTO PDF Stampa E-mail

La futura governance dell’Ateneo non potrà proporre di aspettare che ritornino a crescere le risorse pubbliche e al contempo proporre riduzioni drastiche e il ridimensionamento drammatico dell’offerta formativa di I, II e III livello, senza che siano preliminarmente analizzate e valutate, in sinergia con le strutture periferiche, le esigenze di crescita del territorio, l’effetto sulla capacità dei giovani di accedere alla formazione di terzo livello e alle professioni più avanzate e la possibilità di contribuire allo sviluppo di attività di impresa in settori ad alta capacità di innovazione e/o a tecnologia avanzata. NON può, senza prima aver fatto un tentativo di analizzare e affrontare il problema della loro Qualità, senza valutare i diversi scenari e le loro implicazioni, senza ricorrere ad un forte processo di coinvolgimento delle strutture dipartimentali e dei centri di servizio dell’Ateneo. Tale processo di responsabilizzazione/coinvolgimento porterà inevitabilmente i dipartimenti ad agire con un alto, crescente, senso di responsabilità e grado di autonomia, anche al di fuori dei tradizionali confini universitari, legandosi a settori e organizzazioni locali e nazionali dell’industria e del mondo del lavoro. Questo processo avverrà e dovrà avvenire, pena il fallimento, in maniera concertata, sinergica e con una strategia condivisa tra tutti i dipartimenti della stessa area culturale, scientifica e tecnologica e dovrà essere prodromico a forti connessioni con il mercato del lavoro, onde evitare disparità di opportunità di accesso e squilibri sociali. L’aumento di “peso” delle strutture dipartimentali potrà avere differenti forme, sia dal punto di vista gestionale (gestione di contratti di ricerca e di formazione, consulenze etc.), che della finalizzazione strategica delle attività di ricerca e del loro legame con la formazione. Questo porterà i dipartimenti a creare servizi collegati al mondo esterno, più o meno autonomi nella loro gestione, di natura prevalentemente consortile, e finalizzati a risolvere specifiche problematiche del mondo del lavoro e di impresa. I dipartimenti impareranno così a conoscere, con la pratica di ogni giorno, le reali esigenze del territorio e potranno adattare meglio l’offerta formativa, aumentandone la capacità di generare occupazione.
(Fonte: G.Ronsisvalle, liveunict.com 13-11-2012)

 
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